venerdì 3 ottobre 2008

184 di 2013 ; Prudenza nell'agire e l'Apocalisse

Stefano Armellin con il pezzo 184 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo : Prudenza nell'agire e l'Apocalisse " Non bisogna prestar fede a tutte le chiacchiere, ma occorre ponderare tutto cautamente e con longanimità alla luce di Dio. Purtroppo siamo così deboli, che spesso siamo più facili a credere e dire più il male che il bene degli altri ". Imitazione di Cristo, Libro Primo, Capitolo 4
"APOCALISSE...E colui che sedeva sul trono disse: ecco, faccio nuove tutte le cose. E disse : scrivi, perché queste parole sono degne di fede e veraci. E mi disse: é fatto! Io sono l'alfa e l'omega, il principio e la fine.

All'assetato darò da bere dalla sorgente dell'acqua della vita gratuitamente. Il vincitore possiederà questi beni, e sarò per lui Dio ed egli sarà per me figlio. Ma per i vili, i rinnegati, gli abominevoli, gli omicidi, gli impudichi, i fattucchieri, gli idolatri e tutti i mentitori, la loro parte di eredità sarà nel lago ardente di fuoco e di zolfo, che é la seconda morte". Sergio Quinzio, Un commento alla Bibbia, pp. 816

"Michelangelo sapeva che l'architettura del suo tempo aveva un lessico antico che doveva essere volto in moderno...non sarebbe stata totale un'opera d'arte che non fosse stata anche Parola...

Non s'intende l'opera di Michelangelo se non si avverte la presenza o l'incombere della Parola, la sua palese o sottointesa simbiosi con le forme visibili...

Tutta la sua architettura romana fu manifestamente pragmatica e politica, non più nel senso di commissione ricevuta e adempiuta, ma di partecipazione autonoma, responsabile in proprio, alla lotta politico-religiosa.

Alla proporzione succedeva il ritmo, sempre non-finito, e tutta l'architettura di Michelangelo fu ritmica e non proporzionale...

La pianta del nuovo San Pietro fu tutto un tendersi e un ritrarsi di enormi e appuntiti pilastri verso il dentro e il fuori, purché non facessero parete divisoria...

Evidentemente a Michelangelo non interessava erigere monumenti ma intervenire con forza sull'esistente mutandone il significato, meglio se con pochi, energici tratti.

Non per caso né per scelta ma per il suo modo di essere artista in un mondo dove tutto andava cambiando. Fu lo stesso per la pittura e la scultura : non esaltò né indagò o interpretò la figura umana, ma la prese come un'icona tramandata e ormai quasi insignificante da ri-significare o ri-semantizzare. Non può pretendersi che un'opera d'arte fatta per incidere fortemente su una situazione, le sopravviva e l'eternizzi...". Op.Cit.