Titolo : Ecce Homo
Sant’Ignazio di Loyola (1491-1556) e
Padre Felice Artuso
Nelle lettere di contenuto amministrativo Ignazio fa trasparire che desidera l’unione con Dio, la perfezione e la salvezza dell’umanità, si firma di solito il pellegrino o il povero. Nomina spesso il sangue di Gesù e confida in una lettera a p. Girolamo Natale, uno dei suoi primi compagni: «Nel giorno del giudizio i Principi vedranno che cosa valgano le anime dei cristiani; esse valgono più di tutte le loro ricchezze, dignità e signorie; poiché ciascuna di esse è costata il sangue e la vita di Gesù Cristo Signore Nostro» .
Ai confratelli mandati in missione, ricorda: «Giova non praticare se non poco e in pubblico con persone dalle quali si dovesse temere, e astenendosi generalmente dall’uomo esteriore e considerando le creature non come belle e graziose ma come bagnate nel sangue di Cristo, immagine di Dio, tempio del Santo Spirito» .
Egli tribola parecchio, per ottenere l’approvazione pontificia del nuovo Ordine, consolidarlo e rasserenare i contestatori. Si sottomette alla fatica di discernere la volontà di Dio su se stesso e sui suoi compagni. Si angustia, vedendo le povertà, le omertà e i disordini morali della gente. Ha forti disturbi, causati dai calcoli biliari e renali. Invecchiato, modera la sua attività. Intuisce che si è vicinato al momento del transito finale. Manda un fidato collaboratore a chiedere la benedizione del papa, Paolo IV. Ricevutala, muore alle prime ore dell’alba e tutti quelli che l’hanno conosciuto, asseriscono: è morto un santo .
Militando sotto il vessillo della Croce, i Gesuiti restano discepoli e compagni di Gesù. Vivono umili, poveri, sottomessi ai superiori e privi degli onori temporali. Servono e sostengono la Chiesa. Concentrano le loro energie nella ricerca scientifica, nell’educazione scolastica, nell’attività missionaria, nella predicazione, nella direzione spirituale e nella condivisione delle sofferenze altrui.
Trasformati dal Signore, si espandono rapidamente in tutti i continenti. Ostacolati talora da dure persecuzioni e indescrivibili sofferenze, perseverano nel carisma del loro Fondatore. Ottengono ampi consensi dal mondo della cultura e incrementano la coscienza della dignità umana. I frutti più belli della loro opera sono gli oltre 50 santi e 150 beati.
Nell’incontro con i giornalisti del fine luglio 2013, alla domanda se si sente ancora gesuita, papa Francesco rispondeva: «Mi sento gesuita nella mia spiritualità; nella spiritualità degli Esercizi… penso come gesuita».
Padre Felice Artuso