martedì 23 novembre 2010

968 di 2013 ; Meditazione su Gesù morente

Stefano Armellin con il pezzo 968 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013



Titolo : Meditazione su Gesù morente. " Gesù s'intristisce e spasima, sentendosi privato della presenza amorosa, rassicurante e consolante di Dio. 


Rivive l’angoscia del citato salmista, che incomincia la supplica con un senso di disperazione e la 

termina con la gioiosa percezione di essere stato esaudito. 

Ha l’impressione che l’amato Padre lo abbia abbandonato all’obbrobriosa morte di Croce, mentre è 

certo che lo sostiene con la sua amorosa presenza. 

Non conservando più nulla per se stesso, conosce una solitudine ed uno strazio che né il Popolo 

d’Israele, né alcun’altra nazione hanno così acutamente sperimentato nelle loro più terribili 

sconfitte . 

Sente la più profonda desolazione della sua vita terrena. 

Si abbatte nella sua anima e nella sua mente una potenza distruttrice, paragonabile agli effetti 

devastanti di una valanga, di un tornado o di un ciclone.


Non avendo la forza di ripetere ad alta voce il salmo (22) intero, pronuncia soltanto le sue prime 

drammatiche parole. Mette in ombra la sua cosciente figliolanza divina, mentre grida la sua 

incontenibile sofferenza:

 "Mio Dio, mio Dio". Invocava abitualmente Dio, chiamandolo con il titolo affettuoso di Padre. 

Ora lo chiama mio Dio e gli chiede di spiegargli il motivo e lo scopo di tanta afflizione. 

Gli dice praticamente: tu sei il mio unico Dio, perché mi offri l’impressione di avermi abbandonato 

nel momento della mia massima fedeltà a Te e della mia suprema compassione per il genere 

umano. 

Tu sei davvero pronto ad ascoltarmi e a mantenere con me una comunione indelebile (Gv 10,30).

Attendo che tu mi esaudisca e convinca i miei avversari che sei il mio unico difensore e salvatore.

Il Padre come anche lo Spirito Santo sono realmente presenti al Figlio prediletto, che soffre in

modo visibile e impressionante. 

Stanno taciturni con Lui, mantenendo una perfetta comunione di volontà, d'amore e di donazione.

Attuano quanto Gesù aveva detto ai suoi discepoli:

«Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite» (Gv 8,29); 

«Ecco, verrà l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo, ma io non sono solo, perché il Padre è con me» (Gv 16,32). 

Vincolati strettamente al Figlio, si lasciano contestare e deridere dagli uomini crudeli.

Patiscono spontaneamente una certa umiliazione e una sorta morte interiore.

Rivelano così a noi la loro inesauribile misericordia.

Ci liberano inoltre dalle devastazioni del peccato e ci uniscono alla loro santità (2 Cor 5,21)". (segue)

Padre Felice Artuso