9. Maria Padulosi, la speranza per Pompei
L’Italia al voto e l’Europa ? non c’è interesse alcuno per l’elettorato
italiano verso l’Europa. I quattromila comuni al voto sono concentrati sui loro
piccoli orticelli e stanno vivendo la fase dei sorrisi smaglianti dove tutti
sono amici di tutti pur di guadagnare un voto.
Vedi manifesti di perfetti sconosciuti, perfino sconosciuti a loro stessi,
cioè candidati che si guardano le loro foto nei manifesti e dicono a sé stessi
: Questi non li voto, tanto non li conosco ! Iniziano a volare per le strade
biglietti da visita con nomi che dimentichi mentre li leggi ma tutti ci
provano.
Ti offrono caffè, aperitivi, promesse a gogò senza la minima autocritica su
loro stessi. Questi improvvisati politici da cortile, a Pompei aspettano il
canto del gallo. Di sicuro se la mattina del 26 maggio 2014 il gallo non
canterà tre volte, avrà vinto ? oggi non emerge con chiarezza un candidato capace di vincere al primo turno.
Ma la guerra è alle porte d’Europa e quella del lavoro dentro l’Europa.
L’invito è quello che tutti i candidati leggano il testo recente di Walter
Passerini e Ignazio Marino : La guerra del lavoro, Precariato, disoccupazione,
licenziamenti, perché nessuno è al sicuro : come trovare un posto dignitoso in
un conflitto ormai globale. “La guerra del lavoro è già scoppiata. E’ una
guerra planetaria, globale, ma anche nazionale, che arriverà nei piccoli
territori, nelle città, sconvolgendone i sistemi. Una guerra pervasiva, dalla
quale nessuno potrà salvarsi o sentirsi al riparo”.
Per Pompei dopo i numerosi errori del Sindaco sfiduciato il minimo è dare
un chiaro segno di rinnovamento alzando decisamente la capacità professionale ed etica degli amministratori, chi non sa amministrare per vocazione una Città di Arte, Fede e Cultura Patrimonio dell'Umanità, se ne resti a casa
subito.
Va affrontata con determinazione la comunione d’intenti operativa fra
Ministero dei Beni Culturali e dell’Istruzione – Scavi di Pompei e Scuole di
Pompei, insieme al Pontificio Consiglio della Cultura e il Santuario di Pompei,
entrambi non disgiunti dal nuovo governo della Città e dal suo modello ideale
che è, e resterà sempre, il Beato Bartolo Longo. Un impegno gravoso per il
nuovo Sindaco che dovrà dimostrare certamente onestà ma soprattutto capacità
professionali elevate per portare Pompei nel Mondo.
Stefano Armellin
Pompei, sabato 3 maggio 2014
b) - L’identità è il futuro.
PIETRO CAGGIANO
La Pompei del XXI
Secolo : Pompei tra Archeologia,
Religiosità e Turismo. Identità e Futuro.
Sono molto grato agli Organizzatori per l’opportunità di
partecipare a questo Convegno sul Futuro di Pompei. Non è la prima volta che si
affronta questa problematica, ma è bene non demordere. Il mio intervento non
sarà accademico, teologico ma un racconto semplice della religiosità della
nostra Città. Come cittadino - qui residente da 63 anni - e cristiano - inserito
in questa speciale comunità ecclesiale - sento il piacere ed il dovere della “cittadinanza
attiva”. A questo proposito vale la pena ricordare che il ‘piccolo nucleo’
(circa 300 persone) della ‘Valle di Pompei’ di fine Ottocento, si arricchì ben
presto di forestieri chiamati da Bartolo Longo per collaborare alla nascente Città.
Molti altri vennero dopo gli anni ’50. Tra i circa 27000 Pompeiani di oggi si
notano tanti aspetti positivi ma ce n’è uno, che sembra il peccato originale:
la difficile coesione dei cittadini che
porta alla mancanza del senso dell’appartenenza.
Vado ora al mio
tema sulla Religiosità.
Nel contesto del
Convegno mi sembra che la Religiosità abbia
un aspetto fondante: a) Essa è con la Cultura componente essenziale
dell’identità; ed un altro come conseguenza: b) Senza rispetto dell’identità
non c’ è futuro.
a)
– Come si è inserita la
Religiosità nel Pompeiano ?
