Stabiliscono con lui le mosse opportune per catturare, processare e condannare Gesù (Mc 14,11; Lc 22,5).
Pattuiscono di retribuire l’apostolo, dandogli trenta monete (sicli) d’argento, il valore legale per l’acquisto di uno schiavo.
Mentre egli attende il momento opportuno di consegnare Gesù nelle loro mani (Mt 26,16), interviene Satana, che lo priva della sua autonomia (Lc 22,3).
Lo induce a lasciare la sala illuminata e ad immergersi nelle tenebre del peccato.
Lo distacca dagli apostoli che non sospettano il suo tradimento, convinti che egli vada a elargire l’elemosina o ad acquistare qualcosa per la festa.
Strappa l’apostolo da Gesù, che impartisce ai discepoli le ultime istruzioni sul comandamento dell’amore (Gv 13,2.21-35; 15,12-13).
Posseduto dal demonio, l’apostolo ritorna dai sadducei e farisei, assume il comando della truppa, destinata a catturare il presunto nemico (Gv 18,2-3), e l'accompagna nell'Orto degli Ulivi.
Giuntovi, si distacca dal drappello, si avvicina a Gesù, simulando quindi un abbraccio amichevole, lo invita a rallegrarsi: “Chaire, Rabbi”, Salve, Maestro. Non lo chiama Signore, ma Rabbì, appellativo sprezzante in questo caso. Sorridendo, lo bacia, perché sia subito riconosciuto dalla truppa armata. Trasforma un gesto di amicizia in un atto di vile consegna.
Attua inconsapevolmente le previsioni della Scrittura e ferisce Gesù nei suoi sentimenti (Mt 26,47-50; Gv 13,18). Rappresenta i traditori, che affliggono Gesù con le loro funeste azioni.
Padre Felice Artuso