martedì 14 dicembre 2010

989 di 2013 , il Secondo Avvento

Stefano Armellin con il pezzo 989 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo : Il Secondo Avvento.

Le interpretazioni sulla preghiera di Gesù 2 di Padre Felice Artuso


I filosofi greci insegnavano che l’uomo possederebbe un’anima, composta da livelli di interdipendenza. Condividendo il loro insegnamento, San Tommaso d’Aquino (1225-1274), maggiore teologo medievale, tenta una coerente soluzione sull’angoscioso interrogativo di Gesù crocifisso.

Immagina che nella sua anima esista un settore superiore ed un altro inferiore. Asserisce quindi che durante la Passione nella parte superiore dell'anima Gesù continua a godere la visione beatifica di Dio, mentre in quella inferiore ha la sensazione dell’abbandono divino e prova l'angustia più grande di tutte le sofferenze, sperimentate nelle diverse fasi della sua vita terrena. 

Chiede pertanto al Padre che gli spieghi il motivo, che lo ha indotto ad abbandonarlo alla morte di Croce. Dimostra così la sua totale umanità e diventa un modello di fedeltà a Dio per tutte le persone tribolate .
Martin Lutero (1483-1546) deplora la Teologia tradizionale, fondata sulla filosofia greca e sulle perfezioni invisibili di Dio. Intende rinnovarla con il solo approfondimento della Sacra Scrittura. 

Spiega che Gesù crocifisso, abbandonato del Padre, rivela il mistero trascendente e ineffabile di Dio. Sostiene inoltre che nel momento della massima sofferenza egli discende negli inferi, dove prova i tormenti dei dannati e patisce come «il più grande ladro, assassino, adultero e blasfemo mai vissuto» . 

Giovanni Calvino (1509-1564), uomo colto e giurista, radicalizza ancor di più l’insegnamento di Lutero. Attesta che Gesù agonizzante patisce nella sua anima l’ira e la vendetta di Dio per il peccato degli uomini. 

Si sente castigato dal Padre: «Non ci sarebbe stato nulla di fatto se il Cristo non avesse sofferto che la morte corporale. Ma c'era bisogno che portasse il rigore della vendetta di Dio nella sua anima, per opporsi alla sua collera e soddisfarne il giudizio. Di qui gli fu chiesto di combattere contro le forze dell'inferno e di lottare faccia a faccia con l'orrore della morte eterna… Non solamente il suo corpo è stato consegnato per la nostra redenzione, ma… ci fu un altro prezzo più degno e più eccellente, quello di aver dovuto sopportare i terribili tormenti che debbono provare i dannati e i perduti…» . 

Allineandosi alla rigorosa interpretazione di Lutero e di Calvino, alcuni pensatori evangelici e cattolici, insegnano che Gesù, oberato dai peccati dell'umanità, si trova oggettivamente sotto l'ira di Dio, soffre al nostro posto, sperimenta nella sua anima la privazione della visione di Dio, patisce le stesse pene dei dannati e muore disperato. 

Il cattolico medioevale, Luigi Chardon, esperto di Teologia spirituale, scrive: «Il Padre vivente nasconde il suo volto di Padre al proprio Figlio… Non si mostra a Lui se non nella qualità di giudice onnipotente, con il terrore della sua giustizia vendicatrice, mentre sa che questo Figlio si considera esclusivamente come creatura sottomessa ai rigori terribili della sua collera. 

…E oserò dire che Gesù vedendo il volto incollerito di suo Padre, dopo aver gridato: ‘O giudice!, O giudice! Che giudice!’ fu profondamente spaventato» . (Segue)

Padre Felice Artuso