martedì 20 ottobre 2009

567 di 2013 ; Giorgio De Chirico

Stefano Armellin con il pezzo 567 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo : Giorgio De Chirico "Da questo bisogno di rappresentare Dio nel modo più ideale e più perfetto è nata l'arte e la vera arte è proprio una parcella dello spirito divino che vive tra noi...

il modernismo di cui il padre è Cézanne, si è cercata la novità si è creduto di poter sostituire la grande pittura (i pittori non essendo più capaci di farla) con l'invenzione. 

Così sono nati il cubismo, il fauvismo, l'espressionismo il surrealismo e la pittura astratta. (Troppo severo De Chirico ci sono esempi di grande pittura in tutte queste correnti artistiche, e, aggiungo, il futurismo NdA).

Ma di tutti questi fenomeni solo il cubismo, che Picasso ha creato sfruttando molto i quadri ed i disegni di Cézanne e un po' anche le sculture negre, il solo cubismo,diciamo, ha avuto del successo moralmente e commercialmente ed ha influito sull'architettura, il mobilio, l'arredamento, ed altre cose della nostra epoca.
L'ispirazione e la rivelazione sono due fenomeni misteriosi difficili a definire e che non possono essere forzati o provocati dalla volontà dell'artista. 

L'ispirazione è una grazia che Dio ha concesso ad un uomo da lui scelto come strumento per svelare agli uomini le espressioni del talento universale. 

E' dal talento divino che si potrebbe anche chiamare cosmico che giunge l'ispirazione all'artista". Giorgio De Chirico

La Chiesa amministra il sacramento dell’Unzione b di Padre Felice Artuso
La Chiesa orientale, più radicata nella tradizione apostolica, dispone che l’Unzione degli Infermi sia amministrata preferibilmente il Mercoledì Santo, vigilia del solenne triduo pasquale. Riconosce che basta un solo presbitero per la validità del sacramento. 

Per conferirvi tuttavia più rilevanza, propone che siano possibilmente in sette presbiteri a svolgere il sacro rito. Ad un’ora concordata, essi si radunano in una chiesa o in una dimora degli infermi, dove recitano l’ufficio della consolazione, pregano alquanto per la guarigione degli ammalati, li ungono con l’olio benedetto e li affidano alle piaghe gloriose del Signore.
 
Il rito romano, più volte ristrutturato, prescrive ai presbiteri di posare un crocifisso davanti agli infermi, di proclamare a loro un breve tratto della Passione del Signore e di ungerli con l’olio, benedetto dal vescovo. 

Se gli infermi sono incoscienti e agonizzanti, i presbiteri possono recitare questa formula: «Parti, o anima cristiana, da questo mondo nel nome del Padre che ti ha creato, nel nome di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, che ha patito per te; nel nome della Spirito Santo, che in te è stato infuso» . 

Nell’alto Medioevo i predicatori, che trasmettono la loro spiritualità, consigliano i pazienti di mantenere un rapporto d’amore con Gesù crocifisso, per rafforzare la loro comunione con Dio, 

Ad esempio San Paolo della Croce dà questo suggerimento ad un infermo, bisognoso di illuminazione e di speranza: «Se ne stia sul letto della sua malattia come su la Croce del dolce Gesù, e gli faccia buona compagnia con amarlo con tutto il cuore» .
 
I malati lucidi di mente pensano ordinariamente alla sofferenze di Gesù, baciano il loro crocifisso e attendono con fede la sacra Unzione. Infatti, diversi ex voto raffigurano gli infermi che stringono un crocifisso, tengono lo sguardo su di lui, ascoltano una lettura evangelica, ricevono con fede la santa Unzione e aspettano il ripristino della salute oppure si preparano al momento del passaggio alla gloria di Dio. 

Qui conviene rammentare l’atteggiamento che santa Teresa di Lisieux ha assunto nella fase finale della sua vita. Per avere la forza di affrontare con serenità la morte, ella fissa il volto di un crocifisso e confida alle consorelle: «Oh, io l’amo. Mio Dio, io vi amo» . Muore, stringendo il piccolo crocifisso, che le era stato consegnato nel giorno della professione religiosa . 
segue

Padre Felice Artuso