martedì 9 agosto 2011

1228 di 2013 ; Autoritratto 19

Stefano Armellin con il pezzo 1228 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo:
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013



Titolo : Autoritratto 19 

"GIOVANNI...

Nel primo Vangelo il Messia dice parole terrestri, ardue ma comprensibili all'interno della tradizione di Israele; nell'ultimo Vangelo - il Vangelo dell'unica Parola di Dio- s'incontrano invece lunghe, ripetitorie, retoriche, sforzate formule piene di circolari rinvii fra i simbolismi della luce, dello spirito, della Parola, dell'acqua, in un linguaggio che lascia trasparire promiscuamente elementi ebraici e greci.
Più che nel Vangelo di Luca, tutto vi é trasposto. Chesed veemet, la tenerezza e la fedeltà di Dio che non abbandona il giusto ma lo salva dalla morte (Es 34, 6-7; Os 2, 21-22) diventano caris cài aletéia, astratte -grazia e verità- (Giovanni 1,14; 1,17).

Ma non si tratta di un oblio inconsapevole, di un pacifico distacco dalla tradizione di Israele: é un suo tragico nascondimento, una disperata elusione della sua esclusiva esigenza di tangibile salvezza, quando era ormai impossibile sostenere il nudo orrore della realtà dopo che anche i catastrofici eventi del 70 erano passati senza portare con sé -secondo la promessa- il trionfo del Messia venuto finalmente nella gloria del suo regno (Mt 24, 15-30)". 
Sergio Quinzio, Op.Cit. pp.551

"Non credo che siano molto da ascoltare quelli che credono che certi passi sublimi della Bibbia avanzino ogni altro passo sublime di qualsivoglia autore;

Pochi possono esser grandi (e nelle arti e nella poesia forse nessuno) se non sono dominati dalle illusioni.

Il sommo dell'arte é la naturalezza e il nasconder l'arte, che i principianti o gl'ignoranti non sanno nascondere.

Quindi l'avarizia la lussuria e l'ignavia e da queste la barbarie che vien dopo l'eccesso dell'incivilimento.

E però non c'é dubbio che i progressi della ragione e lo spegnimento delle illusioni producono la barbarie, e un popolo oltremodo illuminato non diventa mica civilissimo...ma barbaro: al che noi c'incamminiamo a gran passi e quasi siamo arrivati...ogni popolo snaturato é barbaro non potendo più correre le cose come  vuole il sistema del Mondo.

E la ragione facendo naturalmente amici dell'utile proprio, e togliendo le illusioni che ci legano gli uni agli altri, scioglie assolutamente la società, e inferocisce le persone.

Anche l'amore della meraviglia par che si debba ridurre all'amore dello straordinario e all'odio della noia ch'é prodotta dall'uniformità". Giacomo Leopardi, dallo Zibaldone di pensieri