martedì 16 settembre 2008

167 di 2013; Vesuvio 79 d. C. e Pietro

Stefano Armellin con il pezzo 167 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo: Vesuvio 79 d.C. e Pietro " E' vanità, quindi, cercare le ricchezze destinate a scomparire e riporre in esse la nostra speranza. E' vanità ambire gli onori e farsi grandi. E' vanità l'andar dietro le bramosie della carne e anche il solo desiderio sarà poi duramente espiato. Vanità è desiderare una vita lunga e curarsi poco di vivere bene. Vanità è badare solo alla vita presente e non prevedere quella che verrà. E' vanità l'amare ciò che passa in un baleno, e non affrettarsi là dove c'è gioia senza fine". Imitazione di Cristo, Libro Primo, Cap. 1.
I rinnegamenti di Pietro  di Padre Felice Artuso

La portinaia si avvicina a Pietro, che sosta con i sequestranti di Gesù (Mt 26,70). Lo guarda dalla testa ai piedi. Intuisce che è arrivato a Gerusalemme con gli accompagnatori del discusso e arrestato Messia. Pensa che egli non ha il diritto di scaldarsi ad un fuoco, acceso da altri. Gli osserva: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù» (Mc 14,67). 

Si aspetta una risposta affermativa. Pietro risponde alla curiosa donna che non ha inteso il senso della sua domanda: «Non so e non capisco quello che vuoi dire» (Mc 14,68). Egli finge di non aver afferrato il contenuto della domanda, perché sta attraversando un conflitto interiore. Ha smarrito il rapporto di dipendenza e d’amore dei veri discepoli di Gesù. Si trova quindi con coloro che hanno una conoscenza superficiale di Lui.

Avrebbe potuto manifestare alla donna la gioia di conoscere Gesù e di appartenere a Lui, che sta deponendo il vero davanti alle autorità. Agitato e sconvolto, compie un’affermazione ipocrita. Esterna alla donna di aver smarrito la fede in Gesù che lo aveva costituito capo degli apostoli e gli aveva insegnato di seguirlo, rinnegando se stesso (Mc 8,34).
 
Per evitare di incrementare sospetti, Pietro lascia il crocchio dei sequestranti e alla chetichella si ritira presso l'uscita del cortile del palazzo dei Sommi Sacerdoti. Qui spera di rimanere inosservato e indisturbato. Un gallo canta per la prima volta oppure, essendo proibito ai giudei allevare il pollame, potrebbe trattarsi dello squillo dell’orologio, che segnala il termine della notte e l’arrivo del nuovo giorno (Mc 14,68).

Pietro non bada al canto o al suono notturno, che determina la successione di un altro giorno. Non connette il segnale a quello che Gesù gli aveva dato. Se ne sta tranquillo, solo e silenzioso. La portinaia lo vede dislocato dal gruppo dei sequestranti. Convinta che è un discepolo di Gesù, si prende il gusto di indicarlo agli altri «Costui è uno di quelli» (Mc 14,69).

«Costui era con Gesù, il Nazareno» (Mt 26,71). Pietro si sente quindi svergognato e condannato dalla fastidiosa donna. Si difende, negandole di aver un rapporto con i discepoli di Gesù: «Ma egli negò di nuovo» (Mc 14,70; cf. Mt 26,70). Si comporta al contrario di Gesù, che nel momento del sequestro aveva detto ai sequestranti: sono io (Gv 187). 

Luca scrive che Pietro compie una duplice negazione, perché dichiara alla donna: «No, non lo sono» (Lc 22,58!). Io non sono un discepolo di Gesù, né uno che appartiene ai suoi discepoli. Matteo aggiunge che, non riuscendo ad ostentare indifferenza di fronte ai presenti, Pietro giura il falso e chiama Dio ad essere testimone della sua bugia: «Egli negò giurando: non conosco quell'uomo» (Mt 26,72).

Succube della paura, rifiuta quello che è chiamato ad essere. Proferisce una menzogna, che contiene tuttavia una mezza verità, ossia non riesce a comprendere e a spiegare il sorprendente comportamento di Gesù. Può pertanto affermare di non conoscerlo più.

Pietro ritorna nel crocchio dei sequestranti e conversa con loro, per distoglierli dai crescenti sospetti. Essi notano che egli ha la parlata dei galilei con franchezza gli dicono di essere un discepolo di Gesù: «Certo, anche tu sei uno di quelli, la tua parlata ti tradisce» (Mt 26,73).

Interviene anche un parente di Malco, guarito da Gesù, e questi rammenta a Pietro: «Non ti ho forse visto con Lui (con Gesù) nel giardino?» (Gv 18,26). Pietro si vergogna d’aver appartenuto al gruppo dei dodici. Per conciliarsi con i sequestranti e sfuggire ai loro linciaggi, tenta di convincerli che si sbagliano. Giura di non saperne nulla: «Ma egli incominciò a imprecare e a giurare: Non conosco l'uomo che voi dite» (Mc 14,71). Dopo circa tre anni di sequela nega di conoscere Gesù e i suoi discepoli. Gli uomini portano le prove della sua identità di discepolo. Egli respinge l’evidenza. Evita addirittura di chiamare Gesù per nome.

Padre Felice Artuso