Mi sembra naturale
fare un breve riferimento alla Pompei
archeologica. “La felice posizione territoriale attirò insediamenti già
nell’Età del Bronzo e del Ferro. Ma è soltanto tra la fine del VII e gli inizi
del VI secolo a.C. che a Pompei si può trovare la prima traccia concreta di un
abitato stabile, organizzato sul modello della città. Il nucleo più consistente
si formò nella Regio VII intorno ad
un antico luogo di culto che venne ora
potenziato e trasformato nel santuario dell’abitato sotto la potestà di Apollo”
(Stefano De Caro, Avventura dello Spirito, p.5).
Non ci sono dubbi, dunque, sulla religiosità dell’Antica
Pompei. Essa conserva una decina di
templi all’interno del recinto ed almeno uno extra moenia (a s. Abbondio) oltre
i numerosi luoghi di culto nelle case, i numerosi e vari ex-voto ed i
sepolcreti appena fuori il recinto murario. Vorrei aggiungere che la morte
delle migliaia di persone a causa dell’eruzione ne fa di Pompei un luogo sacro.
Né mi sembra esagerato dire che al ’79 erano passati , o vivevano, alcuni
Cristiani che vi lasciarono qualche
segno indicativo (Criptogramma del Paternoster). Del resto s. Paolo
aveva visitato verso il 62-64 la comunità di Pozzuoli.
La fondazione della
Pompei attuale
non si perde nel mito o nella notte dei tempi. Tutto cominciò semplicemente ed
improvvisamente tra il 1872 ed il 1875.
Ai primi di Ottobre il giovane Avvocato Bartolo Longo
giunse a Pompei per affari professionali quali la raccolta dei canoni agricoli
ed altri benefici per conto della proprietaria Contessa de Fusco. Fu, invece,
impressionato dalla povertà economica, sociale e religiosa. Uscito da poco da
una crisi spirituale, che l’aveva irretito nella superstizione e spiritismo
durante gli studi universitari a Napoli, si domandò in che modo avrebbe potuto
salvarsi ed aiutare quei contadini. Il Longo così racconta la sua
‘conversione’: “ … pervenni al luogo più selvaggio di queste contrade …. Tutto
era avvolto in quiete profonda. Volsi gli occhi in giro: nessun ombra di anima
viva. Allora mi arrestai di botto. Sentivami scoppiare il cuore. In cotanta
tenebrìa di animo una voce amica parevami mi sussurrasse: Se cerchi salvezza, propaga il Rosario. E’ promessa di Maria. … Chi propaga il Rosario è salvo! Questo
pensiero fu come un baleno che rompe il buio di una notte tempestosa … Con
l’audacia della disperazione, sollevai la faccia e le mani al cielo, e rivolto
alla Vergine celeste: Se è vero-
gridai – che tu hai promesso a san
Domenico, che chi propaga il Rosario si salva; io mi salverò, perché non uscirò
da questa terra di Pompei senza aver qui propagato il tuo Rosario. Niuno
rispose: silenzio di tomba mi avvolgeva dintorno ...Una lontana eco di campana
giunse ai miei orecchi, e mi scosse: sonava l’Angelus del mezzodì. Mi prostrai
e articolai la prece che in quell’ora un mondo di fedeli volge a Maria. Quando
mi levai in piedi, mi accorsi che sulle guance era corsa una lacrima” (Storia
del Santuario di Pompei, p 58-60).
Ne segue la storia semplice di un’immagine che fa il suo
ingresso a Pompei, il 13 Novembre 1875, su di un carro che trasportava letame
da Napoli. Pompei, dunque, non è nata da un piano precostituito. E’ cresciuta
lentamente secondo le esigenze di uno sviluppo e di un programma che si
presentavano giorno per giorno. La guida forte e costante di Bartolo Longo fu
la preghiera del Rosario contemplato ed attuato. I segni dei tempi – progetti e
provvidenza – erano interpretati dal Beato nello sforzo di adeguarsi alla
volontà di Dio ed ai bisogni dei
fratelli e sorelle. Di qui la Carità che non teme le difficoltà e i rischi.
