Già nei primi secoli la Chiesa invoca sui pazienti l’intervento dello Spirito Santo, perché egli li distolga dalla sensazione dell’abbandono, della solitudine e dell’annullamento personale. Quando ogni mezzo umano non garantisce un sufficiente ripristino della salute, provvede che ricevano l’Unzione con l’olio santo, simbolo di sollievo spirituale e di incorruttibilità.
Per lo svolgimento del rito sceglie le letture bibliche, che evocano l’azione perdonante, liberante, sanante e tranquillizzante di Dio.
Favorisce l’esecuzione di qualche breve canto, per conferire una dimensione armoniosa alla celebrazione sacramentale. Formula le preghiere, che accompagnano e illustrano il senso dell’azione divina e umana.
Prescrive che i presbiteri si attengano fedelmente alle norme stabilite dalla tradizione. Li esorta a recarsi sollecitamente negli ospizi o nei domicili privati per ungere gli infermi, che fremono e aspettano una presenza amorosa e rassicurante.
Nel secolo VIII stabilisce la prassi di tracciare dei segni di croce con l’olio benedetto sulle parti doloranti dei pazienti, compresi i loro occhi, orecchi, narici, labbra, mani e piedi. Educa i malati a riconoscere che l’Unzione ha un’efficacia spirituale: unisce a Gesù salvatore, rafforza il senso di appartenenza ai fratelli di fede, libera dalla varie schiavitù, guarisce dai turbamenti interiori, santifica le persone e le dispone ad accogliere serenamente il momento in cui accederanno alla vita eterna.
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Padre Felice Artuso