martedì 10 gennaio 2012

1382 di 2013 ; il Secondo Avvento

Stefano Armellin con il pezzo 1382 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013





Titolo : Il Secondo Avvento 

" Una trasformazione intellettuale e morale si accompagnava naturalmente a questa trasformazione economica e sociale : 

si notava la riuscita di individui ambiziosi, non erano più le qualità tradizionali dei figli del deserto ad assicurare il successo : 

l'avidità e la inflessibile ricerca del guadagno erano assai più necessarie". Rodinson

"La sensazione della grandiosità e della ricchezza della religione islamica, che, se penetrata a fondo nella sua ispirazione e nella sua lettera e sgomberata dai pesanti pregiudizi fatti pesare su di essa dal Medioevo, fornisce l'apporto di un credo sostanzialmente vicino a quello di Abramo, di Mosé e di Gesù.

L'Islam é una delle forme più pure di un monoteismo profetico mai apparso nel Mondo, più puro del Cristianesimo che conserva elementi gnostico-pagani, più puro dell'ebraismo che é pur sempre una religione razziale. 

L'Islam si configura come una sintesi dei monoteismi esistenti, particolarmente genuino e incorrotto nel suo monoteismo". Puech

"Esistono però -apparati- flessibili e intelligenti, come la Chiesa Cattolica, che sono riusciti a incanalare l'attività mistica spontanea accordandole un posto, un ruolo, utilizzando persino lo slancio vitale che la nutre e l'ispira. 

In tal modo Teresa d'Avila o Giovanni della Croce sono rimasti grandi mistici cattolici, ornamento di quella Chiesa che avrebbero potuto far vacillare.

Un testo che ci ha cullato fin dall'infanzia, che si é inteso recitare con fervore nelle circostanze più solenni e commoventi, che si é personalmente sillabato e studiato, del quale ci si é a poco a poco impregnati, finisce con l'avere una risonanza senza pari". Rodinson

"Capitò anche al Redentore di essere osteggiato dai suoi nazaretani". R.C.

"Non dobbiamo mai tollerare la mancanza di ragione". Gandhi

San Romualdo (952-1027) b
Padre Felice Artuso
Nella celebrazione eucaristica Romualdo si unisce all’immolazione di Gesù, acquisisce il dono della perfetta contemplazione e giunge a qualche visione estatica: «Cominciando a celebrare il sacrificio, giunto alla seconda secreta della messa, rapito in estasi, rimase in silenzio per un così lungo tempo che tutti coloro che erano presenti ne rimasero meravigliati» . 

Ottenuta un’alta intelligenza della Sacra Scrittura, talvolta egli esce dall’eremo, per annunciare il Vangelo e sollecitare i suoi uditori a intraprendere un autentico cammino di conversione. 

Attrae personalità ecclesiastiche eminenti, che gli chiedono consigli sulle scelte pastorali. 

Molti monaci accettano la sua impostazione ascetica e apostolica. 

Si dedicano volentieri alla preghiera, all’annuncio evangelico, al lavoro e al servizio dell’ospitalità. 

Altri si oppongono alla sua riforma. 

Romualdo diviene quindi oggetto d’incomprensioni, persecuzioni, calunnie, percosse, detenzioni e attentati mortali, ma egli non recede dalle sue scelte e dà questo consiglio all’eremita san Venerio: 

«Se porti la Croce di Cristo, ti rimane però da non tralasciare l’obbedienza di Cristo. Va’ dunque, e dopo aver ricevuto il consenso dal tuo abate, ritorna e vivi umilmente sotto il suo comando» .
 
Consumato e indebolitosi, Romualdo si ritira nella cella, presso il monastero di Valdicastro. 

Non si lamenta per il disturbo della tosse e del catarro. 

Attende con serenità la morte e testimonia ai suoi eremiti di aver raggiunto un alto livello di santità . Non avendo lasciato nessun regolamento, il Beato Rodolfo I, quarto superiore generale dei Camaldolesi, toglie il vuoto giuridico. Dalle consuetudini ricava le Costituzioni del nuovo Ordine. 

Nel secolo successivo un altro autore scrive il “Libro della regola eremitica” e apporta chiarimenti agli scritti dei suoi predecessori. 

Sulla virtù dell’umiltà scrive: «Bisogna ora aggiungere qualcosa riguardo alle virtù che sono necessarie ai servi di Dio, e soprattutto ai solitari. 

Anzitutto si presenta [alla nostra mente] l’umiltà, che è la radice e custode di tutte le virtù. 

Come, infatti, dalla radice della superbia germogliano i vizi, così dal seme dell’umiltà crescono i virgulti delle virtù. 

Si dice umiltà nel senso di bassa condizione della terra, per cui è detto umile l’uomo simile alla terra» . Accennando all’obbedienza, menziona Gesù che si è totalmente umiliato: 

«L’obbedienza per cominciare dal fondo, è la prima e principale compagna dell’umiltà, come frutto estremamente salutare e virgulto di un’ottima radice. Attraverso di essa aderiamo nel modo più stretto a colui che umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte di croce (Fil 2,8)» .

Padre Felice Artuso