martedì 4 agosto 2009

489 di 2013 ; Da Pompei a Santa Maria del Cedro


Stefano Armellin con il pezzo 489 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo :Il protone :  Da Pompei a Santa Maria del Cedro Km.265 ; Domenica 26 luglio 2009 decido che è giunta l’ora di innovare il Grand Tour 
del collega Johann Wolfgang Von Goethe, che sembra rimanere a perpetua memoria l’unico degno d’essere citato in ogni dove. Goethe svolse i suoi Viaggi in Italia fra il 1786 e il 1790; io vivo a Pompei da due anni e da sempre in Italia, perciò mi basteranno ventiquattro ore per completare il superamento poetico.
Scelgo di percorrere in bicicletta un itinerario logico che conosco solo nei primi venti chilometri e negli ultimi dieci. Da Pompei a Santa Maria del Cedro, 265 chilometri da percorrere da solo nel modo più continuo e artistico possibile.



In autonomia alimentare, senza cellulare, senza scheda telefonica, senza soldi, senza mappa, senza pezzi di ricambio per la bicicletta da donna, insomma da vero Rom.
Partenza ore 16.45 Km.0 da Pompei-Tre Ponti, arrivo a Scafati con problemi al premolare destro ma ormai il viaggio è iniziato, forse Goethe vuol farmi un dispetto. Salgo verso Cava tranquillo-tranquillo, sgranocchiando pomodorini freschi che tengo nel cestino davanti insieme a tutti i viveri necessari. Seguo con attenzione i preziosi consigli del ciclista Gargiulo di Pompei: bere e mangiare regolarmente.
Cava dè Tirreni ore 18.00 Km. 21.2 ; c’è una bella mostra dedicata a Goya artista che già conosco, perciò proseguo in discesa fino a Salerno dove giungo alle 18.30 Km. 33.6.
Nel viadotto che porta al porto posso, con uno sguardo d’insieme su tutta la costa,  vedere in lontananza le alte cime del Parco del Pollino che segnano il mio traguardo.

Nel lungomare di Salerno e in seguito, il percorso è pianeggiante animato da vacanzieri e artisti di strada a cui fanno contorno mercatini e commercianti d’ogni razza. E’ l’estate che ogni anno passa insieme alla vita. Ore 19.30 Pontecagnano. Ore 20.00 Eboli. Da un canneto vedo uscire come belve quattro prostitute di rara bellezza, mentre un’altra, che sembra uscita dal film Amarcord di Federico Fellini, rimane seduta sui bordi della pista ciclabile (più lunga d’Italia) a contrattare la sua carne con un cliente che fuma nervoso una sigaretta restando in macchina.

Finisco la prima bottiglia d’acqua da 1.5 litri, quindi mi rivolgo ad un signore chiedendo info. sulla possibilità di trovare una fontana in zona. Mi invita direttamente all’interno del suo Parco vacanze, sia lui che i figli e gli amici dei figli sono in bicicletta. Il Parco è vasto, dopo qualche centinaio di metri raggiungiamo la sua villetta. La moglie dello sconosciuto mi porge gentilmente una bottiglia nuova e fresca sempre da 1.5 litri e stessa marca di quella che avevo finito. Aggiunge in un sacchetto a parte, cinque fette di torta e tre panini imbottiti. Questa cena supplementare (gratis) si rivelerà decisiva per il Tour. Non avendo soldi non posso comprare niente. I negozi che vedo aperti per me sono chiusi. E il settimo comandamento parla chiaro : non rubare.

Paestum ore 20.45 Km.71.8 rimango folgorato dalla maestà dei templi, dalla loro immutata capacità di trasmettere il fasto immutato della Magna Grecia. Goethe ha decantato questi capolavori, io rimango letteralmente inchiodato con la bicicletta, d’innanzi a questa armonia sottile e celeste, resa ancora più profonda dal cielo stellato sopra di me; e qui Kant aggiungerebbe : e la legge morale in me .

