Stefano Armellin con il pezzo 848 di 2013
del Poema visivo del XXI secolo : IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013
Titolo : Santa Croce. La Croce greca che dal 5 al 15 settembre 1998 si é esposta nel Santuario di San Gerardo, questa Croce greca che ho realizzato in tre giorni di luglio a Pompei, per me è come il detonatore di The Opera. La sento pulsare il sintonia con il cosmo.
Con Ungaretti ho trovato il giusto compagno di viaggio.
Stefano Armellin 1998
Situazione di Israele. I privilegi di Israele. "Dico la verità in Cristo, non mentisco, e la mia coscienza me ne da testimonianza nello Spirito Santo: ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne. Essi sono Israeliti e possiedono l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi; da essi proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen".
San Paolo, Lettera ai Romani, 9, 1-5
Le stimmate, di Padre Felice Artuso
Le stimate del Signore, segni d’umiliazione e di gloria
Risorgendo dai morti, Gesù conserva le stimmate della sua Passione e morte. Presenta al Padre i segni della sua vittoria sulla potenza del male e intercede per l’umanità, ferita dai suoi erronei obiettivi (Ap 5,6).
Nelle apparizioni sosta in mezzo ai discepoli e mostra a loro le sue piaghe glorificate, suscitando l’interesse sulla gratuità della salvezza (Gv 20,20).
Chiede poi ai discepoli di guardare e toccare le sue ferite, per sciogliere i loro dubbi sul meraviglioso evento della sua risurrezione. «Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io. Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho» (Lc 24,40).
I discepoli osservano con attenzione i segni della crocifissione di Gesù. Intuiscono che le sue stimmate sono il prezzo del suo perdono come anche il segno della presenza indelebile del suo amore e il salutare rifugio dell’umanità.
Passano immediatamente dalla tristezza alla gioia, dall’incredulità alla fede in Lui, presente invisibilmente nella sua comunità, per sostenerla, accompagnarla e rinnovarla. Comunicano poi all’apostolo, Tommaso, detto Didimo, gemello, simile a Gesù per la sua libertà interiore e per la sua coraggiosa disponibilità a morire per gli altri (Gv 11,16), di aver visto il Risorto con le impronte gloriose della crocifissione (Gv 20,25).
Tommaso, assente alla prima apparizione, teme che gli apostoli banalizzino il passaggio trionfale di Gesù. Forse pensa che, se egli fosse davvero risorto, non conserverebbe nel fisico le tracce della sua vergognosa crocifissione. Per uscire dai suoi dubbi, rivendica l’esigenza di poter avere lo stesso contatto visibile e tattile degli altri discepoli: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito al posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò» (Gv 20,25). Segue
Padre Felice Artuso
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