venerdì 29 agosto 2008

147 di 2013; Ave Maria e l'Apocalisse

Stefano Armellin con il pezzo 147 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013



Titolo: Ave Maria e l'Apocalisse "appena ci si imbatte in qualcuno che ha il dono dell'invenzione, si finge di non vederlo o lo si emargina, o lo si confina tra le curiosità...in una civiltà eminentemente visiva come è diventata la nostra, le opere d'arte restano circondate da un'aura quasi impenetrabile d'insidioso silenzio...vediamo ciò che sappiamo..." Vittorio Sgarbi


"APOCALISSE...Il numero dei salvati é di 144 mila (Apocalisse 7,4; 14,1), 12 mila per ciascuna delle dodici tribù (Apocalisse 7,5-8 : 12, che indica pienezza, per mille, che indica moltitudine). L'ordine di grandezza é minimo, se si confronta ai duecento milioni di cavalieri degli eserciti dei re della terra (Apocalisse 9,16), o anche soltanto al numero degli ebrei recensiti da Mosé (Nm 2,32).

Un misero resto (Lc 18,8). Nella prospettiva breve in cui é posto il veggente i 144 mila sono quelli che scamperanno alle persecuzioni dell'impero romano per il sopraggiungere del grande giorno. Insieme a questi salveranno le loro vite perdute (Mt 10,39) i martiri che erano stati mostrati sotto l'altare del cielo invocanti la vendetta (Apocalisse 7,9; 13-17; 14,13; 6,9): non é e non può essere, come vorrebbero gli interpreti che volentieri dimenticano trattarsi dei martiri dell'aetà apostolica, una -folla immensa-, è soltanto una -folla numerosa-, -turba magna- (Apocalisse 7,9; 19.6). Aggiunti ai 144 mila, il resto resta misero". Sergio Quinzio, Un commento alla Bibbia, pp. 804-805

"Quanto sieno importanti le benché minime impressioni della fanciullezza, e quanto gran parte della vita dipenda da quell'età; e quanto sia probabile che i caratteri degli uomini, le loro inclinazioni, questa o quell'altra azione ec. derivino bene spesso da minutissime circostanze della loro fanciullezza, e come i caratteri ec. e le opinioni massimamente (dalle quali poi dipendono le azioni, o quasi tutta la vita) si diversifichino bene spesso per quelle minime circostanze, e accidenti, e differenze appartenenti alla fanciullezza (16 Feb.1821)

L'egoismo é sempre stata la peste della società, e quanto é stato maggiore, tanto peggiore é stata (671) la condizione della società; per egoismo, s'intende più propiamente un amor proprio mal diretto, male impiegato, rivolto ai propri vantaggi reali, e non a quelli che derivano dall'eroismo, dai sacrifizi, dalle virtù,dall'onore,dall'amicizia ec.

Quindi si veda quanto sia vero, che lo stato presente del Mondo, é propiamente barbarie, o vicino alla barbarie quanto mai fosse. Ogni cosa detta società dominata dall'egoismo individuale, é barbara della maggior barbarie (17 Feb. 1821)". Giacomo Leopardi dallo Zibaldone di pensieri