Stefano Armellin con il pezzo 164 di 2013 della composizione record
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013
Titolo: La Madonna della follia e Pietro "...lo scrittore è il custode delle metamorfosi. Tribù che contano talvolta poche centinaia di esseri umani ci hanno lasciato una ricchezza che certo non meritiamo, poichè per colpa nostra quegli esseri si sono estinti o si stanno estinguendo sotto i nostri occhi, mentre noi li guardiamo appena...ma la vera salvaguardia di questo patrimonio, la sua resurrezione per la nostra vita è compito degli scrittori...in un Mondo cosi fatto, che siamo inclini a definire il più cieco di tutti i mondi possibili, appare di un'importanza addirittura cruciale che alcune persone continuino malgrado tutto a esercitare questa capacità di metamorfosi. Ma ciò che a prescindere dai loro specifici contenuti costituisce la peculiarità dei miti è la metamorfosi che in essi si attua. E' una responsabilità per la vita che si sta distruggendo...".Canetti.
I rinnegamenti di Pietro di Padre Felice Artuso
Gli evangelisti ricordano i rinnegamenti di Pietro, ma il loro racconto differisce sul numero, sulle persone coinvolte e sul luogo in cui sono avvenuti. Marco scrive che una donna riconosce Pietro e lo segnala agli astanti.
Messo ripetutamente in difficoltà, Pietro nasconde la sua identità e rifiuta Gesù.
Per dare rilevanza alla narrazione, Marco ricorre al numero ternario. Aveva scritto che Gesù per tre volte annunciò ai discepoli il suo esodo pasquale e nel Getsemani per tre volte pregò il Padre, Pietro invece rinnega tre volte il suo Maestro. Assalito da una paurosa vergogna, procede di male in peggio, passa da una banale bugia ad una gravissima menzogna.
Matteo segue la descrizione di Marco, ma cambia le persone che interrogano Pietro. Concorda invece con Marco nell’attestazione che Pietro rinnega tre volte Gesù, mentre Egli proferisce la verità davanti ai Sinedriti.
Luca dipende dagli evangelisti precedenti e vi inserisce delle modifiche procedurali, che non hanno un valore unicamente redazionale. Egli specifica che una donna interroga Pietro, che ostenta un aspetto disinvolto; intervengono poi due uomini che con le loro affermazioni mettono a disagio Pietro.
Per alleviare la colpa dell'apostolo e dimostrarne il graduale pentimento, traspone l'ordine delle negazioni. Mette la menzogna più grave di Pietro al primo posto e colloca la più lieve alla fine.
Giovanni riduce a due i rinnegamenti del primo degli apostoli. Pietro rinnega la prima volta Gesù, per rispondere alla domanda di una giovane portinaia. Lo rinnega una seconda volta, mentre si trova davanti a due servi. Si verifica una contrastante testimonianza. Nel piano superiore dentro la sala di Anna (Gv 18,37) Gesù si mostra un testimone credibile, mentre nel cortile Pietro, mosso dalla paura, nega di essere discepolo di Gesù. Il maestro dichiara la sua identità senza vergognarsene. Il discepolo invece si vergogna di Gesù, nasconde di appartenere al suo gruppo e rinuncia di compiere il bene, richiestogli.
Analizziamo lo svolgimento di questi rinnegamenti. Pietro con un altro discepolo (Gv 18,15), che la tradizione identifica con l'apostolo Giovanni, giunge presso il palazzo del sommo sacerdote (Anna – Caifa). Una giovane portinaia li lascia entrare, perché conosce Giovanni. Secondo Eusebio, vescovo di Cesarea marittima, vi portava il pesce, pescato nel lago.
Nel cortile del palazzo Pietro può seguire le fasi del processo e intervenire a sua discrezione (Gv 18,15-21). Le notti primaverili sono piuttosto fredde e umide a Gerusalemme, situata a 800 metri d'altezza dal mar Mediterraneo.
Nel corso della notte le sentinelle di turno sogliono bruciare della legna per scaldarsi quanto basta (1 Maccabei 12,28-29). I sequestranti di Gesù adottano lo stesso procedimento delle sentinelle. Accendono un fuoco sui lastroni di pietra e si pongono attorno al rogo, dove ricevono il tepore, che esso produce. Pietro si siede accanto a loro. Sosta taciturno, ostentando disinvoltura. Ignora di aver bisogno di Gesù, luce che illumina e infiamma d’amore i cuori degli uomini.
Padre Felice Artuso
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