Titolo : Risorto " 10 settembre 1978, l'Angelus di Giovanni Paolo I, come riportato a pag. 612 del libro di Marco Roncalli, dice "richiamando i colloqui in corso a Camp David : - Anche il Papa ha pregato, fatto pregare e prega perchè il Signore si degni di aiutare gli sforzi di questi uomini politici.
Io sono stato molto ben impressionato dal fatto che i tre presidenti abbiano voluto pubblicamente esprimere la loro speranza nel Signore con la preghiera. I fratelli di religione del presidente Sadat sono soliti dire così : - C'è una notte nera, una pietra nera e sulla pietra una piccola formica; ma Dio la vede,non la dimentica -.
Il Presidente Carter, che è fervente cristiano, legge nel Vangelo :- Bussate e vi sarà aperto, chiedete e vi sarà dato. Non un capello cadrà dalla vostra testa senza che il padre vostro che è nei cieli lo sappia".
E il premier Begin ricorda che il popolo ebreo ha passato un tempo momenti difficili e si è rivolto al Signore lamentandosi dicendo . " Ci hai abbandonati, ci hai dimenticati!". "No!" ha risposto per mezzo di Isaia profeta - può forse una mamma dimenticare il proprio bambino ? ma anche se succedesse, mai Dio dimenticherà il suo Popolo-. Anche noi che siamo qui, abbiamo gli stessi sentimenti; noi siamo oggetti da parte di Dio di un amore intramontabile. Sappiamo: ha sempre gli occhi aperti su di noi, anche quando sembra sia notte. E' papà; più ancora è madre..." .
Giovanni Paolo I
Evoluzione del rito penitenziale di Padre Felice Artuso
I Padri della Chiesa considerano il quarto sacramento un secondo Battesimo, nel quale il peccatore pentito sale spiritualmente sulla Golgota, si unisce alle sofferenze di Gesù, riceve da Lui la grazia del perdono e rientra nella comunione con Dio e con i fratelli.
Concedono una sola volta il perdono delle colpe gravi, perché reputano un assurdo anacronismo, che i cristiani ritornino alla precedente vita di peccato. Amministrano ordinariamente la Riconciliazione ai morenti o a coloro che si sono sottoposti ad una penitenza pubblica.
I peccatori si recano, infatti, dal loro vescovo o da un suo delegato, gli confessano le colpe commesse come l’apostasia, l’omicidio volontario o l’adulterio.
Il ministro ascolta la loro accusa e valuta, se essi danno dei segni di autentica contrizione. Riscontrando in loro una vera compunzione, assegna a ciascuno un’adeguata terapia. Impone ordinariamente ad ognuno di rinunciare ai divertimenti pubblici, di astenersi dai cibi più saporiti, di sottoporsi a lavori onerosi, di fare l’elemosina ai poveri e di accettare un periodo di emarginazione dalla comunità.
I peccatori, che accolgono le condizioni per ottenere il perdono delle loro colpe, indossano un abito penitenziale, si stendono la cenere sul capo, simbolo di afflizione e di annientamento, partecipano agli incontri d’ascolto della Parola di Dio e di preghiera, nei giorni domenicali emettono gemiti di contrizione davanti l’entrata della chiesa e domandano in ginocchio la grazia della Riconciliazione.
Protraggono queste azioni penitenziali da un minimo d’alcune settimane ad un massimo di venti anni. Attenendosi a questa prassi, capiscono d’essersi allontanati dal Signore e di avere offeso gravemente Lui e il prossimo.
Imparano anche a dominare i propri istinti, a espiare il male commesso, a compiere un itinerario di conversione e a confidare nella bontà di Dio. Si preparano inoltre ad entrare nella comunione d’amore con il Signore e a partecipare con i fratelli di fede alla celebrazione eucaristia.
Eseguita la penitenza canonica, nel giorno del Giovedì Santo o in un’altra ricorrenza festiva il vescovo impone le sue mani sul capo dei penitenti e invoca su di loro il perdono di Dio. Poi li abbraccia e li riammette alla comunione eucaristica.
Sant’Ambrogio ci offre questa visuale penitenziale, allora in vigore: «Vedi cosa esige da te il tuo Dio? Vuole che tu ricordi la grazia ricevuta, che non ti vanti come se non l’avessi ricevuta; promettendoti il perdono, egli ti invita alla confessione, sta bene attento di non riluttare al divino comando» . «Chi più ha peccato faccia dunque maggiore penitenza, perché i più grandi delitti si lavano con più copiose lacrime» .
«L’esercizio della penitenza allontana le brame del peccato e le gioie della colpa» . Chi ritorna a commettere il peccato di apostasia, di omicidio o di adulterio, non riceve più il perdono della Chiesa ed entra nel gruppo degli scomunicati.
Segue.
Padre Felice Artuso