Il problema al dente non mi molla e nello zigzagare verso Agropoli che raggiungo alle ore 22.25 Km. 81.5, prendo in considerazione l’ipotesi del passaggio attraverso la valle per arrivare a Sapri. Combinazione proprio d’innanzi l’ultimo bivio, una signora del posto mi suggerisce che è preferibile passare per la costa. Ha ragione. La strada non è illuminata e non ho luce fissa, basta quindi una pendenza ripida che mi costringa a scendere dalla bici per venire avvolto dall’oscurità e diventare facile bersaglio di qualche automobilista un po’ brillo.

Ad Agropoli faccio una sosta attiva. Percorro a piedi il lungomare che mi restituisce le atmosfere vacanziere vissute in Liguria fra Varazze e Albenga, nella provincia di Savona (ora ex provincia con il nuovo decreto), dove ho trascorso 41 anni. Le stagioni impiegate come Bagnino di salvataggio e come artista incompreso.

Qui, posso confermare che gli esseri umani si somigliano e, in vacanza, sono ancora più simili. Mancando le gerarchie delle professioni, le persone si dedicano alla loro famiglia e agli amici. Passeggini, bambini, donne incinte, anziani riversi su mazzi di carte, giovani chiassosi, nonne e nonni con file di nipotini ai quali raccontano l’ennesima, solita storia, trita e ritrita. Pance abbondanti, seni mozzafiato, facce truccate e brillantini per le giovani ragazze in ogni punto del corpo. Animali da compagnia, via vai dei corpi che si susseguono come le onde. Onde di ogni mare uguale, che abbracciano sabbia e ombrelloni, sdraio e pedalò, con palloni dispersi e materassini alla deriva.

Raggiungo il centro di Agropoli in piena festa Patronale, come a Scafati anche qui si festeggia la Madonna, la tutta Santa per tutte le genti del Mondo.
Ascolto il concerto dei Rotumbè  che fanno musica etnica presentando una danzatrice eccezionale. Peccato per il mal di dente, se la pastiglia non fa effetto sarò costretto a rivolgermi al Pronto Soccorso dell’ospedale.

Con la musica dei Rotumbè che va avanti fino alle ore 01.00 arrivo a lunedì 27 luglio e al termine della sosta. Riparto per Santa Maria di Castellabate che tocco alle 01.45 Km. 96, in compagnia di un meraviglioso manto stellato. La temperatura è ideale. Proseguo per dolci e bellissimi saliscendi. Le luci della ribalta di Salerno e della costiera amalfitana mi salutano in lontananza. Accosto di fornte ad una cappella dedicata a Sant’Antonio da Padova per recitare un’Ave Maria. Riparto, vengo raggiunto e superato da un altro ciclista che scompare nella notte fonda. Dopo un po’ mi raggiunge di nuovo! E mi supera ancora, ma dov'è passato se stiamo facendo la stessa strada ? Se due particelle A e B vanno nella stessa direzione e B supera A una volta, può farlo una seconda volta solo se percorre l’intera circonferenza del pianeta. Possibile per una particella atomica, ma per un ciclista ? Le stelle cadenti di questo firmamento nitido e perfetto non mi aiutano a risolvere l’enigma.

Continuerei volentieri a pedalare ma ad Agnone sono le 03.00 e 110.1 chilometri percorsi. Sento l’esigenza di dormire; fino alle 03.30 cerco di riposarmi su delle sedie sbilenche sotto le fronde di un ulivo, troppo scomodo. Più avanti raggiungo il dehors del Bar Roma che sembra quasi una casetta in Canada. Mi trovo sempre al bordo della strada perché non intendo dormire troppo. Accanto alla bici distendo il vecchio sacco piuma usato per la traversata solitaria delle Alpi nel 1991. E’ confortevole essere accolti dal suo tepore nell’ora più fredda della giornata. Seguo per un po’ un micro via-vai notturno senza essere visto e, verso le 04.00 mi addormento.

Ad un uomo sposato non capita di trovarsi in camera tre ragazze, almeno che non siano sue figlie, eppure, a me è capitato in questa “camera” improvvisata; alle 05.00 vengo svegliato da tre ragazze che si siedono accanto a me nel dehors che (non lo sapevo) coincide con la fermata della corriera.
Arrotolo il sacco piuma, saluto e riparto. Dopo poco vengo superato dalla corriera che aveva caricato le tre giovani fanciulle.

