giovedì 16 ottobre 2008

197 di 2013 ; Pietro, il Papa, Pompei e l'artista

Stefano Armellin con il pezzo 197 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013



Titolo: Pietro, il Papa, Pompei e l'artista, La conversione di Pietro e la ripresa della sequela di Padre Felice Artuso

Nel 64 a Roma un incendio brucia molte case. Alcuni attribuiscono lo scoppio dell’incendio ai giudei. L’imperatore Nerone si adira contro di loro e li espelle dalla città. Mentre dilaga la persecuzione neroniana, alcuni fanatici denunciano Pietro, che viene preso, ammanettato e condannato alla crocifissione. L’apostolo, che aspettava da tempo il martirio, lascia che le guardie lo conducano vicino al colle Vaticano. Reputandosi indegno di essere crocifisso nella stessa posa di Gesù, chiede a loro che gli facciano la cortesia di appenderlo con la Croce capovolta. Può così guardare verso il cielo e fissare il Signore, che sta scendendo, per accoglierlo e associarlo alla sua gloria.
 
Nei mosaici e negli affreschi per il culto molti artisti si sono compiaciuti di raffigurare gli episodi evangelici sulla straordinaria sequela di Pietro. Lo hanno sovente rappresentato che abbandona la pesca, inizia a seguire Gesù e da Lui riceve poi le chiavi, simbolo del primato e del potere spirituale. Sono ricorsi spesso al simbolo del gallo, per evocare i suoi improvvisi e incresciosi rinnegamenti. Hanno scelto anche di ricordare il suo drammatico martirio, dipingendolo appeso su una Croce capovolta. Michelangelo Buonarotti, anziano e malato, nella cappella Paolina, situata all’interno dei Palazzi Apostolici, eseguì un bellissimo capolavoro. Dipinse la Crocifissione di san Pietro, focalizzandone lo spontaneo sacrificio.
 
I cristiani, che avevano ascoltato, ammirato e amato il primo degli apostoli, lo onorano, seppellendolo nell’agro vaticano, dove erigono un’edicola e l’imperatore Costantino I vi costruisce una Basilica. In seguito i cristiani ampliano la Basilica, per adattarla al crescente afflusso dei pellegrini. La fama di Pietro si rafforza successivamente con l’affermazione dell’autorità papa e con il miglioramento della viabilità. I cristiani di ogni nazione confluiscono sempre più numerosi sulla tomba di Pietro e si affidano alla sua intercessione. Nel canto del gallo scorgono l’invito del Signore ad evitare il disonore di se stessi, combattendo il torpore, la pigrizia, il timore e la presunzione.
 
L’esperienza ci attesta che assumiamo spesso gli stessi atteggiamenti di questo apostolo. La presunzione ci induce ad ostinarci nella trasgressione. Preferiamo tante volte mimetizzarci, non dare testimonianza a Gesù e negare l’evidenza di appartenere a Lui. 

Condizionati fortemente dalle opinioni altrui, ci vergogniamo della sua debolezza, lo rinneghiamo e lo accusiamo perfino d’essere responsabile delle nostre sofferenze: Egli conosce le nostre presunzioni, fragilità e difetti. Non si lascia vincere dalle nostre infedeltà. Si intenerisce e ci compassiona sempre. Ci invita quindi ad amarlo, a convertici a Lui, a corrispondere alla Sua chiamata e a dargli testimonianza nel quotidiano sevizio ai fratelli. Chiediamogli la grazia di perseverare nella fedele sequela. Supereremo ogni difficoltà e vivremo in un’ottima comunione con Lui.

Padre Felice Artuso
Cari amici di The Opera,

E’ sempre un fatto di rilievo quando l’opera d’arte incontra la predicazione evangelica del Papa.
Perciò dico che la mostra seguente alla visita di BENEDETTO XVI a Pompei è idonea a manifestare i contenuti della Parola. E lo fa in Silenzio con un numero selezionato di immagini. Il Silenzio è il vertice della Preghiera cristiana. Quando il fedele dopo l’Eucaristia si raccoglie in sé stesso, esprime al meglio la comunione con Dio. Le immagini della mostra l’Arte e la Croce raccontano questa vertigine del Silenzio.


E’ sempre un fatto di rilievo quando un Papa trova un artista in linea con il suo pensiero; non capita spesso; l’esempio più recente è Bernini. So che ci saranno delle obiezioni a questa osservazione che va quindi spiegata; è vero, dopo Bernini moltissimi sono gli artisti che hanno lavorato nella Santa Fabbrica di San Pietro; 

nei Musei Vaticani innumerevoli sono le testimonianze dell’arte moderna e contemporanea. Eppure sostengo che da Bernini a The Opera c’è il vuoto. 

Perché nessuno in questi ultimi secoli si è dedicato ad abbracciare l’umanità, per produrre un vero logos iconografico planetario, ed affrontare quel che per necessità va affrontato, cioè il Mondo. 

L’unione effettiva del Mondo, premessa ineludibile alla risoluzione di tutte le emergenze. E se questo da qualche parte  è stato fatto e si fa, non è stato fatto e non si fa, in modo adeguato alle necessità concrete del Mondo presente.


E’ sempre un fatto di rilievo quando il Papa (oggi Francesco NdA) e l’artista indicano con determinazione una direzione creativa. Prenderne atto è già un risultato. BENEDETTO XVI viene a Pompei per affidare alla Beata Vergine del Rosario le intenzioni del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio, in svolgimento a Roma. Solo questo dato fa della visita di BENEDETTO XVI un fatto decisivo. Poi, tutto quello che non potrà essere detto a voce lo diranno nel Silenzio le immagini di questa mostra oggi on line.

E finalmente, il pubblico sensibile abbracciato al Silenzio delle immagini, comprenderà che queste opere sono specchi per riflettere la grandezza, l’immensità, la purezza, dell’anima nostra verso il Grande Giubileo del 2025.

Pace e Gioia

Stefano Armellin

Pompei, 16 ottobre 2008  aggiornato a giovedì 17 gennaio 2013 e a mercoledì 15 gennaio 2014