giovedì 9 febbraio 2012

1477 - 1478 - 1479 di 2013 ; Louvre 19

Stefano Armellin con il pezzo 1477 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013
Titolo : Sulla Croce
Stefano Armellin con il pezzo 1478 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013
Titolo : Una suora in Africa prima del martirio
Stefano Armellin con il pezzo 1479 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013
Titolo : Un Santo e la Croce

19. Louvre. 

Henri (Direttore del Louvre), ma se l'arte non affronta seriamente il problema del male chi lo deve fare ? chi se non il male è la causa prima della dissoluzione della bellezza ? Blake, Hugo, Baudleaire, Rimbaud conoscevano il demone che affrontavano. 

Quante volte l'umanità ha detto a sè stessa : "Non ne possiamo più, basta con il genocidio", poi, è sufficiente un niente, una scintilla di odio in qualche parte del Mondo e i massacri riprendono. 

Henri, tu passeggi nelle sale del Louvre e vedi grondare di sangue le tele, ti rendi conto della loro sconcertante attualità, della loro testimonianza sul male; 

Henri, tu sai che i Capolavori sono più di una denuncia, sono una radiografia di quel che siamo. 

Le sale del Louvre diventano percorsi per attraversare i sentieri dell'anima umana e dell'anima del Mondo. 

Perciò Henri chiediamoci cosa siamo diventati, chiediamoci dove andiamo, chiediamoci perchè l'ONU non funziona. 

Come possiamo tollerare, come puoi tollerare lo scempio quotidiano della bellezza ? chi l'ha scritto che sofferenza e disperazione devono dominare la condizione umana ? il peccato originale è stato vinto con l'Avvento di Nostro Signore Gesù Cristo, ma il genocidio ha smentito questa vittoria, l'ha coperta pietosamente come si fa con un telo bianco su un cadavere. 

L'Arte ha la responsabilità mondiale di svelare ogni forma di menzogna, e il Louvre Henri, può fare di più, con The Opera Collection può fare veramente di più, ad esempio triplicando i visitatori. 

Non lo dico io, lo dice la Gioconda, che da molto tempo Henri, ti sta accanto. 

Stefano Armellin A Pompei, giovedì 9 febbraio 2012

San Francesco d’Assisi (1182-1226) a
di Padre Felice Artuso

Giovanni, chiamato Francesco, è il primogenito dei coniugi Pietro di Bernardone e Giovanna, detta Pica. 

Nato ad Assisi, impara a leggere il latino nella scuola accanto alla chiesa di san Giorgio. 

Dal padre apprende l’arte di commerciare le stoffe. Ama vestire con eleganza, distinguersi fra i giovani e partecipare ai lauti banchetti. 

Arruolatosi nell’esercito, sogna di diventare un vittorioso cavaliere, ma in un combattimento è sequestrato, imprigionato e umiliato. 

Scarcerato, abbandona gli ideali vanitosi e inizia un lungo percorso di conversione. Sceglie di vivere nello spirito delle beatitudini evangeliche. 

Si oppone alle seduzioni mondane, compiendo atti d’amore. Dona il suo denaro e i suoi vestiti ai poveri. Indossa ruvide stoffe, si mescola ai mendicanti, chiede l’elemosina, soccorre gli emarginati e unisce gli emarginati. 

Un giorno incrocia un nauseante lebbroso, mentre sta cavalcando in una strada di campagna. Vorrebbe ignorarlo, ferma invece il cavallo, scende a terra, vince il forte ribrezzo, abbraccia il lebbroso e lo bacia sulle mani e sul volto. 

Ha l’impressione di toccare Gesù in Croce e ne prova grande gioia. Avendo conservato la memoria dell’accaduto, scrive nel Testamento spirituale: 

«Il Signore così donò a me frate Francesco d'incominciare a far penitenza, poiché, essendo nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. Dopo l'incontro con essi ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di anima e di corpo» .

Si ritira poi nella chiesetta di San Damiano, per dedicarsi alla preghiera e alla contemplazione di Gesù offerente. 

Pietro di Bernardone si sente tradito, offeso e umiliato dalla condotta del figlio, Francesco. Per salvare l’onore familiare, va a prenderlo e lo riconduce a casa. Tenta di indurlo ad abbandonare le stravaganze. 

Non riuscendo a convincerlo, lo picchia e lo chiude in un umido sottoscala. Ripresa la libertà, datagli dalla madre Giovanna, egli lascia la casa paterna, si nasconde in una grotta di Assisi e prosegue a consegnare cibo, vestiario e denaro ai poveri. Segue

Padre Felice Artuso