I vescovi e dei teologi condannano quegli imbroglioni che fingono di aver le stimmate, per attirarsi la compassione, la stima e il profitto economico.
Disapprovano inoltre coloro che si torturano per intenti essenzialmente spirituali e ascetici.
Nel Medioevo qualche persona, mossa da un estremo desiderio di penitenza e d’uniformità al Signore, si è macerata il corpo.
Ci bastano questi accenni. Un contemporaneo di San Francesco, Roberto di Montrand, deceduto nel 1234, si bucava ogni venerdì con dei chiodi.
Nello stesso giorno Beatrice d’Ornacieu, morta nel 1303, trafiggeva le sue mani con un chiodo.
Maria d’Oignies, spentasi nel 1313, si feriva il corpo, per purificarsi e configurarsi di più a Gesù Cristo.
Cristina di Spoleto, chiamata all’altra vita nel 1458, si forava un piede, per congiungersi alla passione del Signore .
Qualche nostro contemporaneo inveisce contro il proprio corpo, pensando di percorrere la via della santità. Gesù non ha insegnato di torturarsi, ma di amare e di beneficare i fratelli.
Padre Felice Artuso