"Mio Dio, mio Dio". Invocava abitualmente Dio, chiamandolo con il titolo affettuoso di Padre.
Ora lo chiama mio Dio e gli chiede di spiegargli il motivo e lo scopo di tanta afflizione.
Gli dice praticamente: tu sei il mio unico Dio, perché mi offri l’impressione di avermi abbandonato
nel momento della mia massima fedeltà a Te e della mia suprema compassione per il genere
umano.
Il Padre come anche lo Spirito Santo sono realmente presenti al Figlio prediletto, che soffre in
modo visibile e impressionante.
Stanno taciturni con Lui, mantenendo una perfetta comunione di volontà, d'amore e di donazione.
Attuano quanto Gesù aveva detto ai suoi discepoli:
«Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite» (Gv 8,29);
«Ecco, verrà l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo, ma io non sono solo, perché il Padre è con me» (Gv 16,32).
Vincolati strettamente al Figlio, si lasciano contestare e deridere dagli uomini crudeli.
Patiscono spontaneamente una certa umiliazione e una sorta morte interiore.
Rivelano così a noi la loro inesauribile misericordia.
Ci liberano inoltre dalle devastazioni del peccato e ci uniscono alla loro santità (2 Cor 5,21)". (segue)
Padre Felice Artuso