domenica 28 settembre 2008

179 di 2013; La follia e la conversione di Pietro

Stefano Armellin con il pezzo 179 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo: La follia e la conversione di Pietro ; La conversione di Pietro e la ripresa della sequela di Padre Felice Artuso


Pietro persiste nell’opinione che Gesù avrebbe potuto evitare la cattura, le umiliazioni e la morte di Croce, se egli fosse ricorso alla potenza, che aveva dimostrato di possedere.


Rimane afflitto per qualche giorno, pensando all’apparente fallimento di Gesù. Al mattino di Pasqua si sorprende nel vedere che Egli non giace più nella tomba.

Non deduce che si sono avverate le sue previsioni pasquali.

A Gerusalemme il Signore gli appare per farlo uscire dai dubbi e dalle incertezze (Lc 24,34; 1 Cor 15,5).

Pietro non si convince che Gesù è risorto. Ritorna in Galilea con gli altri discepoli e riprende il suo lavoro di pescatore. Con sette di loro fatica tutta una notte ma non pesca nulla. Di buon mattino presso Tabgha il Risorto si presenta a loro stanchi e affamati.

Ordina ai discepoli di rigettare la rete nel lato destro ed essa si riempie di centocinquantatre grossi pesci. All’inaspettato prodigio il discepolo prediletto, intuisce che è stato Gesù a dare l’ordine di gettare la rete nell’acqua.

Pieno di gioia, esclama a Simon Pietro: «È il Signore» (Gv 21,7).

Pietro balza subito in piedi, si cinge il panciotto, si tuffa nell'acqua e nuota velocemente, desideroso d’incontrarlo. Raggiunta la sponda, si presenta a Lui, che cuoce del pesce sulle brace. Arrivano anche gli altri discepoli, trascinando la rete zeppa di pesci e simbolo della missione universale della Chiesa.

Non gli chiedono spiegazioni sulla Sua presenza, perché sanno che egli è il Risorto. Mangiano in riverente silenzio, mentre egli distribuisce a loro il pane e il pesce, e ristabilisce un clima di serena fraternità.
 
Terminato il pasto, egli si rivolge a Pietro. Apre con lui un dialogo per riconfermarlo nel compito che gli aveva affidato. Chiamandolo ripetutamente con il suo primo nome, non gli rinfaccia i rinnegamenti e le viltà precedenti.


Gli domanda semplicemente, se lo ama con particolare preferenza: «Simone di Giovanni mi vuoi bene più di costoro?».

Alla domanda Pietro si emoziona e gli assicura che desidera essergli un affettuoso amico.

Temendo tuttavia di sbagliarsi, si rimette alla sua conoscenza. «Gli rispose: Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Nella replica il Signore ristabilisce Pietro nell’autorevole vocazione di guidare gli uomini sulla via della Croce e della salvezza eterna: «Gli disse: Pasci i miei agnelli» (Gv 21,15).

Pietro, abbandona l’occupazione della pesca, Accetta di stare con me, attieniti alle miei istruzioni e condividi il mio servizio pastorale. Sii davvero pronto a morire, perché le persone che ti affido abbiano la pienezza della vita.

Gli ripete la domanda e riceve da lui la stessa risposta. Nella ripresa il Signore si adegua al linguaggio del discepolo e cambia il verbo, chiedendogli se lo ama da vero amico.

Pietro intuisce che Gesù esige da lui di lasciarsi amare e di corrispondere ai tanti doni elargitigli. Consapevole d’averlo rinnegato tre volte nel cortile del sommo sacerdote, ne prova grande vergogna e tristezza.

Con semplicità e sobrietà ribadisce le precedenti risposte. Si affida quindi all’infinito amore del Signore e alla sua infallibile conoscenza: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene» (Gv 20,17). Il Signore ripete a tutti i cristiani la domanda rivolta al primo degli apostoli e attende che essi si lascino amare e rigenerare da Lui.

Padre Felice Artuso

"il mercato, fa appello allo spirito competitivo e aggressivo degli esseri umani, ma lo incanala in un compito positivo. Quelli che a livello individuale sono vizi...inseriti nel meccanismo di mercato producono buoni risultati ". Francesco Alberoni 1990.