mercoledì 9 dicembre 2009

618 di 2013 ; Olocausto

Stefano Armellin con il pezzo 618 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo : Olocausto :"Non è l'Olocausto ciò che troviamo difficile da comprendere in tutta la sua mostruosità. 

E' la civiltà occidentale che l'Olocausto ha reso pressochè incomprensibile, e questo in un momento in cui pensavamo di aver raggiunto un equilibrio con essa, di aver esplorato le sue spinte più segrete e persino le sue prospettive, nell'epoca della sua espansione culturale mondiale senza precedenti.

Le istituzioni, un tempo familiari, che l'Olocausto ha reso di nuovo misteriose, sono ancora parte fondamentale della nostra vita. 

Esse non sono superate. 

E dunque non è superata la possibilità dell'Olocausto...ancora nel 1941 l'Olocausto era un evento del tutto inatteso...e che, quando un anno più tardi infine ebbe luogo, fu accolto con universale incredulità. 

Le persone si rifiutavano di credere ai fatti che avevano sotto gli occhi. 

Non che fossero ottuse o male intenzionate. Accadeva soltanto che niente di quanto avevano conosciuto in precedenza le avesse preparate a credere...

Oggi, tuttavia, sappiamo ciò che non sapevamo nel 1941 : che bisognerebbe immaginare anche l'inimmaginabile. 

L'Olocausto ha certamente modificato poco o nulla nella storia della nostra coscienza e autocomprensione collettiva. Esso ha avuto uno scarso impatto percettibile sulla nostra immagine del significato e della tendenza storica della civiltà moderna.

Senza la civiltà moderna e i suoi principali esiti, non vi sarebbe stato nessun Olocausto...oggi sappiamo di vivere in un tipo di società che rese possibile l'Olocausto e che non conteneva alcun elemento in grado di impedire il suo verificarsi.

Essi erano uomini istruiti, figli della propria epoca. 

Questo si rivela il punto centrale della questione ogni volta che riflettiamo sul significato della civiltà occidentale dopo Auschwitz.

La nostra evoluzione ha camminato più in fretta della nostra comprensione, non possiamo più ritenere di avere pienamente sotto controllo il funzionamento delle nostre istituzioni sociali, delle nostre strutture burocratiche o della nostra tecnologia". Hilberg