Stefano Armellin con il pezzo 284 di 2013
del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013
Titolo: Ascoltare il cosmo "Mai nessuna società del passato ha potuto avere tanti, pittori,musicisti,scrittori,attori,atleti,filosofi,ballerini,conferenzieri,giornalisti,cantanti,romanzieri,
turisti,presentatori,poeti,archeologi,paleontologi,etologi,editori,stilisti,architetti,scultori,
restauratori,ecc.
...Fino all'800 erano necessarie 230 ore di lavoro per comperare un quintale di grano : oggi meno di dieci". Piero Angela 1990
Bassano del Grappa. Sabato 27 gennaio 1996. Incasso lordo 743.000 lire. Mattino a Marostica con Gianni, pomeriggio a Bassano con Gelatti. Inizio sistemazione libri nelle scatole. Poi venne Rita. E tornai a piedi a Marostica. Questi giorni sono molto intensi. Accadono diverse cose. Lavorare in un parcheggio con accanto un fiume di auto che scorre non mi disturba. Sento Dio ormai dovunque.
Al mattino presto ho salito il sentierino che porta accanto alle mura degli Scaligeri, fumando un po' un toscano extra-vecchio. La giornata é trascorsa in un attimo. E più ci avviciniamo al 2000, questo attimo si fa breve. Forse ha ragione Rita nel dirmi che The Opera in fondo é un affare per ricchi. Ma io mi rivolgo a tutti e non dimentico nemmeno per un istante i poveri.
Bassano del Grappa. Domenica 28 gennaio 1996. Incasso lordo 1.735.500 lire, totale versamenti compreso quello di domani . Lire 9.903.000 per una media giornaliera netta di Lire 550.166. Sara é stata un po' come la damigella che ha preparato la strada a Rita. Ed ora Rita che aspettavo da molto tempo, é ben salda nel mio cuore. L'amore autentico si riconosce per lo stacco netto con tutte le esperienze precedenti. Stefano Armellin
Lo scandalo e la follia della Croce di Padre Felice Artuso
Gesù crocifisso è scandalo per i giudei e potenza salvifica per i credenti (1 Cor 1,17-31)
Per la lingua greca lo scandalo è una trappola, per catturare gli animali. Gli autori del nuovo Testamento usano spesso il sostantivo scandalo e il verbo scandalizzare, per indicare l’inganno, l’insidia e l’atteggiamento peccaminoso.
Molti giudei attendevano un re ebreo che si dimostrasse potente e vittorioso sui suoi avversari. Si scandalizzano di Gesù, Re debole, perdente e crocifisso. Rifiutano con forza l’insistente annuncio degli apostoli che egli si è palesato vittorioso sulla morte.
Reputano che questa testimonianza falsifica la verità; costituisce un paradosso, un’offesa, uno scandalo, «una pietra di inciampo» (Rm 9,33) e un impedimento a credere in Dio, che si è rivelato ai loro Padri. Pensano che tramite l’ignominioso supplizio della crocifissione Dio ha definitivamente respinto, castigato, umiliato e persino maledetto Gesù (Dt 21,23; 1 Cor 1,23);
non può rivalutarlo e glorificarlo dopo averlo severamente punito. Se lo facesse, si contraddirebbe e non meriterebbe alcuna fiducia.
L’apostolo Paolo prima della conversione condivideva le stesse convinzioni religiose dei suoi contemporanei. Ne era un convinto e tenace sostenitore. Si gloriava della giustizia derivante dall’osservanza della Legge.
Dopo la sfolgorante apparizione del Signore sulla strada che conduce a Damasco, cambia parere. Intelligente e riflessivo, si persuade che la giustificazione personale proviene dalla morte e risurrezione di Gesù. Inseritosi con difficoltà nella comunità cristiana, assume una nuova condotta nella quale si oppone con energia alla struggente attesa giudaica di un Messia guerriero.
Interprete perspicace del progetto di Dio e suo autorevole inviato, predica ai simpatizzanti del fariseismo che il Cristo crocifisso è risorto e nella sua nuova esistenza libera dal peccato e dona la salvezza eterna (Gal 3,1).
