mercoledì 19 novembre 2008

231 di 2013 ; I Dodici Apostoli

Stefano Armellin con il pezzo 231 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013





Titolo: I Dodici Apostoli ; "In tutte le epoche vi sono state persone buone, certamente non ne siamo privi neppure in questa. 

E' impossibile che un uomo voglia il bene di un altro più del bene proprio, a meno che non supponga di non potere egli stesso conseguire i suoi desideri. L'invidia si manifesta anche negli animali. L'invidia è molto comune fra i pittori ed è molto utile per far loro compiere dei progressi. L'amore di sè ci spinge a considerare ogni creatura che appare contenta come un rivale in felicità, se non vi fosse invidia non vi potrebbe essere malizia...se degli uomini occupano a lungo i posti di più alto onore, metà di noi si stanca di loro, nulla stanca più della ripetizione di lodi cui non si può in alcun modo partecipare. Nulla quindi è più bizzarro o dannoso della gelosia, che è fatta di amore, speranza e molta invidia. L'uomo mondano, voluttuoso e ambizioso, pur essendo privo di meriti, vuole sempre la precedenza e desidera essere onorato più di quelli che gli sono superiori...in particolare gli stoici non riconoscevano come vero bene nulla che ci potesse essere sottratto da altri. Essi consideravano saggiamente l'instabilità delle fortuna e del favore dei principi, la vanità dell'amore e dell'applauso del popolo, la precarietà delle ricchezze e di ogni propietà terrena, e quindi ponevano la vera felicità nella calma serena di una mente soddisfatta libera da colpe e da ambizioni, e non provando altro piacere che la contemplazione, non desidera che ciò che ciascuno può dare a se stesso, una mente che armata di forza e risolutezza ha imparato a sostenere le più gravi perdite senza turbarsi, a sopportare il dolore senza affligersi e a tollerare l ingiustizie senza risentirsi, hanno conservato l'imperturbabilità in mezzo alle torture. La pace interiore è la più grande fortuna". Mandeville.

"Erasmo e Tommaso Moro : Prima della rivolta di Lutero, erano due guide per i pensatori, ma dopo il Mondo divenne troppo violento, da entrambe le parti, per uomini del loro tipo. Moro subì il martirio ed Erasmo cadde nell'inattività...

Il libro di Erasmo (Elogio della Pazzia) finisce con l'asserzione, fatta seriamente, che la vera religione sia una forma di pazzia...la pazzia seriamente lodata é quella che si esplica nella semplicità cristiana...Per gli onesti le sole alternative onorevoli erano il martirio o la vittoria.

Verso la fine de l'Utopia di Moro (1518) leggiamo che, nelle altre nazioni, gli Utopici - non scorgono altro se non un'omertà tra i ricchi, la quale procura loro ogni comodità sotto il nome e il pretesto del benessere comune -...Bisogna ammettere, però, che la vita nell'Utopia di Moro, come in molte altre, sarebbe intollerabilmente malinconica.

La varietà é essenziale per la felicità, e ad Utopia é difficile trovarne. Questo é un difetto di tutti i sistemi sociali pianificati, di quelli reali come di quelli immaginari. La Riforma e la Controriforma rappresentano entrambe la ribellione delle nazioni meno civili contro il dominio intellettuale dell'Italia.

Nel caso della Riforma, la rivolta fu anche politica e teologica: l'autorità del Papa venne respinta...

Il disgusto per i conflitti teologici volse sempre più l'attenzione delle menti più capaci verso la cultura secolare, in specie verso la matematica e le scienze. Queste sono alcune delle ragioni per cui, mentre il XVI secolo dopo Lutero, é filosoficamente sterile, il XVII contiene i nomi più grandi e compie il più considerevole progresso dal tempo dei Greci in poi. Tale progresso cominciò con la scienza". Bertrand Russell