venerdì 6 maggio 2011

1133 di 2013 ; il giocoliere

Stefano Armellin con il pezzo 1133 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013





Titolo : Il giocoliere 

"...si vede e si ammira negli uomini di campagna una somma difficoltà (non solo di conservare lungo tempo il dolore, ché questa é propria naturalmente delle passioni veementissime) ma anche di concepirlo, e sentirlo vivamente, e togliersi dal loro stato di abituale insensibilità.
Preparano i funerali delle loro mogli o figli, gli accompagnano alla chiesa, assistono alla loro sepoltura, ridono un momento dopo, ne parlano con indifferenza, di rado spargono qualche lacrima...

Né solo gli uomini di campagna, ma tutti coloro che appartengono alle classi indigenti o laboriose ecc. dimostrano gli stessi effetti. Ciò manifesta la misericordia della natura...

Parte la rozzezza del loro cuore, e il nessuno sviluppo...delle facoltà produttrici del dolore, della sensibilità ecc; 

Parte la continua e viva distrazione prodotta nell'uomo naturale da' bisogni, dalle fatiche ecc. l'assuefazione a certe sofferenze ecc. li preserva dalla facilità di addolorarsi, gli addomestica alle disgrazie della vita, li rende più disposti a godere che a soffrire, facili a dimenticare il male, incapaci di sentirlo profondamente, se non di rado ecc.

Anche gli uomini civili, abitualmente, o straordinariamente occupatissimi, sono nello stesso caso...".11 settembre 1821 Giacomo Leopardi dallo Zibaldone di pensieri


LA TRAVERSATA DELLE ALPI DI STEFANO ARMELLIN
Da San Martin de Vesubie alle Tre Cime di Lavaredo, percorso svolto dal 30 giugno al 12 agosto 1991 in 44 giorni :

34 di 44 giorni. 2 Agosto 1991. Val Chiavenna; Verceia (m slm 200); Val dei Ratti, Rifugio Volta (m slm 2214).

Ormai cammino solo in funzione dello spazio che mi separa dalle Tre Cime di Lavaredo. I monti che sono in mezzo fra il mio corpo e le Lavaredo non hanno nessuna importanza.

La linea si fa veloce, essenziale, logica.

Le giornate di cammino sono più lunghe : Dodici, quattordici, anche sedici ore al giorno.

Non c'é nessuna dispersione; il magnetismo del trittico aumenta. Sento questa at-trazione. Impensabile fermarsi prima. Sospendere la traversata a un solo giorno del termine significherebbe la distruzione della linea.

Ed eliminare il compimento di una linea sospesa fra Cielo e Terra senza inizio e senza fine, é la cosa peggiore che può fare un artista. Come se Michelangelo avesse demolito il tamburo della cupola di san pietro durante la sua costruzione.

"Michelangelo é il primo artista moderno solitario, ispirato dall'intimo demone, non soltanto perché é posseduto dalla sua idea e per lui nulla esiste al di fuori di essa; Non soltanto perché si sente profondamente obbligato di fronte al proprio talento, e nella propria natura d'artista scorge una autorità più alta, superiore a lui stesso, alla sua volontà, alla sua sapienza, ai suoi giudizi". A. Hauser


Prospetto sulle varie forme della vita consacrata 2, di Padre Felice Artuso

Alcuni cristiani scelgono una forma di vita comunitaria, peraltro conosciuta dai buddisti, dagli induisti, dai giudei esseni di Qumran e dalla comunità apostolica, formata da Gesù. 

Differenti per provenienza, carattere, formazione ed esperienza, si distaccano dalle vanità, dai frastuoni mondani e dagli efficientismi disumanizzanti. 

Entrano in un monastero, dove indossano una tunica, vivono l’insegnamento evangelico nella comunità, emettono i voti religiosi, si attengono alla Regola del loro Fondatore e si sottomettono alla direzione spirituale dell’abate, del superiore o del più anziano del gruppo. 

Per vincere la tentazione della pigrizia, della svogliatezza e dell’aridità spirituale, meditano ogni giorno la Sacra Scrittura, contemplano le opere meravigliose di Dio, riproducono in se stessi i sentimenti di Gesù crocifisso e partecipano ai ritmi della preghiera e del lavoro comunitario. 

Nel canto salmodico e corale stendono sovente le mani verso il cielo, lodano Dio, lo invocano, gli presentano le afflizioni della gente e si offrono a Lui in olocausto d’amore. 

Consumano insieme i pasti frugali e condividono i profitti delle loro fatiche. 

All’inizio e alla fine di ogni azione si tracciano il segno della Croce. 

Essendo quasi tutti dei laici, senza ministeri clericali, escono raramente dal monastero. 

Tuttavia nella loro solitudine monastica recano alla Chiesa un volto bello, attraente e avvincente. 


Nelle omelie i santi Padri approvano la vita monastica. Attestano che essa, radicata negli impegni battesimali, è una morte alle preferenze personali, una conformazione alle sofferenze di Gesù, una perfetta comunione con le tre Persone divine, una preparazione alla gloria celeste, un anticipo all’accesso paradisiaco e una sublime imitazione della condotta angelica.
 
Raccomandano ai monaci la fedele osservanza dei consigli del Signore, la lotta alle inclinazioni soggettive, la generosa pratica della carità e l’umile obbedienza ai legittimi superiori. Segue

Padre Felice Artuso