martedì 5 luglio 2011

1193 di 2013 ; il Secondo Avvento

Stefano Armellin con il pezzo 1193 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo : Il Secondo Avvento

 Il peccato offende Dio (b), di Padre Felice Artuso


Gesù trascorre la sua vita, intrecciando buoni e rispettosi rapporti con la gente. Accoglie le 

persone, che incontra nel suo cammino apostolico. Nei suoi atteggiamenti manifesta di avere una 

grandezza d'animo (Col 2,14) e comunica la misericordia divina (Rm 11,32).
Insegna che ognuno si realizza, ponendosi in una umile e salda relazione con Dio, misericordioso e 

giusto.

Asserisce che il peccato affligge Dio e rende schiavo del male chi lo commette (Gv 8,24). 

Si meraviglia della caparbietà e dell’incredulità dei suoi oppositori (Mc 6,6). 

Si identifica con il Servo di Dio, che dona tutto se stesso, soffre e muore per redimere gli uomini

dai loro peccati e per introdurli nella vita divina (Is 53,12). 

Spinto da un immenso amore, si prepara a patire e passare alla gloria del Padre.

Nell’ultima cena connette la Sua dolorosa morte al perdono dei peccati (Mt 26,18; Mc 14,24). 

Sul trono della Croce sembra un malfattore e un fallito.

In realtà sopporta «contro di sé una così grande ostilità dei peccatori» (Eb 12,3).

Rivela Dio, che trasforma la maledizione in benedizione (Gal 3,13-14), il male in perdono (1 Cor

6,11). la dannazione eterna in liberazione finale (Rm 4,25; 5,6-8; 7,4).
Noi siamo colpevoli delle sue innumerevoli sofferenze.

Siamo moralmente responsabili della sua Passione e morte. 

Nonostante ci risulti problematico dimostrarlo, dobbiamo ammettere di averne una parte di colpa 

(1 Gv 1,8-9) e confessare ch'egli è davvero la «vittima di espiazione per i nostri peccati; non 

soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo» (1 Gv 2,2).
Vivendo poi nell’orgoglio, nell’egoismo, nella prepotenza, nella falsità, nella superficialità, nella

tiepidezza e nell’ingratitudine, continuiamo a tradirlo, giudicarlo, maltrattarlo, disonorarlo,

rinnegarlo e crocifiggerlo nei nostri simili. 

Mentre Egli rimane presente in loro, bisognosi di attenzione e di soccorso, esponiamo all’infamia

Lui, immagine e capolavoro di Dio onnipotente. (Ebr 6,4-5), il solo giusto, l'unica luce del mondo,

la pietra viva (1 Pt 2,21) e il «primogenito tra molti fratelli» (Rm 8,29). 

Alla nostra cattiveria risponde continuando a dare «se stesso in riscatto per tutti» (1 Tm 2,6), 

Ce lo fa capire, dicendo a Saulo in cammino sulla via, che conduce a Damasco:

«Io sono Gesù che tu perseguiti!» (At 9,8);

Io Sono colui che è stato annunciato nella Scrittura; Sono il Salvatore, che tu rifiuti e insulti.

Saulo non dimentica le parole del Signore che lo stupiscono e lo illuminato sulle gravi conseguenze del peccato.

Ne prova un grande e vibrante ribrezzo. Si pente del male compiuto, muta la sua condotta e si abbandona all’inesauribile grazia di Dio.

Secondo un’antica tradizione l’apostolo Pietro decide di allontanarsi da Roma dopo avervi soggiornato alquanto.

Distaccandosi dalle mura di cinta, vede Gesù che vi entra.

Incuriositosi, gli chiede: dove vai, Signore?

 Gesù gli risponde: vado a Roma per essere nuovamente crocifisso.

Pietro comprende la lezione del suo maestro.

Per non affliggerlo nei fratelli che ha abbandonato nella città, vi rientra e vi rimane fino al martirio. 

Arriverà il momento nel quale il Signore ci chiederà la ragione che ci ha indotto ad ignorarlo e oltraggiarlo (Mt 24,30; Ap 1,7).

Padre Felice Artuso