Prima di separarsi dai suoi discepoli, che ha chiamato a seguirlo e ad impegnarsi nella evangelizzazione, prega il Padre, perché li consacri nella verità rivelata e li abiliti al nuovo culto, che consiste in un olocausto d’amore e in un’offerta di salvezza (Gv 17,17-19).
Passato alla gloria immortale, intercede presso il Padre, per ottenere la santificazione di tutti i suoi fratelli, devastati dal dominio del peccato (Eb 7,24-25; 1 Gv 2,2).
Effonde anche lo Spirito Santo che trasforma i credenti, elevandoli a conoscenze sublimi e rinnovandoli interiormente, mentre l’allungamento del tempo logora e invecchia il loro fisico. Imprime in particolare negli ordinati queste tre potestà, che hanno un solido e poco cosciuto legame: spiegare il Vangelo al popolo, celebrare i sacramenti per la comunità radunata e guidarla nel percorso della sua vita.
Mediante l’imposizione delle mani destina anche i presbiteri ad essere una permanente memoria dello svuotamento, della sofferenza e della gloria di Gesù; inoltre li costituisce strumenti di liberazione dalle oppressioni umane e ambasciatori del progetto salvifico di Dio (1 Cor 4,1; 2 Cor 5,20).
segue
Padre Felice Artuso