Profilo storico e devozionale della Sindone 4, di Padre Felice Artuso
Nel 787 il secondo Concilio Ecumenico di Nicea dichiara che si può raffigurare il Figlio di Dio, perché con l’incarnazione egli si è appropriato la natura umana e, dissolto il suo corpo, ha lasciato nella Sindone le sue impronte.
Superato il periodo delle controversie iconoclaste, la Chiesa venera le reliquie e le sacre immagini di Gesù.
Tributa una particolare devozione al Mandylion (la Sindone), essendo la più importante reliquia di Gesù crocifisso, sepolto, risorto e vittorioso sia sulle malignità umane sia sulla morte.
Nel 944 i militari trasferiscono la sacra Tela a Costantinopoli, capitale dell’impero romano d’oriente, e la pongono nella cappella imperiale di Santa Maria del Faro, dove sono custodite alcune reliquie della Passione del Signore.
Gli ortodossi bizantini istituiscono la festa liturgica del 16 agosto in cui commemorano il solenne trasferimento della Sindone.
Ad ogni venerdì la distendono, la mettono in posizione verticale, la espongono ai visitatori, desiderosi di vedere e di venerare Gesù, «irradiazione della gloria del Padre e impronta della sua sostanza» (Eb 1,3).
In particolari ricorrenze rendono un culto pubblico a questa reliquia, portandola in processione per le vie di Costantinopoli.
Nelle preghiere liturgiche della settimana santa cantano dei tropari (antifone), composti per evocare la Passione, la morte, la tumulazione e la risurrezione gloriosa di Gesù. Attenendosi alla consuetudine liturgica, i presbiteri di ogni rito distendono sulla mensa eucaristica una tovaglia bianca e un corporale, simboli della Sindone.
Nei primi secoli gli artisti raffigurano solo il volto di Gesù e gli conferiscono un aspetto giovanile e imberbe.
Scoperto il Mandylion di Edessa, incrementano la produzione delle icone e dipingono il volto di Gesù con la barba.
Nei secoli successivi raffigurano tutta la persona di Gesù, ispirandosi alle impronte della Sindone, custodita a Costantinopoli.
Ricavano i loro dipinti dai segni di questo Telo. Non sanno ancora che è un’autentica fotografia del maestoso e deturpato corpo di Gesù. Questo diventerà noto con l’invenzione della macchina fotografica. segue
Padre Felice Artuso