domenica 20 marzo 2011

1086 di 2013 ; il Secondo Avvento

Stefano Armellin con il pezzo 1086 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013





Titolo : Il Secondo Avvento. 

Il secondo grido e i moventi della morte di Gesù (Mt 27,50; Mc 15,37; Lc 23,46; Gv 

19,39) 

di Padre Felice Artuso



La morte è un’esperienza unica, personale, inevitabile, irreipetibile e sgradita. 

I condannati alla crocifissione si avvicinavano all’imposto supplizio con grande timore e spavento. 

Mentre scontavano l’atroce pena, fremevano, impallidivano, allentavano il respiro e morivano, emettendo un debole rantolo. 

Gesù si distingue nettamente dagli altri crocifissi. Aspetta la morte cruenta e ne accetta la sconvolgente sofferenza. 

Lancia un grido doloroso e impressionante nel momento della sua morte. 

L’evangelista Marco scrive, infatti, che egli «Dando un forte grido, spirò» (Mc 15,37). 

Giunto al culmine del suo cammino di svuotamento, lancia un gemito intenso, inarticolato e impressionante. 

Nel grido senza alcuna parola si rivela il Figlio prediletto, che espelle il suo spirito e lo consegna fiducioso al Padre. 

Aveva gridato contro il male del mondo e contro la morte, che lo ferivano nei suoi 

sentimenti. 

Nell’ultimo grido rivendica il negato diritto di morire con onore e dignità filiale; comunica 

parimenti l’immensa gioia d’aver vinto la potenza del male. 

Nessuno avrebbe badato alla crudeltà della sua morte, se egli non avesse agonizzato nel 

Getsemani e se non avesse emesso un sonoro urlo sulla Croce.
Dissociamoci da quei cristiani che non hanno accettato e non accettano tuttora che Gesù abbia sofferto nelle varie fasi della sua vita terrena. 

Permettiamo che il suo lamento penetri profondamente nei nostri cuori e li trapassi. Usciremo dai nostri torpori spirituali, dalle nostre confusioni mentali e dalle nostre erronee valutazioni. 

Prenderemo così la giusta direzione. 

Valuteremo in modo nuovo i bisogni e le aspettative degli altri. Saremo anche più sensibili ai tanti gridi d’aiuto, che si elevano continuamente in ogni parte del Mondo.

Gli altri evangelisti attenuano parecchio gli aspetti della tragica morte di Gesù, presentata dall’evangelista Marco. 

Matteo garantisce che egli morì, lasciando andare il suo Spirito con deliberata volontà: «Emesso un alto grido, spirò» (Mt 27,50). 

Luca afferma che Gesù espirò, ossia fa uscire da sé lo Spirito, la propria vita: «Detto questo spirò» (Lc 23,46). 

Giovanni attesta che egli compì un atto di un vivente. I morenti curvano il capo verso il petto dopo aver emesso l’ultimo respiro. 

Gesù invece abbassa spontaneamente la testa in atto di completa obbedienza al Padre. 

Si dispone volutamente al riposo e al sonno della morte. 

Emette quindi l’ultimo respiro e si affloscia. Smette le funzioni corporee, perde la coscienza, cessa di respirare e trasmette il suo spirito vitale: «E, chinato il capo, spirò» (Gv 19,30). 

Egli consegna il suo alito di vita al Padre e anticipa l’effusione dello suo Spirito nel giorno della Pentecoste. 

Termina la sua opera di incarnazione, di sacrificio e di donazione. Ci comunica così la bellezza dell’amore e ce la rende possibile. Mentre il suo corpo si irrigidisce, la sua anima ritorna nella gloria di Dio.
L’Uomo della Sindone ha l’impronta della testa leggermente reclinata. Ci accerta che sulla Croce Gesù respirava, sporgendosi in avanti e il suo corpo si è raffreddato, conservando la posizione che aveva nel momento della morte.

Padre Felice Artuso 

Profilo storico e devozionale della Sindone 8
Il consistente incremento dei pellegrini verso il sacro reperto dipende da questi dati: 

La maggiore conoscenza degli scritti biblici, la crescente devozione all’umanità di Gesù, la pubblicazione di meditazioni sulla Passione del Signore, la predicazione quaresimale sull’ultimo giorno di Gesù, l’elargizione delle indulgenze, l’esposizione di copie sindoniche in alcuni luoghi di culto (in Europa ce ne sarebbero 27), 

la scorrevole viabilità, le celebrazioni liturgiche di cattolici ed ortodossi nei giorni dell’ostensione, le mostre d’arte, gli affreschi, le decorazioni, gli ex voto nelle chiese, le medaglie commemorative, i libri sui risultati degli studi scientifici e gli articoli giornalistici, la riproduzione di numerose fotografie sia in bianco e nero sia a colori, la trasmissione televisiva in diretta sull’ostensione, l’accesso all’immagine in Apple, l’applicazione tecnologica in Ipad, le informazioni in Internet. 

Oggi non sa nulla sui contenuti della Sindone solo chi si interessa di altri argomenti.
 
Convinta di possedere la migliore immagine della Passione del Verbo fatto carne, la chiesa torinese venera la Sindone, attribuendole lo stesso culto, riservato agli altri agli oggetti appartenuti a Gesù Cristo. 

Organizza conferenze, lezioni, incontri ecumenici, meditazioni, preghiere appropriate e Via Crucis basate sui segni sindonici. 

Il 4 maggio continua a dedicare al Sacro Telo una memoria liturgica con Messa ed Ufficiatura. 

Si sente fortunata di venerare la Sindone, che evoca le torture e la sepoltura di Gesù, inoltre induce a trovare risposte intelligibili sul mirabile evento della sua risurrezione. 

Nella colletta della messa invoca Dio, perché le conceda di contemplare per sempre il bel volto di Gesù risorto: «O Padre … a noi, che veneriamo la sua immagine, raffigurata nella Santa Sindone, dona di contemplare il suo volto glorioso». 
Segue

Padre Felice Artuso