STEFANO ARMELLIN
Affreschi
POMPEI – THE OPERA
il crollo e la speranza
dedicato a Marilena Ferrari
1952 - 2012
dedicato a Marilena Ferrari
1952 - 2012
e, ai
neo-assunti archeologi e architetti degli Scavi di Pompei
Pompei - Villa dei Misteri - particolare- Foto : Stefano Armellin giovedì 5 gennaio 2012 |
Al Ministro dei Beni Culturali della Repubblica italiana
Lorenzo Ornaghi, poi, Massimo Bray, oggi Dario Franceschini
Lorenzo Ornaghi, poi, Massimo Bray, oggi Dario Franceschini
Gentile Ministro cari lettori, questo che state leggendo non è
un testo polemico ma propositivo sullo stato degli affreschi pompeiani in
rapporto alla mia opera di Arte Contemporanea Internazionale. Sono l’
artista-autore di The Opera Collection dal 1983, e dal 2007 residente a Pompei.
Un veneto che ha sposato una pompeiana. Sento quindi come un dovere dare un
contributo per una nuova visione del sito archeologico. Qui a Pompei il Maestro
Gracco da tempo ha avuto la bella idea del recupero dell’affresco
pompeiano dimenticato, trascurato e ricordato ormai
solo attraverso riproduzioni di altri pittori (come il Maestro Rosario Lamberti)
e fotografi. L’iniziativa del Maestro Gracco a mio avviso va sostenuta in modo
adeguato, soprattutto per l’impegno profuso dal Museo e Scuola di pittura
Gracco, che si trovano proprio a pochi metri dalla Villa dei Misteri, Villa che
merita una migliore custodia, comprensiva di book shop.
Come artista non ho la pretesa di fare un articolo scientifico
perché non ho la competenza del Direttore degli Scavi di Pompei Dott. Antonio
Varone. Qui ringrazio in modo particolare il Soprintendente Dott.ssa Teresa
Elena Cinquantaquattro che ha accolto la mia richiesta di studio specifico di
complemento, sugli affreschi pompeiani, che ho svolto dal due al sette gennaio
2012. Per coloro che desiderano approfondire il mandato della Soprintendenza
Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei è sufficiente collegarsi al sito istituzionale.
E’ mia intenzione provare a dire qualcosa di nuovo in sintesi
partendo dal lascito dell’evento catastrofico del 24 agosto del 79 d.C. per
arrivare ad abbracciare in prospettiva l’anno 2025 d.C. come nel mio Blog si
racconta, e con il presente articolo si rimanda
per gli approfondimenti su The Opera.
In questo breve testo innovativo sugli affreschi pompeiani (una parte) si evince una particolare cura dell'abito
sempre intonato con il dipinto; pompeiano vuol dire certamente romano quindi
imperiale, regale per eccellenza anche nella versione popolare. Una poetica
riversata sul tessuto ma non disgiunta appunto dall'affresco che ancora oggi
possiamo ammirare nel suo delicato equilibrio narrativo, distinto in quattro
stili, che, ad onor del vero, non tutti i turisti sanno distinguere. Perciò mi
trovo in sintonia con il discorso di storia del costume e della moda che Franca
Sozzani porta avanti sul suo Blog, vedi Vogue
Italia.
Oggi su internet sono a disposizione numerose immagini
dell’antica Pompei e dei suoi affreschi. La tecnica assai raffinata è la stessa
usata da Michelangelo per la Cappella Sistina ; sono lavori per la maggioranza,
di ottimo artigianato artistico che raccontano l’epoca romana in assenza di
video e foto. Un lavoro d’impresa prestigioso e pagato regolarmente. Dovunque
nel mondo romano si percepisce nell’affresco la ripetizione regolare della
stessa varietà di soggetti, nelle scene dipinte rimane chiara e nitida la
distinzione fra colui che osserva e l’immagine rappresentata. Oggi le opere
continuano ad osservarci, siamo ingenui se pensiamo che siamo noi ad osservare
loro. Tutta l’arte e soprattutto l’arte antica, è un tribunale sulla coscienza
del Mondo presente. Antica fino a che punto ? siamo abituati a definire antica l'arte che viene molto prima di noi, mentre oggettivamente è giovanissima, e noi, artisti contemporanei che veniamo dopo tutti gli altri, siamo antichi, vecchi e decadenti, come la società che ci ospita.
Non ci sono esplorazioni mentali ardite nell’arte romana. Le
battaglie avevano un inizio e una fine, tutto era circoscritto in un tempo
preciso, non esistevano emergenze permanenti e cambiamenti climatici planetari
dovuti al fare umano invadente ed arrogante. Inoltre la popolazione mondiale
era minore, si stima in duecentocinquanta milioni di persone, oggi abbiamo
superato i sette miliardi.