Per queste zone le luci del primo mattino mi ricordano quelle vissute con mio zio Celeste alla Penisola Valdez, 32 anni fa in Argentina, quando ci recavamo alla ricerca di reperti archeologici delle antiche tribù indios. E’ una bella sorpresa quella di ritrovare la memoria intatta di quelle giovanili esperienze. Ciò vuol dire che mi è rimasto qualcosa della visione innocente e pura che tutti a 17 anni abbiamo.

A Pioppi finisco la seconda bottiglia che riempio alla fontana indicata dal netturbino del paese. Ore 06.00 Km. 123.2. Sulla strada trovo un euro che uso per prendere un meritato caffè alle 06.45, Km. 136.3 nel centro di Ascea, dove un gruppo di forestali mi suggerisce calorosamente di passare per Poderia per raggiungere Sapri.Mi sono rimasti 40 centesimi.

Ore 07.50 Km.146.3 Pisciotta, come fosse un angolo delle liguri Cinque Terre. Una recente frana ha reso la strada simile alle montagne russe del luna park. E’ chiaro che nei punti più ripidi vado tranquillamente a piedi spingendo la bici e godendomi il paesaggio. In fondo uso una bici da donna, con sei cambi di velocità posteriori e nessuna moltiplica anteriore. Non ho una preparazione specifica e sono già qui. Prima del via avevo all’attivo solo un giretto da Pompei a Capo di Sorrento e ritorno, settanta chilometri. Ora ne aggiungo di colpo quasi duecento, anche per verificare la memoria dei muscoli, avendo fatto qualcosa di simile nel 1980 e nel 1992. Ma oggi sono dieci chili più di allora ( 87 variabili per 174 cm di altezza); ed ogni chilo richiede 40 watt di energia per essere trasportato. Però mi sento bene. Il mal di dente è passato.

Alle 09.10 Km.157.4 sono a Palinuro. Ambiente VIP-sofisticato, tipo Capri, ma la Baia degli Angeli sulla  dorata sabbia può accogliere chiunque, anche i demoni. I buoni e i cattivi respirano la stessa aria.
Vado in direzione Poderia lasciandomi a lato le ripide strade di Marina di Camerota. Mi sembra di attraversare un vallone alpino, il Parco del Cilento è ricco di sorprese.

Ore 10.30 Km.173.1 Poderia, terminata terza bottiglia d’acqua. Lo spazio di natura qui è semplicemente immenso, cesellato dall’Italia dei piccoli comuni, belli al Sud come al Nord. Ri-avverto la grande forza della natura, il respiro di Dio che domina su tutte le nostre sciocchezze. E’ netta la percezione che tutto il fare umano sulla Terra è nient’altro che un’increspatura. Ma noi, immagine del Dio vivente, facciamo parte di questa grandezza, e perderne così spesso la consapevolezza è un peccato. Anche il più perfetto documentario e il migliore televisore non sono in grado di restituire all’anima questa forza cosmica della natura.

A Torre Orsaia sono le 12.00 Km.185.6; più giù con i 40 centesimi rimasti telefono a mio cognato per rassicurare la famiglia che mi aspetta all’arrivo di Santa Maria del Cedro. Dico a Gianni che fra dieci chilometri raggiungo  Sapri e sarò quasi arrivato, in realtà mi mancheranno ancora settanta chilometri ! ma sembrano pochi dopo quello che ho già fatto.

La linda baia di Sapri mi accoglie alle 13.00 Km. 208.3, riempio la quarta bottiglia d’acqua ad una fontana vicino a un’altra cappella di Sant’Antonio da Padova. L’immagine della Madonna e di Padre Pio sono presenze quasi continue lungo questo percorso. A Sapri avverto la carenza di sonno e mi concedo tre quarti d’ora su una panchina. Nessuno mi corre dietro e potrei passare la notte qui, ma un artista vuole capire fino a che punto Goethe ha percepito la grandezza di questa terra. E per capire devo mantenere elevato il ritmo poetico che è diverso da quello atletico anche se uno accompagna l’altro. E' proprio come disegnare con le ruote della bici. Non a caso mentre disegno con la bicicletta l’ennesima linea della mia composizione attraverso Maratea tra le 15.00 e le 16.00 Km 227.2  sono in Basilicata, e proprio ieri si è concluso qui il Festival d’Arte Contemporanea sul mare : il mare nel mito. Perciò il mio passaggio è una performance insolita post-evento. Un’opera fuori concorso.

