Stefano Armellin con il pezzo 225 di 2013
del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013
Titolo: il Perdono e la Misericordia : "il vizio nutriva l'ingegnosità, che insieme, con il tempo e con l'industria aveva portato le comodità della vita i suoi reali piaceri, agi e conforti ad una tale altezza che i più poveri vivevano meglio di come vivessero prima i ricchi". Mandeville.
"Come già era accaduto per Lullo, Cusano, Postel, e come accadrà per i movimenti mistico - riformatori del XVII sec. (all'alba del quale Bruno muore sul rogo), l'accesa retorica geroglifica di Bruno si disegna ai fini di produrre, attraverso un ampliamento della conoscenza, una riforma, un rinnovamento, forse una rivoluzione, della conoscenza, dei costumi, e dello stesso ordine politico dell'Europa...
Nel Bestiario di Cambridge (XII sec.) si legge che le cicogne nutrono un affetto esemplare verso la prole e la covano con tanto impegno e assiduità da perdere le piume per il continuo decubito. Del tempo dedicato alla cura e allo addestramento della prole sono ricompensate in seguito dai figli che si prendono cura dei genitori.
E' una nostra illusione -democratica- pensare che la perfezione vada di pari passo con l'universalità...anzi esiste il ragionevole sospetto che ciò che é vero sia ignoto ai più e riservato a pochi...". Umberto Eco
Il Cristianesimo diviene più rispetto del giudaismo di Padre Felice Artuso
Mons. Angelo Roncalli, nunzio in Turchia nel periodo della seconda guerra mondiale, procura migliaia di documenti falsi per salvare gli ebrei dalla repressione nazista. Eletto Papa, rivoluziona i rapporti della Chiesa con il popolo ebraico.
Infatti, accoglie il suggerimento d'Israel Zoller (Eugenio Zolli), di modificare l’invocazione del Venerdì Santo “pro perfidis Judaeis” (per i giudei infedeli), perché essa veniva intesa nel senso di giudei perfidi corrotti, e quindi fomentava incomprensioni tra la Sinagoga e la Chiesa.
Il 17 ottobre 1960 il Roncalli riceve cordialmente in Vaticano una delegazione giudaica, proveniente dall’America. Per smussare un certo sentore di diffidenza o di ripudio, nonché per suscitare un atteggiamento di piacevole simpatia, afferma: “I’m Joseph, your brother” (Io sono Giuseppe, vostro fratello). Qui allude alle parole di Giuseppe ebreo ai suoi fratelli (Gn 45,4), che venerava come protettore, essendo stato battezzato con il nome di Angelo Giuseppe.
Durante una proiezione sullo sterminio di Auschiwitz, asserisce: “Hoc est corpus Christi” (Questo è il corpo di Cristo). Intende rilevare che nello sterminio ebraico Gesù è perseguitato, maltrattato e ucciso.
Paolo VI, successore di Giovanni XXIII, rileva il benefico ruolo svolto dagli ebrei nella storia. Nel discorso del 5 gennaio 1964 al presidente d’Israele, Zalman Shazar, attesta: «Da questa Terra unica al mondo per la grandiosità degli avvenimenti di cui è stata teatro, la nostra umile supplica si eleva verso Dio per tutti gli uomini, credenti e non credenti; e Noi includiamo volentieri i figli del “Popolo dell’Alleanza”, di cui non possiamo dimenticare la parte avuta nella storia religiosa dell’umanità».
Nel 1965 approva la dichiarazione conciliare «Nostra Aetate», documento poco conosciuto dai cristiani e importante nella storia della Chiesa, perché toglie i pregiudizi antigiudaici e indica come i cristiani devono guardare i discendenti di Abramo secondo la carne.
Nel 1974 istituisce una Commissione per il dialogo e la collaborazione tra cattolici ed ebrei. La commissione, tuttora attiva, evita di colpevolizzare, indaga sugli errori ideologici irrisolti, mira ad ottenerne un soddisfacente chiarimento, punta di arrivare a delle intese e si attende di realizzare il progetto di Dio.
Giovanni Paolo II, che a scuola ebbe parecchi compagni di classe, parla con frequenza dei giudei. Incrementa con loro il rapporto di amicizia, di stima e di collaborazione, già avviato dai suoi predecessori. Riconosce che sono i depositari delle promesse di Dio e conservano la fiera coscienza della primogenitura spirituale. Nella sinagoga di Roma dice a loro «Siete i nostri fratelli prediletti e, in un certo modo, i nostri fratelli maggiori» nella fede in Dio e nell’attesa messianica . Promette che si impegna a togliere nella Chiesa i residui antiebraici e auspica che «i semi dell’antigiudaismo e dell’antisemitismo non mettano mai più radice nel cuore dell’uomo» .
Padre Felice Artuso
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