Esige che abbandonino le loro concezioni messianiche e raccomanda che aderiscano al suo annuncio pasquale, senza temere di compiere un passaggio sbagliato.
Negli scritti e nella predicazione dimostra che Gesù è il Messia rifiutato, sofferente, crocifisso, risorto, predetto dalla Scrittura e centro di tutta la storia umana (At 17,2-3; 18,4-5). Sostiene con zelo e rigore che la debolezza di Gesù non è uno scandalo da annullare o da sminuire (Gal 5,11), ma da valorizzare ed esaltare, perché Dio ha manifestato chiaramente la sua onnipotenza, misericordia e giustizia nella crocifissione e risurrezione dai morti del Figlio prediletto (Gal 6,14-17; Rm 8,3).
Gesù crocifisso è scandalo per i giudei e potenza salvifica per i credenti b
Paolo si preoccupa che i giudeo-cristiani vivano in comunione di fede con i battezzati di altra origine. Raccomanda a loro di eliminare le discordie, l’antagonismo, il disprezzo e il frazionamento, connesso alle barriere dell’entità etnica, nazionale e culturale. «Non date motivo di scandalo né ai greci, né ai giudei, né alla Chiesa di Dio» (1 Cor 10,32).
Si prefigge che conoscano la grande potenza della Croce di Gesù, non la vanifichino con i loro litigi, bensì vi aderiscano liberamente, si accolgano quali figli dell’unico Padre e rifiutino i predicatori della sapienza di questo mondo (1 Cor 1,17).
Adottando le contrapposizioni, usate da alcuni filosofi, sostiene che Gesù «fu crocifisso per la sua debolezza, ma vive per la potenza di Dio. E anche noi che siamo deboli in Lui, saremo vivi in Lui per la potenza di Dio nei vostri riguardi» (2 Cor 13,4)..Senza vergognarsi o temere di suscitare scandalo e incredulità presso i figli d’Israele (Rm 3,3), asserisce che Gesù crocifisso salva gli uomini, liberandoli dalle loro imprecise concezioni su Dio, dai loro assurdi settarismi e dalle loro gravose tradizioni (Gal 5,11). Confida che, essendo stato un peccatore, non si gloria d’alcun merito davanti a Dio.
Vive in uno stato di debolezza, di umiltà, di servizio e di rinuncia ad un profitto terreno. Osserva l’insegnamento evangelico, si protende verso la meta definitiva della vita e sperimenta nel suo corpo la forza vivificante della risurrezione di Gesù (2 Cor 4,7-12). Dichiara che il Risorto non lo ha chiamato ad ingannare la gente con futili raggiramenti, né a suscitarvi agitazione, turbolenza e defezione; gli ha bensì chiesto di condividere le sue stesse sofferenze e di fondare le comunità che perseverano compatte e fiduciose in lui (At 21,13; Col 1,28).
Nonostante costituisca qualche difficoltà, si vanta di ascoltarlo e reputa assai vantaggioso imitarlo nella sua totale e gratuita donazione di se stesso: «Quanto a me, non ci sia altro vanto che nella croce di Cristo» (Gal 6,14). «Se è necessario vantarsi, mi vanterò di quanto si riferisce alla mia debolezza» (2 Cor 11,30).
Mettendo Gesù crocifisso al centro della sua condotta, Paolo assume un atteggiamento disinteressato e rivoluzionario. Senza temere alcun abbassamento, a Corinto si mantiene con il suo lavoro e dimostra ai greci che non dipende economicamente da nessuno (At 18,1-4; 2 Cor 11,7).
Rifiutato dai giudei, insorti contro di Lui (1 Cor 13,44-51), attesta di portare sempre e ovunque nel proprio corpo la morte di Gesù (2 Cor 4,10). Nell’apice della sua attività apostolica, conserva la libertà interiore, ma soffre e piange per essere stato calunniato, offeso e respinto dalla maggior parte dei suoi connazionali (At 21,21; Rm 9,1-3).
Emarginato e arrestato, accetta le tribolazioni della prigionia, che termineranno nel giorno della decapitazione.
segue
Padre Felice Artuso
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