venerdì 22 aprile 2011

1119 di 2013 ; il tempo di Giobbe sta per finire

Stefano Armellin con il pezzo 1119 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013





Titolo : Il tempo di Giobbe sta per finire 

"Il formare il gusto, in grandissima parte non é altro che il contrarre un'opinione.

Se il tal gusto, il tal genere ecc. é disprezzato, o se tu in particolare lo disprezzi, quell'opera di quel tal gusto o genere ecc. non piace. Nel caso contrario, e se tu cambi opinione, ecco che quella stessa opera ti dà sommo piacere, e ci trovi infinite bellezze di cui prima neppur sospettavi.

Questo caso é frequentissimo in ogni genere di cose. (1321)...

Ma dunque il bello non é assoluto, perché la stessissima cosa, in diversa circostanza, ci par bella e brutta, (1348)...

Non è dunque vero in se stesso, che lo spirito umano progredisce, graduatamente e giovandosi principalmente dei lumi proccuratigli dal tempo, e delle verità già scoperte da altri, e deducendone nuove conseguenze...

Bacone...il primo vide assai più che non saprebbero vedere infiniti suoi successori, con tutti i lumi in seguito acquistati. 

Conosco bene che l'età del vero non é quella del bello : e che un secolo o un terreno fecondo di grandi intelletti, difficilmente sarà fecondo di grandi immaginazioni e sensibilità, perché gl'ingegni degli uomini si modificano secondo le circostanze.

Chi ha molto imparato più facilmente impara, sempre proporzionatamente alle facoltà a disposizioni de' suoi organi, che variano secondo gl'ingegni, le circostanze fisiche passeggere o stabili, le altre circostanze esteriori o interiori, l'età massimamente.

Ed é generalmente riconosciuto che la principal dote di un buon maestro e la più utile, non é l'eccellenza in quella tal dottrina ma l'eccellenza nel saperla comunicare". 

Giacomo Leopardi dallo Zibaldone di pensieri


LA TRAVERSATA DELLE ALPI DI STEFANO ARMELLIN
Da San Martin de Vesubie alle Tre Cime di Lavaredo, percorso svolto dal 30 giugno al 12 agosto 1991 in 44 giorni :

20 di 44 giorni. 19 Luglio 1991. Val Veny Rifugio Elisabetta (m slm 2200); Courmayer (m slm 1200); Val Ferret, Vallone di Malatrà.

Inizio la giornata lavandomi la faccia con la visione del Monte Bianco. Non c'é nessuno sul colle. Compongo una bella fotografia, meglio una espressiva che cento piatte e vuote. Meglio una donna che ti ama che cento ammiratrici.

Mi concedo il lusso di andare a fare colazione al rifugio Elisabetta e faccio bene perché conosco tre belle donne che mi tengono compagnia fin dopo pranzo.

Fisicamente create per ricevere, le donne sono l'anima del consumismo e nello stesso tempo della poesia. Opposti che si conciliano. Come per me é accaduto il primo giorno, quando mi trovai a conciliare nella testa e nel corpo, gioia e disperazione, vittoria e sconfitta, rinascita e morte, chiarezza e confusione, bellezza e orrore.

Da questi contrasti é partita la traversata e sono questi stessi contrasti che trovo amplificati nel mio progredire verso l'incessante richiamo delle Tre Cime di Lavaredo.

Val Veny Courmayer : duemila tir al giorno. Val ferret, una recente frana ostacola la circolazione anche a piedi, e si é staccato un solo singolo serracco. Se un forte terremoto dovesse far slittare tutti i ghiacciai pensili del Monte Bianco, ho l'impressione che l'intera Valle d'Aosta potrebbe rimanere sepolta dal ghiaccio e dalle pietre del Bianco gigante.

Troppo vecchio per pensare ai nostri banali problemi vive con la certezza che resterà ancora lì dopo la nostra sicura fine, se continueremo a non dare nessun valore alla natura e all'Umanità.

Segue

Stefano Armellin