La statua del Redentore con i suoi 21.10 metri d’altezza appare improvvisa, la mano del Cristo dal polso al dito misura 3.50 metri; è l’apparizione artistica che da senso compiuto a quello che sto facendo.
Termino la quinta bottiglia d’acqua e decido (voi non fatelo) di fare un piccolo test, riuscire a fare gli ultimi chilometri senza bere. E’ subito dura, sento l’organismo andare in tilt, ad un incrocio sono tentato di fermare un’ambulanza che passava di lì. Poi mi concentro e supero Praia a Mare. Lì devo assolutamente bere, trovo in un giardino solo una pompa d’acqua caldissima. Va bene lo stesso, faccio una specie di doccia calda per placare la sete. A San Nicola Arcella mi precipito in un bar per riempire finalmente la sesta bottiglia con acqua fresca. Mando subito giù un litro come fosse un bicchiere. Ora sto meglio, mi sento festoso, giocoso e giocante; tocco Scalea alle ore 18.00 Km 254.7. Rimane un lungo rettilineo pianeggiante che mi porta a Santa Maria del Cedro alle 18.35 Km 265. Finisco nell’abbraccio della mia famiglia dopo 25 ore e 50 minuti dalla partenza e nove litri d’acqua bevuti. Rimane ancora un Epilogo per mandare in pensione il Grand Tour di Goethe:

Il 30 luglio 2009 nel Museo del Cedro  partecipo all’incontro organizzato dal Presidente della Accademia Internazionale del Cedro, Franco Galiano  di concerto con l’Amministrazione Comunale. Ho così l’opportunità di conversare con Sua Eccellenza Mordechay Lewy (nella foto in alto con Benedetto XVI) Ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede, che mi confida non solo la difficoltà della questione palestinese, ma che la stessa questione si basa su un artificio.

Prima, nell’incontro pubblico Sua Eccellenza Mons. Domenico Crusco Vescovo della Diocesi di San Marco Argentano-Scalea, ha ricordato ai presenti gli sforzi di Giovanni Paolo II verso gli Ebrei, la Sua ripetuta richiesta di perdono e il considerarli Fratelli Maggiori nella Fede. Viene ribadito dal Sindaco il valore religioso del Cedro per gli Ebrei con riferimento alla produzione locale che viene scelta regolarmente ogni anno e da decenni, per la Festa delle Capanne . Come Franco Galiano ha precisato con numerosi riferimenti cultuali, cercando di unire tutti gli aspetti del fare umano per ampliare le possibilità del dialogo fra cristiani ed ebrei, un dialogo, da tempo, in avvicinamento profetico costante; e sarà rinnovato da Benedetto XVI il 27 ottobre 2011 nell'incontro ecumenico di Assisi.

Certamente un passo innanzi sarebbe quello di portare qui e a Pompei, anche l’Ambasciatore della Palestina, per iniziare a rendere concrete le aspirazioni della Caritas in Veritate di Benedetto XVI che in un passo recita:

 “ Di fronte all’inarrestabile crescita dell’interdipendenza mondiale, è fortemente sentita, anche in presenza di una recessione altrettanto mondiale, l’urgenza della riforma sia dell’ONU che dell’architettura economica e finanziaria internazionale, affinchè si possa dare reale concretezza al concetto di famiglia di Nazioni in vista di un ordinamento politico, giuridico ed economico che incrementi ed orienti la collaborazione internazionale verso lo sviluppo solidale di tutti i Popoli”.

Shalom
Stefano Armellin


Pompei, 4 agosto 2009 aggiornato il 15 agosto 2011