giovedì 1 luglio 2010

823 di 2013; Giuseppe Ungaretti

Stefano Armellin con il pezzo 823 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo : Giuseppe Ungaretti : "(Osserviamo) il caso esemplare di Michelangelo il primo artista moderno (e origine della forma e della coscienza barocca) ad accorgersi che l'incivilimento lo aveva di troppo discostato dalle fonti religiose dell'essere, il quale non aveva potuto colmare l'abisso che s'era dilatato tra tale punto iniziale del tempo e il tempo dei propri mezzi espressivi se non...

...estendendo questi ultimi all'intensità della rinuncia...Siamo di ritorno dopo quattro secoli, al punto dal quale era partito Dante, più vecchi...tutto,tutto,tutto è memoria.

Leopardi...nei suoi grandi momenti, la musica, la forza evocativa dei valori fonici sarà tale ch'essa parrà toccarci prima ancora che l'immagine sorga nella nostra mente.

Lo studio della metrica leopardiana ci fornirà indicazioni anche più clamorose, cioè che al di là dei valori fonici la poesia italiana d'oggi (Ungaretti),

(Aggiungo:Montale, Zanzotto, Luzi) muove verso l'instaurazione di puri valori visivi, perchè, nella poesia, italiana, l'elemento non è il piede ma la sillaba, e la sillaba...non è fatta per imitare i rumori, i cinguettii, i discorsi delle balie (leggi Pascoli), ma per rivestire la concitazione scoperta nelle profondità silenziose del cuore umano:

Non avrà quasi più voce tale parola...sarà così segretamente musicale che esigerà d'essere letta soltanto cogli occhi, senz'alcun altro concorso di suoni...che possa disturbare la purezza del suo accento unico (da qui considerare il Poema visivo del XXI secolo di Stefano Armellin come un prodotto della poesia italiana ed europea).

Due sono perciò gli obiettivi che la critica deve raggiungere confrontandosi con un testo poetico: individuare perchè e come una forma possa colpirci per la sua bellezza anche quando ce ne rimanga oscuro il contenuto, e, attraverso un'analisi del modo in cui la forma agisce, arrivare al riconoscimento del valore perennemente ermetico dell'arte". Giuseppe Ungaretti