Nel tempo stabilito il Padre invia nel Mondo il Figlio che entra nella nostra storia, assume la natura umana e inizia un cammino di abbassamento, dicendo: «Ecco, io vengo... per fare, o Dio, la tua volontà» (Eb 10,5).
Trascorre l’esistenza terrena, proiettato verso l’attuazione e il compimento della sua Missione. Senza imporre agli altri il suo modo di pensare, il Figlio si preoccupa di realizzare l’opera salvifica, progettata fin dal principio della creazione.
Apre l’attività pubblica, annunziando che è terminato il tempo dell'attesa messianica ed è cominciata la fase della sua esecuzione:
«Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino» (Mc 1,15).
Dichiara che gli interventi prodigiosi, da Lui effettuati, attestano la veridicità della sua missione salvifica: «Le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato» (Gv 5,36).
Sostiene spesso che è venuto nel Mondo, per rivelare l’amore di Dio, spiegare il senso della Sacra Scrittura, dimostrarne la praticabilità nei suoi minimi aspetti e darne compimento mediante il suo passaggio da questo tempo all’eternità:
«Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento» (Mt 5,17).
Negli annunci pasquali precisa che dà compimento alla Scrittura andando verso la morte e la risurrezione.
Nella preghiera sacerdotale afferma di aver glorificato il Padre, eseguendo la Sua volontà salvifica: «Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare» (Gv 17,4).
Attende che il Padre lo glorifichi, perché si adempia perfettamente il loro originario progetto: «E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che avevo presso di Te, prima che il mondo fosse» (Gv 17,6).
Nell’agonia del Getsemani dichiara al Padre che intende portare a definitivo compimento la sua volontà di unire l’umanità dispersa e guidarla verso il possesso della salvezza eterna:
«Padre, se vuoi allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà» (Lc 22,42).
Elevato sul trono della Croce, è al termine delle suo cammino e delle sue sofferenze.
Avverte i sintomi del suo imminente decesso, che cancella tutte le attese terrene.
Avrebbe potuto dire: ho finito la mia Missione, la mia vita e la mia storia.
Con una lucidità di pensiero abbraccia invece totalmente la Sua opera e riassume il senso dell’abbassamento totale, della salita trionfale sulla Croce e della completa dedizione di sé agli altri, proferendo questa maestosa Parola:
«Tutto è compiuto» (Gv 19,30).
Pone così un sigillo a tutte le promesse di Dio e a tutti gli annunci profetici della Bibbia .
Conferisce una piena realizzazione alle sue fatiche, compiute nell’obbedienza al progetto di Dio.
Esterna la gradevole sensazione di lasciare il nostro Mondo e di andare presso il suo Padre.
Padre Felice Artuso