sabato 20 marzo 2010

720 di 2013 ; Golgota

Stefano Armellin con il pezzo 720 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo : Golgota : "4.Oggi l'amor patrio e nazionale è quasi nullo. Anche né romani al tempo di (3136) Virgilio esso era abbastanza raffreddato perchè quasi niun di loro considerasse più la sua patria come cosa individualmente sua propria". Giacomo Leopardi, dallo Zibaldone


"L'equilibrio, insieme al miracolo e alla intensità del vivere, è una delle tre caratteristiche del santo.
Ragionevolezza, corrispondenza, eccezionalità. Quando corrisponde alle esigenze costitutive del cuore, che sono le esigenze del vero, del bello, del buono, del giusto. Perciò, Iddio deve apparire come profondamente corrispondente alle esigenze del cuore.Quando è responsabile di qualcosa di eccezionale. Se è qualcosa di eccezionale, è qualcosa guardando la quale uno si sente rimandato a Dio. Perciò, l'eccezionale è il miracolo. E San Tommaso d'Aquino dice che Dio può far miracoli dove e come vuole, anche fuori dalla Chiesa;

La natura dell'equilibrio nel breviario. Non ci sono lampi e tuoni contro i peccatori: c'è pietà, comprensione per la loro debolezza, condanna decisa del male ma non dei peccatori, e abbraccio finale ad essi.

Dio usa di tutto e non ha bisogno di niente: questo è l'equilibrio, è l'equilibrio della potenza, del potere. Non - non usare dei beni terreni, rinuncia ai beni terreni-, come tutte le religioni fanno -tutte, tutte! E quanto più sono mistiche tanto più fanno così-, ma -usa dei beni terreni- dell'amicizia con un uomo, dell'amore a tuo padre e a tua madre, dei soldi, del tempo che si riapre ogni mattina -, usa saggiamente dei beni terreni come continua ricerca dei beni eterni -.

Equilibrio e totalità. Qualunque posizione che collochi come preoccupazione una sua cosa mette sé al centro, non Cristo. Non è possibile a un uomo perdonare! Non è possibile!
Una semplicità assoluta. L'evidenza di una eccezionalità, l'evidenza della superiorità a sé. Il riconoscimento, perciò, del valore della Fede è facilissimo". Luigi Giussani

Anima non potest aliquid intelligere nisi convertendo se ad phantasmata; L'Anima non può intendere alcunchè se non rivolgendosi alle -immagini- prodotte dalla fantasia. San Tommaso

Il rito della professione religiosa b di Padre Felice Artuso
Verso il IV secolo gli aspiranti alla vita monacale, entrano in un monastero, appendono al collo una Croce; indossano una tonaca bianca o scura e se la stringono ai fianchi con una cintura. Il colore bianco evoca la veste battesimale, l’innocenza dei costumi e la chiamata alla trasfigurazione interiore, mentre il colore nero indica l’umiltà, l’abbassamento, la penitenza, la morte, il lutto, l’impegno ascetico e la partecipazione alle sofferenze di Gesù. Non essendoci ancora un rituale preciso per la professione religiosa, si pongono ordinariamente davanti ad un loro superiore e gli promettono di osservare il Vangelo e la Regola del monastero.
 
Lo Pseudo Dionigi Areopagita, vissuto tra il V e il VI secolo, descrive per la prima volta lo svolgimento del rito della professione, in seguito ampliato e migliorato. 

Terminato il tempo della formazione religiosa, della sperimentazione di una regola spirituale e dell’iniziazione al mistero pasquale, i neo-professi partecipano alla celebrazione eucaristica o ad una funzione liturgica. 

Prima di emettere i voti di castità, povertà e obbedienza, si prostrano con la faccia rivolta sul pavimento. Prendono la posizione assunta da Gesù durante l’agonia e la preghiera al Getsemani (Mt 26,39), per segnalare la loro piena sottomissione alla volontà di Dio. 

Rialzatisi, il superiore, che presiede il rito, invoca lo Spirito Santo, fonte di rigenerazione, di consacrazione e di amore (Gv 3,5; 17,23), Chiede poi a loro di rinunciare al peccato, alla famiglia naturale ed alle proprietà personali. 

Consapevole della serietà del momento, li esorta a seguire la via indicata e percorsa da Gesù. Li sollecita a smarrirsi per ritrovarsi, a perdersi per affermarsi, a rinnegarsi per intrecciare nuove relazioni con Dio e a consumarsi, per produrre frutti di salvezza. 

Ricorda essenzialmente ad essi che il rifiuto della loro pesante Croce rovina la bellezza della vita religiosa. 

Ricevuti i voti dei religiosi, taglia a ciascuno i capelli, per indicare il distacco dal mondo, la consacrazione a Dio, la partecipazione alle sofferenze di Gesù e la sottomissione ai legittimi superiori. Traccia inoltre sulla loro fronte un triplice segno di Croce, per vincolarli alle tre persone divine e per disporli ad entrare un giorno nella gloria celeste. Consegna infine a ciascuno una regola scritta, un crocifisso e una candela accesa, simbolo di Cristo risorto. Segue.

Padre Felice Artuso