giovedì 16 giugno 2011

1174 di 2013 , il Secondo Avvento

Stefano Armellin con il pezzo 1174 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo : Il Secondo Avvento 



Il sangue redentore di Gesù (c), di Padre Felice Artuso

Nel sacrificio eucaristico il Signore Gesù offre a noi il suo 

sangue, che ci mette in comunione vitale con Dio 

(1 Cor 10,16), ci procura l’ebbrezza spirituale (Ef 2,13-14) e ci 


prepara al dono della Gloria eterna (Gv 6,54).

L’Apocalisse annuncia che al Giudizio Universale Egli si 

presenterà agli uomini e alle donne nella sua potenza 

regale e tutti lo vedranno avvolto in un mantello, intriso di 


sangue.
 Allora chi avrà creduto in Lui, conoscerà la 

definitiva salvezza (Ap 19,12-13; Rm 3,24).


I Padri della Chiesa danno ampio risalto al sangue che Gesù ha

sparso durate la sua Passione. 

Considerano i sacrifici dell’antica alleanza una prefigurazione

della Sua cruenta immolazione. 

Ispirandosi all’immagine dell’uva vendemmiata, pigiata e

torchiata, asseriscono che Egli è stato schiacciato e

spremuto dal peso delle colpe umane. 

Esortano sovente i cristiani a contemplare Gesù intriso di sangue,

fulgente nella sede del Padre celeste e veniente verso di noi per

rivestirci di gloria divina.

Ricorrono spesso all’immagine della pigiatura dei grappoli d’uva,

che nel Dialogo con Trifone 54,1 San Giustino applica per primo a

Gesù crocifisso e glorioso. 

Infatti San Cipriano scrive: «Si parla della pigiatura, perché come

il vino non può vendersi per bere se non si pigia e non si pressa, 

così noi non potremmo bere il sangue di 

Cristo se non fosse stato pigiato e pressato» . 

Cromazio di Aquileia, afferma: «Nella Passione della Croce

Cristo fu come spremuto dal legno del torchio, perché

versasse per noi il suo sacro sangue» . 

San Gregorio Magno insegna che Gesù è entrato nel torchio della

Croce e ne ha provato un grande spasimo. 

Una tradizione posteriore riferisce che in una celebrazione

eucaristica lo ha visto sotto una pressa e gli ha chiesto di

difendere la gente, minacciata dalle orde vandaliche . 

Il teologo ortodosso Cabasilas scorgendo nel flusso del sangue il

segno della liberazione dei peccati e della guarigione dalle ferite

spirituali, scrive: «Dio è morto. È sangue di Dio quello che è stato

versato sulla Croce. Che cosa potrebbe essere più prezioso di

questa morte?» . 

«Questo sangue, sgorgato dalle ferite, spense il sole e fece

tremare la terra, santificò l’aria e lavò tutto il Mondo dalla 

sozzura del peccato» . 

Collegandosi ad una interpretazione messianica dei rabbini

sull’espressione “lava nel vino la veste e nel sangue dell’uva il

manto” (Gn 49,11), i teologi medievali associano il sangue di

Gesù all’aromatico grappolo d’uva delle vigne di Engaddi (Ct

1,14) o al fragrante mosto che sprizza dalla vinaccia, pressata nel

torchio. 

Pertanto San Bonaventura da Bagnoregio asserisce che Gesù non

«volle minimamente alleggerirsi il torchio della Passione, Lui che

suole o togliere o diminuire ai suoi fedeli la violenza del dolore» .

E «nel rosso della Passione si manifesta l’ardore dell’immensa e

incomparabile carità» . 

Nell’inno “Adoro te devote” San Tommaso d’Aquino dà a Gesù

l’appellativo di pio pellicano, perché mediante il sacramento

eucaristico egli dona ai cristiani il suo sangue, nutrimento e pegno

d’immortalità. 

Nel secolo XVII il Grechetto su una pala da altare dipinge san

Bernardo che sta bevendo il sangue che esce dal costato di Gesù". 


Padre Felice Artuso