Dialogando con il Signore, Pietro riconosce che la presunzione, l’arroganza e il desiderio di dominio lo hanno deviato dal giusto percorso.
Capisce che non poteva salvare Gesù dalla morte, ma che doveva lasciarsi salvare da Lui.
Cambiato interiormente, decide di ascoltare meglio il Signore, di amarlo con più intensità, di preferirlo ad ogni persona e di lasciarsi guidare da Lui, che gli ha promesso la vittoria sulla potenza del male (Mt 16,14).
Il Signore a sua volta conferma Pietro nella missione di guidare e di governare la Chiesa. Gli predice anche il martirio cruento: «Pasci le mie pecorelle.… Quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi. Questo egli disse con quale morte egli avrebbe glorificato Dio» (Gv 21,17-19).
Raggiunta la vecchiaia, qualcuno ti fisserà le braccia su un patibolo, ti annoderà la veste, ti trascinerà in un luogo indesiderato e tu proverai il disonore per conservarti fedele a me. Non temere di percorrere questa via ignominiosa e dolorosa. «E detto questo aggiunse: seguimi» (Gv 21,19).
Prima hai percorso un tuo itinerario di giustizia. Adesso è arrivato il tempo, in cui ti chiedo la massima fedeltà a Me. Corrispondi alla grazia che ti elargisco con abbondanza. Esprimerai un amore superiore a quello che hai finora conosciuto.
Conoscerai la giustificazione e glorificherai Dio. Pietro benedice il Signore, che si è rivelato a lui e lo ha chiamato ad una nuova vita (1 Pt 1,3). Vincolato più saldamente a Lui, corrisponde alla grazia della vocazione.
Docile parimenti all’azione dello Spirito Santo, penetra nel mistero della Croce, approfondisce i contenuti dell’insegnamento evangelico, acquisisce una più solida fede pasquale, riprende la sequela interrotta e ripara le sue vergognose cadute.
Imita Gesù, supremo pastore e protettore del gregge di Dio (1 Pt 5,2.4). Percorre ogni giorno la via del servizio e della Croce con un cuore straripante d’amore.
Si considera un vero e autorevole discepolo di Gesù (At 12,11). Esercita l’ufficio di capo supremo della Chiesa, attribuendosi il titolo di anziano tra gli anziani (1 Pt 5,1).
Attesta per primo che Gesù è il Signore di tutti e il Vivente (At 2,22-24.36; 10,36).
Parla dell’evento pasquale nella città di Gerusalemme (At 2,14), di Samaria (At 8,5), di Lidda (At 9,32), di Giaffa (At 9,36ss), di Cesarea marittima (At 101,ss) e di Antiochia (At 11,19-20).
Secondo un’antica tradizione, risalente ad Eusebio di Cesarea, Pietro predica ai giudei della diaspora, residenti nel Ponto, in Galizia, Bitinia, Cappadocia ed Asia. Proclama ovunque l'amore esaltante e beatificante del Signore (1 Pt 1,1; At 5,41).
Aiuta i giudei e i pagani a comprendere il senso profetico delle Sacre Scritture.
Dimostra che in lui, morto e risorto, si è adempiuto «il prestabilito disegno e la prescienza di Dio» (At 2,23; cf At 10,43).
Invita i suoi uditori ad amare il Signore e a credere in Lui, sorgente di sicura speranza. Ottiene da loro degli ampi e inattesi consensi (At 2,38.41). Chiede poi ai primi battezzati, residenti in varie zone geografiche, di ritenersi dei pellegrini, di respingere l'interpretazione privata della Scrittura, di praticare la vigilanza e di collegare la propria sofferenza con quella di Gesù nell’attesa di giungere alla gloria celeste (1 Pt 1,14.21; 5,8; 2 Pt 1,20).
Salvaguarda l’unità della Fede nel Signore e rispetta le diversità culturali dei gentili, convertiti al cristianesimo. Non si lascia intimorire e condizionare dagli affezionati alle tradizioni giudaiche, che lo accusano di aver defezionato. Svolge bensì una funzione preminente, direttiva, fraterna e unificante (At 11,1-3).
Padre Felice Artuso