Molti furono scandalizzati e disorientati dalle iniziative sociali del Beato.
Egli scrive: “A misura, perciò, che la pubblica inesauribile carità ne forniva
i mezzi, io raccolsi quanti fanciulli potei, figli dei carcerati, e curai che
fossero educati secondo un metodo speciale”. (Storia …..p.) Di fronte alle affermazioni
positivistiche egli proponeva il suo grande atto di fede che resterà sempre
l’idea centrale dell’opera. Egli era cosciente di questa avventura e la volle vivere integralmente.
Abitualmente chiamiamo
la città ‘Pompei’, ma nell’intenzioni del suo Fondatore avrebbe dovuto
chiamarsi ‘Nuova Pompei’. E questo per il riferimento, spesso in contrasto con
l’antica Pompei: “Allato ad una terra di morti gli si è presentata di subito
una terra di risurrezione e di vita: all’infranto anfiteatro, insozzato di
sangue, si contrappone un Tempio vivo di fede e di amore, un Tempio sacro alla
Vergine Maria; ad una città sepolta, … succede una città piena di vita, che
attinge la sua origine dalla civiltà nuova portata dal Cristianesimo: la Nuova
Pompei …” (Storia, p.18 s.) . Nel tempo il Longo cambiò ‘registro’: il famoso
Matteo Della Corte era stato per un periodo uno dei suoi segretari.
Tutto quanto si vede e si ammira è l’avventura
umano-divina di Pompei e del suo Fondatore. E’ dove vuole e ne senti la voce ma non sai di
dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito” (Gv 3,8).
Bartolo Longo ‘fu condotto dallo Spirito’, di volta in volta, nel deserto o
nella messe abbondante; nel buio della notte o nella luce radiante del meriggio.
Niente di
straordinario, si dirà. Ma la ‘straordinarietà’ – mi si perdoni il bisticcio
delle parole – sta proprio nell’interpretazione ed adesione che il Fondatore
diede ad eventi ‘ordinari’. Per questo egli merita di essere proposto, anche
attraverso la dichiarazione finale di santità, un modello di vita Cristiana
soprattutto per i laici. Ritengo che un religioso al suo posto non avrebbe
fatto tanto: in quel tempo di anticlericalismo Dio inviò un laico con famiglia
quali pionieri della rinascita della tradizionale laicità cattolica.
Mi sembra facile e coerente chiudere questo primo punto.
La felice contiguità
delle due Città; le folle che le visitano costantemente; la religiosità fin
dalle rispettive fondazioni ed, infine, la non contrastante associazione di
Cultura e Religiosità nella formazione dell’identità del Pompeiano, fanno
pensare ad un unico progetto provvidenziale. Ad una sola “Avventura dello
Spirito”. Le facce dell’unica medaglia si integrano piuttosto che contrastarsi
nella composizione dell’ identità.
Forse Franco Cardini non applicherebbe a noi quanto ha
riportato in un elzeviro dell’Avvenire (25 -03 – 2014, p.23). “Di memoria e
d’identità si parla fin troppo, di questi tempi: al punto che qualcuno ha
proposto di bandire per almeno dieci anni tali due termini dal nostro lessico,
sia ordinario, sia intellettuale”.
b) - L’identità è il futuro.
Credo possiamo
descrivere l’identità del Pompeiano con queste parole: ‘colui che ispira se stesso alla Cultura ed alla Religiosità Cristiana
e ne diventa anche promotore nella vita quotidiana’.
Tutto il resto
gira intorno ai due gioielli che il Signore ha regalato a Pompei ed al mondo intero. Il nome di
Pompei è universale e va custodito e promosso in tutti gli aspetti. E’ un
Copyright o un Brand da proteggere: i difensori nati sono i Pompeiani che
affidano gelosamente ai propri rappresentanti nelle varie funzioni civili e
commerciali.
