Stefano Armellin con il pezzo 942 di 2013
del Poema visivo del XXI secolo : IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013
Titolo : Da Michelangelo ad Armellin. " Nel concetto unitario dell'arte ch'ebbe Michelangelo, l'architettura non fu una diramazione ma una componente necessaria.
In una vita di cui ciascun istante fu strenuamente vissuto non vi furono esperienze più forti di altre, tutto fu voluto...
Ma per lui, soltanto il dovere intellettuale e religioso contava e sta di fatto che, vecchio, sentì di dover lasciare tutto per fare soltanto architettura...
E contemplazione di Dio fu nel suo proposito la Santa Fabbrica di San Pietro...
Che altro se non la vocazione alla rinuncia poteva essere il lascito di un grande credente ?
La sua astensione in Santa Maria degli Angeli non fu non-fare, ma fare in modo immateriale e invisibile un gesto tra taumaturgico e battesimale che mutava il pagano in cristiano...
Fu la rinuncia l'ultima parola del suo testamento: con essa, come con la Pietà Rondanini fece cosciente, quasi volontario, il suo ingresso nel nulla.
Di che cosa era la conclusione quel gesto ?
Di molte: di un severo processo di ascesa intellettuale e religiosa, della liberazione dell'arte dalla materia e dalla manualità; soprattutto però constatava la scadenza e sanciva la fine di quella ch'era parsa l'età d'oro dell'arte, il trionfo della sua creatività, il Rinascimento (qui Argan forse anticipa troppo, per me il Rinascimento finisce con la fine della vita di Gian Lorenzo Bernini NdA).
Il San Pietro di Michelangelo fu l'immagine dell'unità dottrinale dei cristiani e, nello stesso tempo, d'implorante e poi esaltato e infine appagato desiderio di Dio.
Bernini, più tardi mutò in vittoria l'immagine di lotta...
In Michelangelo il problema dell'essere precedeva quello del conoscere, il problema del soggetto quello dell'oggetto...
Separò allora per sempre, la contemplazione dalla rappresentazione e votò la propria arte, con la propria esistenza, al servizio di Dio, cioè della Chiesa...
Fece soltanto San Pietro.
Tutto ciò che disegnò d'architettura fu, direttamente o no, nell'orbita di quell'impegno Teologico. Porre l'arte come esistenza significava porre il problema di sè e degli altri, della genesi e del destino dell'umanità, del suo tempo passato, presente e futuro". Giulio Carlo Argan
Perciò ora si spiega il motivo intimo del Poema visivo del XXI secolo di Stefano Armellin.
"Contare sulla forza del Vangelo e non sui poteri di questo Mondo per il compimento della Missione della Chiesa é una profonda preoccupazione di Puebla, crediamo nel potere del Vangelo". Gustavo Gutiérrez
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