Pompei e le altre, erano isole urbane in un oceano di natura
selvaggia. Le immagini più caratteristiche come quella dei Cupidi alati nella
Casa dei Vettii (da troppi anni chiusa); si ritrovano oggi in diverse botteghe
della nuova Pompei insieme ad altri famosi soggetti. L’antico penetra nel
moderno senza soluzione di continuità.
Molti sono gli artisti che si dedicano alla riproduzione di
opere pompeiane da vendere ai turisti come souvenir. Un fenomeno tipico di ogni
Città d’Arte. Ma quando l’artista mette a confronto dell’opera antica un
Capolavoro contemporaneo come The Opera
accade che non si possono più evitare risposte a domande fondamentali :
chi sono ? da dove vengo ? dove vado ?
La risposta si affaccia su una prospettiva di duemila anni ed è
annunciata dal Cristianesimo che a Pompei è testimoniato dal successo della
missione mariana del Beato Bartolo Longo fondatore dello stesso Comune. La
riscoperta dell’antica Pompei nel XVIII secolo generò la moda dello stile
pompeiano in Europa, fra le classi sociali colte e ricche. Bartolo Longo nel
XIX secolo, un laico impegnato sposato
con la vedova Contessa Marianna De Fusco, diede vita ad un fenomeno esemplare
di carità sociale. Una profezia del Beato, dice che un giorno tutti i Popoli
del Mondo saranno in assemblea ai piedi della Madonna del Rosario. Questo
accade oggi on line con la mia The Opera dedicata a tutti i Popoli del Mondo. E
nello specifico è accaduto con l’esposizione pubblica a Pompei Tre Ponti della
Via Crucis-Lucis, durante la Settimana Santa della Pasqua 2011. Evento che ripropongo on line in permanenza.
A mio avviso va superata la contrapposizione fra Scavi e Santuario fra
antica Città “pagana” e l’attuale Città mariana. Anzi, il termine pagano mi
sembra obsoleto. Il rosso pompeiano, con il nero, il bianco, il giallo, il
verde, il blu e l’arancione, raccontano negli affreschi sacri una devozione
sincera verso il Pantheon di Dei nei quali confidavano i pompeiani-romani.
Preghiere non sufficienti però a fermare la devastante eruzione. Il
Cristianesimo si è innestato in questa pre-esistente realtà devozionale avendo
il merito di portare a maturità un processo spirituale generico presente in tutto
l’Impero. Non è stato un passaggio indolore, a partire dalla stessa
crocifissione del Cristo seguita (ancora oggi) da moltitudini di martiri. Ecco,
nell’antica Pompei non c’è una chiara traccia della predicazione cristiana.
Negli affreschi dominano le scene mitologiche, Narciso che
contempla la sua immagine; Dedalo e Icaro; Perseo e Andromeda; Paride, Achille, la Regina Elena e le vicende di Troia; la Medea di Euripide è un soggetto teatrale che gli
artisti studiano ancora oggi. Le scene di caccia sono numerose, ma gli esseri
umani rimangono i protagonisti.
Il successo di Pompei antica viene dato dal pubblico del Mondo
che ritrova sé stesso attraverso questi racconti d’immagini a volte nitide a
volte sbiadite, che parlano della vita in tutti i suoi aspetti. Le botteghe
usavano gli affreschi per accogliere meglio i clienti, lo stesso facevano i
lupanare descrivendo le scene di sesso, che lì, si consumava a pagamento. I
pittori, come oggi, perfezionavano il loro repertorio in base alle richieste
della committenza.
Nella Casa del Chirurgo troviamo un racconto esotico che rivela
conoscenze sia di animali africani, l’ippopotamo e il coccodrillo, sia di razze
umane, i pigmei; con una sorprendente analogia e unica per Pompei, della scena
biblica del Giudizio di Salomone (1 Re 2, 24-28). Mancando altre descrizioni
più esaustive ritengo sia una coincidenza.
E’ facile fare la controprova, immaginate
la Pompei attuale sepolta dai lapilli, dopo secoli viene ri-scoperta ed appare
evidente e chiarissima la predicazione cristiana; a partire dal Santuario
collegato a tutta la rete di Parrocchie e alle case dei fedeli. Ed è quello che
succede oggi negli Scavi con l’evidenza del culto politeista delle divinità romane ed egiziane (Iside),
esteso nei vari altarini cittadini e casalinghi. Nessuna traccia di
cristianesimo ma il segno, quello sì, di un animo collettivo disposto ad
accoglierlo.
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