giovedì 12 maggio 2011

1139 di 2013 ; Cuore aperto

Stefano Armellin con il pezzo 1139 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013





Titolo : Cuore aperto

Il significato teologico del cuore aperto, di Padre Felice Artuso


Il cuore è un muscolo che garantisce la circolazione del sangue in tutto il corpo. 

Se si contrae e pulsa con irregolarità, limita la vitalità e il dinamismo dell’organismo. 
Gli ebrei dell’epoca biblica come i popoli antichi non sapevano che il cuore aveva la funzione di assicurare la circolazione del sangue in tutto il corpo (2 Sam 18,14; 2 Re 9,24). 

Non conoscevano nemmeno che dal nostro cervello scaturisce il discernimento dell’amore e dell’odio.

Trasferivano nel cuore la sede dell’intelligenza, della volontà, del ragionamento, delle scelte , dei sentimenti e delle emozioni (Sal 51,19; Gb 34,10), della tristezza e della gioia , degli affetti benevoli e sgradevoli (Nm 15,39;
 Dt 19,6), delle buone e delle cattive intenzioni , del dinamismo e dell’inerzia, della memoria (Dt 6,6) e della lode a Dio (1 Sam 2,1;12,20), del dialogo sincero verso di Lui e della speranza in Lui .

Immaginavano che Dio fosse molto simile alla nostra umanità.

Credevano, infatti, che possedesse un cuore che ama, gioisce, decide, compatisce e dona incessantemente salvezza.

Pensavano che il Suo cuore fosse la fonte, il modello e il compendio dell'uomo nuovo (Ez 18,31; 36,26).

Riconoscevano che egli guarda il cuore di tutti noi e ne valuta le intenzioni (Sal 17,3).
Dipendendo dalla cultura giudaica, i cristiani considerano il cuore del Verbo incarnato, trafitto da una lancia, l’immagine della vita invisibile di Dio; la sede dell'amore ardente, delicato, sensibile, immenso e appassionato della SS. Trinità; il simbolo che racchiude i tesori della sapienza e della grazia di Dio. 

Ammettono che il cuore di Gesù è l'icona di Dio trino, il Santuario che raccoglie gli uomini di tutti i tempi e di ogni continente. Reputano che il Suo cuore spiega la storia della nostra salvezza, costituisce il rifugio ed il ristoro per ogni afflitto.
La mancata rottura delle gambe e l’apertura del costato di Gesù sembrano in sé due fatti irrilevanti. 

L’evangelista, che era presente a quanto era accaduto sul Calvario, vi scorge il segno del dono completo di Gesù, nonché il compimento di due profezie messianiche:

«Questo avvenne perché si adempisse la Scrittura: non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto» (Gv 19,36-37). 

Aperte le braccia nel momento della crocifissione, egli dimostra di voler radunare in sé tutti i fratelli.

Ora spalanca il suo costato, svuota se stesso, per donare il Suo Spirito agli uomini e per attuare le profezie sull’uscita dell’acqua vitale, scaturente dal nuovo tempio (Ez 47,1-2; Zc 13,1; 14,8). 

Effonde il Suo Spirito e dà il segno più alto e più convincente del Suo ruolo di redentore universale. Sollecita noi ad elevare il nostro sguardo su di Lui, testimone verace, piagato, trafitto, risorto e asceso al santuario celeste, dove svolge la funzione di sommo sacerdote (Ebr 3,1).
Nella descrizione del colpo di lancia l’evangelista Giovanni giunge al vertice del racconto teologico sulla rivelazione di Gesù. Esprime la convinzione che qui Egli termina la sua missione di rivelatore e salvatore universale. 

Per mantenere la Fede nella Provvidenza di Dio, gli ebrei attestano che Mosè con il suo bastone percosse una roccia, da cui scaturì l’acqua, che dissetò il Popolo pellegrinante (Es 17,1-7; Nun 20,11). 

Per crescere nella Fede in Dio redentore, i cristiani guardano a Gesù, trafitto dalla lancia, e ascoltano le Sue "parole di vita eterna" (Gv 6,68).

L’occhio, il più debole organo del corpo, fa entrare nella conoscenza le cose esterne. 

Se fissiamo il Signore con tutte le nostre potenze interiori, comprenderemo la grandezza del Suo amore.

Permettiamo che Egli penetri nella nostra vita, dimori nelle nostre coscienze e le illumini.

Sperimenteremo l’ampiezza dell’amore compassionevole e salvifico di Dio. 

Capiremo inoltre gli effetti dannosi dei nostri peccati e avvertiremo che il Signore ci esorta ad abbandonare le effimere sicurezze del nostro mondo.

Padre Felice Artuso

LA TRAVERSATA DELLE ALPI DI STEFANO ARMELLIN
Da San Martin de Vesubie alle Tre Cime di Lavaredo, percorso svolto dal 30 giugno al 12 agosto 1991 in 44 giorni :

40 di 44 giorni.8 Agosto 1991. Lungo Adige. San Pietro Tirolo (m slm 600); Alta Via n° 23/24; Val di Sopranes Longfall (m slm 1088).

Proseguo lungo il fiume Adige ma vengo rallentato da un caldo soffocante.

Mentre porto a compimento la mia linea, Reinhold Messner e Hans Kammerlander stanno per partire per il loro fantastico giro alpinistico dell'Alto Adige, 1200 km, 300 vette, centomila metri di dislivello e l'incontro con l'uomo del Similaun.

Passo sotto il castello di Messner con riconoscenza a questo grande artista della montagna. Un genio.

Segue

Stefano Armellin