"In nessun caso dobbiamo dare l'impressione di essere impazienti di arrivare. Bisogna che la cosa maturi quasi da sè...
Per molte cose (il Poema visivo del XXI secolo NdA) fu invidiato da parecchi ammiratori, studenti, maestri e discepoli, come spesso avviene alle opere eccellenti non solo per la loro interiore grandezza ed energia ma anche per l'apparente preferenza accordata loro dal destino".
Hermann Hesse
L’Eucaristia è il banchetto al Corpo e al Sangue dell’Agnello immolato b di Padre Felice Artuso
La preghiera eucaristica prepara l’assemblea a ricevere il Signore con fede, amore e gratitudine.
I cristiani, che partecipano a quest’azione liturgica ed hanno la coscienza di essere nella grazia divina, nel momento della comunione sacramentale si mettono in fila, si avvicinano al ministro e prendono da lui il Signore «che ha sofferto per noi» (CCC 1382) nella forma di servo obbediente.
L’assunzione del corpo di Gesù effettua il più alto grado di unione con Lui, che accompagna ognuno nel suo cammino verso la piena trasfigurazione e della definitiva deificazione.
Alcuni santi bramavano intensamente di ricevere il Signore, per sperimentare la Sua presenza in loro e per costituire in Lui un unico sacrificio.
Santa Caterina da Siena confida che vibrava talmente ad accostarsi al SS. Sacramento da sentire un rumore sonoro dentro il suo cuore.
Santa Gemma Galgani attesta che anelava così forte ad avvicinarsi al Signore che gli ripeteva questo ritornello: «Tu ardi, Signore per me ed io brucio per te».
Partecipare alla messa domenicale o feriale ed omettere la comunione sacramentale, perché si è tiepidi, distratti e sfiduciati, significa sottovalutare tramite l’assunzione del Santissimo che ci vincola di più alla sua missione salvifica e ci pone nell’attesa delle realtà eterne.
Chi se ne astiene ordinariamente, dimostra di avere una concezione erronea della messa.
Palesa di non averne inteso la dimensione verticale e orizzontale.
Quando celebriamo l’Eucaristia, Gesù si dona a noi nel segno sacramentale, ci comunica la sua vita divina e associa i nostri corpi mortali alle schiere angeliche, nonché a tutti i salvati. Egli attua quanto aveva promesso alla gente, affluita presso Cafarnao: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita» (Gv 6,53).
Unendosi a noi, ci incarica di servire i fratelli e di testimoniare a loro che il suo Regno d’amore è offerto ad ogni persona. Accogliamo questo dono pasquale che ci comunica la vita di Dio, ci sollecita a vivere nella carità e ci accompagna nel nostro cammino fino al raggiungimento dell’assemblea festosa del Paradiso.
Padre Felice Artuso