I rabbini insegnavano che il Messia sarebbe stato simile a Mosè, perché avrebbe procurato il cibo al suo popolo. Gesù prova una profonda compassione per la gente disagiata. La accoglie e risponde ai suoi bisogni di vita. Si rivela il Messia, predetto dai profeti.
Un giorno, mentre si trova in luogo solitario, si rende particolarmente disponibile verso la gente affamata. Si fa consegnare dei pani dai discepoli. Benedice quindi Dio, buono, giusto e provvidente. Spezza poi i pani, li restituisce ai discepoli e ordina a loro di distribuirli alla folla, perché essa possa mangiare e saziarsi (Mt 14,12-21).
Nei suoi gesti prepara i beneficiari all’incomparabile dono dell’Eucarestia. Infatti, il giorno seguente la distribuzione del pane annuncia che ai credenti in Lui donerà la sua carne e il suo sangue come nutrimento vitale (Gv 6,11-14, 51).
Avvicinandosi il tempo solenne in cui gli ebrei commemorano il passaggio dei loro padri dalla schiavitù egiziana alla libertà della Terra promessa, Gesù sa che è arrivata l’ora di adempiere la promessa fatta alla gente e dimostrare ai suoi discepoli che li ama sul serio (Gv 13,1).
Manda pertanto Pietro e Giovanni a Gerusalemme (Lc 22,8) e li incarica di prepararvi la cena pasquale. Verso il tramonto del sole Egli li raggiunge con i suoi accompagnatori. Sale con loro al piano superiore della sala conviviale, che sarà poi trasformata in un luogo di culto ebraico, cristiano e musulmano.
Attenendosi alla comune usanza, si distende sul pavimento, si appoggia ad un gomito e confida ai discepoli di aver atteso con serietà il momento del congedo finale, della consegna e della morte: «Ho desiderato ardentemente mangiare la Pasqua con voi prima della mia Passione» (Lc 22,15).
Durante lo svolgimento della cena ricorda gli interventi liberatori di Dio e lo ringrazia. Compie quindi dei gesti in cui simboleggia la sua consegna alla morte espiatrice e conferisce al banchetto pasquale un nuovo significato. Prende il pane azzimo, compendio del lavoro umano e segno di afflizione, lo rompe in vari pezzi, lo distribuisce ai suoi discepoli e ne spiega il senso, dicendo:
«Questo è il mio Corpo (carne), dato (sacrificato) per voi» (Lc 22,19; 1 Cor 11,24).
Mediante la potenza dello Spirito Santo egli trasforma il pane azzimo nel memoriale della sua dolorosa morte e della sua gloriosa risurrezione.
Secondo il racconto del libro della Genesi Adamo ed Eva, avendo preso e mangiato il frutto proibito, decisero di ribellarsi e separarsi da Dio.
Gesù compie un atto contrapposto alla scelta dei progenitori. Si consegna tutto Sé stesso ai discepoli, per immetterli nel suo passaggio alla vita di Dio, mentre essi, travolti da una forte crisi di fede, stanno per abbandonarlo.
Segue
Padre Felice Artuso