Stefano Armellin con il pezzo 1257 di 2013
del Poema visivo del XXI secolo : IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013
Titolo : Prostituta lebbrosa
"GIOVANNI...
Gridò a gran voce: Lazzaro, vieni fuori! Il morto uscì, i piedi e le mani legati da fasce e la faccia avvolta in un sudario (Vangelo di Giovanni 11,43-44).
Quando Gesù, che per sfuggire alla morte sta al di là del Giordano (Giovanni 10, 39-40; 11,8; 11,16), riceve la notizia della malattia di Lazzaro (-aiuto di Dio-, come il povero della parabola, Lc 16,20) lascia passare due giorni prima di mettersi in cammino verso Betania per andare da lui (Giovanni 11, 6-7).
Dal brano che racconta il miracolo della resurrezione di Lazzaro si può fare una lettura provvidenzialistica.
La malattia di Lazzaro non é per la morte, ma é preordinata affinché il miracolo che Gesù compirà risuscitandolo manifesti la gloria di Dio (Giovanni 11,4): per questo Gesù appresa la notizia della sua malattia, resta ancora due giorni di là del Giordano, in modo che il miracolo sia ancora più clamoroso, dal momento che così facendo giungerà a Betania quattro giorni dopo la sepoltura dell'amico morto (Giovanni 11,39).
Dunque la morte di Lazzaro é un sonno dal quale sta per essere risvegliato (Giovanni 11,11), e c'è da rallegrarsene, perché serve a manifestare la gloria di Dio (Giovanni 11,14) e a suscitare la Fede (Giovanni 11,41-42): in realtà per chi ha Fede in Gesù la morte é come se non esistesse (Giovanni 11,25-26).
Ma dello stesso brano si può fare una lettura profondamente diversa.
La malattia di Lazzaro é per la morte, perché il miracolo della sua resurrezione deciderà i capi di Israele a volere la morte del Messia (Giovanni 11, 45-54; 11,16).
Non la vittoria sulla morte nel miracolo di Lazzaro manifesterà la gloria di Dio, ma il subire la morte sulla Croce di Gesù (Giovanni 13,31).
Se Gesù indugia due giorni prima di mettersi in cammino per Betania é perché teme di essere ucciso: andare in Giudea é per Lui sfidare la morte (Giovanni 7,1; 10,39-40; 11,7-10; 11,16; 11,53-54)".
Sergio Quinzio, Un commento alla Bibbia, pp.563
"In questi giorni a Czestochowa davanti a un milione di giovani provenienti da tutto il Mondo Papa Wojtyla ha annunciato l'evangelizzazione del Terzo millennio e la fondazione della casa comune europea. Sarà questa missione a dare alla Polonia e alle élites cattoliche la forza di evitare il collasso, il panico, la fuga.
Così come sarà l'enciclica Centesimo Anno a fornire la legittimazione e la guida per costruire una economia di mercato sulle macerie del marxismo.
La Chiesa cattolica, sotto la guida di questo Papa straordinario sembra essere oggi l'unica forza morale capace di fondare una nuova convivenza e di fronteggiare la fuga disperata verso Occidente". Francesco Alberoni 1991
Sant’Ambrogio (340-397) b
di Padre Felice Artuso
Senza offendere la suscettibilità dei cristiani, Ambrogio denunzia i vizi, che degradano le persone e deturpano la società.
Condanna i ricchi avidi e incoscienti che sfruttano i poveri.
Raccomanda di fuggire le vanità e la sete del dominio sugli altri.
Consiglia di promuovere la dignità personale e di osservare la castità del proprio stato di vita.
Difende la libertà di ciascuno e respinge le ingerenze statali su argomenti religiosi.
Attenendosi alla tradizione cristiana, cura gli aspetti liturgici delle celebrazioni, compone degli inni sacri, favorisce la diffusione delle melodie, esalta le virtù eroiche dei martiri, celebra il sacrificio eucaristico sopra i loro resti mortali e ne promuove il culto.
Dalla sorella Marcellina apprende il rigoroso ascetismo dei religiosi di Roma e il loro ardente amore per il Signore.
Dall’ospite sant’Atanasio, vescovo di Alessandria, impara a conoscere i ritmi di preghiera e di lavoro dei religiosi, residenti in Egitto e in Oriente.
Elogia sovente la verginità consacrata al Signore.
La presenta come un reale matrimonio con Gesù Cristo e come un martirio, un’immolazione, un sacrificio vivente.
Non fonda nessun ordine monastico.
S'interessa tuttavia dei monaci, che stanno diffondendosi come uno stato d’emancipazione sociale e hanno un monastero all’esterno delle mura di Milano.
Consiglia le vedove di consacrarsi a Dio e di porsi al servizio della Chiesa.
Negli scritti loda la verginità perpetua, perché essa vincola più strettamente a Gesù Cristo e alla Chiesa.
Sostiene che le nubili compiono un atto ammirevole, quando si avvicinano all'altare, emettono davanti al vescovo il voto di verginità e ricevono da lui il velo bianco oppure rosso, usato dalle spose romane e simbolo del sangue, effuso da Gesù.
Insegna che la celebrazione eucaristica, memoriale del sacrificio cruento del Signore, illumina l'atto d'immolazione delle vergini, che continuano a vivere nelle loro famiglie o in gruppi e condividono le attività degli altri cristiani.
Parla con tanta persuasione della verginità da attrarre numerose giovani.
Timorose di vedere le figlie indossare il velo monacale, le madri reagiscono, proibendo a loro di mettersi in ascolto del grande oratore, il vescovo Ambrogio. Segue
Padre Felice Artuso
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