Fin dal 1982 ho
usato due metafore nel parlare della nostra Pompei: una biga non potrà mai muoversi bene senza le due ruote (la Pompei
Antica e la Nuova) oppure Pompei ha
nelle ‘due città’ gli unici ‘due pozzi di
petrolio’ per il nostro benessere. Aggiungo ora: Pompei è un’oasi speciale, benedetta: come tutte
le oasi deve essere usata ma anche protetta, evitando il rischio della
sparizione (desertificazione)
Ben venuta la
creatività nel promuovere lo sviluppo, ma tutto deve muoversi ed integrarsi in
accordo con la identità della Città. Con più di quattro milioni di visitatori
all’anno è necessario provvedere servizi d’ogni genere con l’adeguata
promozione ed efficace informazione. Non si può annunziare un evento (spesso
costoso) all’ultimo momento: è denaro sprecato. Così pure è necessaria la
garanzia che i vari eventi durino nel tempo (almeno per cinque anni). Il
lamentato ‘Mordi e Fuggi ’ dei pellegrini e dei turisti potrà cessare solo offrendo
loro adeguate ragioni di sosta.
Forse un serio
esame della urbanizzazione - mirata più agli interessi del Paese che a quelli
personali o clientelari – potrebbe ancora ribaltare le mancanze passate. Queste
poche e generiche affermazioni - che richiedono ben altro tempo ed attenzione –
mi sembrano sufficienti a confermare che il futuro dipende dalla fedeltà alla
nostra identità.
Pompei 29 Aprile 2014 – Pietro Caggiano
52. POMPEI NEL MONDO di Stefano Armellin
I 130 anni della Rivista, commento pag. 25. Scrive : Marco Tarquinio, Direttore di Avvenire, titola : "Quando Avvenire si stampava all'ombra del Santuario". Questa mattina a Pompei Maria Padulosi inaugura la sede in Via Lepanto per incontrare i suoi elettori. E' il Candidato Sindaco più autorevole e innovativo. Ha un percorso intricato da sbrogliare, non solo all'esterno per la nota conflittualità delle parti in gioco, ma pure all'interno della sua coalizione, per un difficile ricambio generazionale. Non é una questione di età anagrafica ma di mentalità politica, che qui a Pompei, per avere un reale successo pro-Bene Comune, deve essere in linea con quella del fondatore, sia della Rivista sia della Città sia del Santuario : il Beato Bartolo Longo. Chi si allontana da questa figura luminosa viene sfiduciato, come é successo al Sindaco uscente.
Vediamo allora se il "periodico dei miracoli" farà il miracolo portando al pieno e meritato successo Maria Padulosi, una neofita della politica, ma integra nell'anima e nello spirito.
Tarquinio ricorda che Avvenire e la Rivista del Beato sono strettamente legati "da uno speciale e saldissimo legame" perché "entrambi -pensati-...da due persone sante : Bartolo Longo e Paolo VI".
Di Paolo VI ricordiamo ai lettori l'impegno profuso verso gli artisti contemporanei e la sua disponibilità di aprire una nuova ala dei Musei Vaticani proprio per ospitare le opere moderne a testimonianza del tempo presente.
Tarquinio fa bene a ricordarci che "Pompei é una delle capitali mariane del Mondo", perchè al Mondo guardavano il Beato Bartolo e Paolo VI che aveva compreso come lo "strumento-giornale...servisse la consapevolezza dei cattolici italiani e di ogni persona di buona volontà".
Maria Padulosi é una persona di buona volontà, e a Lei va il nostro augurio di riuscire a fare in concreto il Bene di Pompei, qualunque sia il risultato elettorale. Avvenire, ne siamo certi, ne prenderà atto : "Come dimenticare, poi, che per anni una parte cospicua della tiratura di Avvenire venne realizzata proprio all'ombra del Santuario di Pompei".
Oggi il Direttore della Rivista é "l'amico e collega Angelo Scelzo, già firma prestigiosa del nostro quotidiano e attuale vicedirettore della Sala Stampa Vaticana".
Infine Tarquinio rammenta per i cittadini di Pompei che ne faranno richiesta, la possibilità di ricevere Avvenire per tre mesi a casa loro gratuitamente.
Oggi, si aggiunge a Pompei una nuova voce "limpida e forte", quella di Maria Padulosi, e di Lei ne siamo certi, per tutti i cittadini pompeiani, caro sarà, ogni giorno.
Stefano Armellin (130/23 segue) Pompei, domenica 6 aprile 2014
Blog : Maria per Pompei Sindaco clicca qui