I bisogni dell'anima corrispondono ai doveri verso la creatura umana...
Chiunque eserciti un potere, deve cercare con la sua condotta di formare delle istituzioni atte a favorire la salute della società, cioè l'equilibrio individuale degli esseri umani che la compongono e l'equilibrio delle loro relazioni reciproche...".Weil
Aspetti rituali della professione religiosa di Padre Felice Artuso
Ogni Istituto religioso conferisce un necessario rilievo all’emozionante rito della professione.
Ne esponiamo un parziale svolgimento, per comprendere cosa significa morire alle proprie ambizioni, distaccarsi dalle realtà temporali, lasciarsi attrarre da Dio e vincolarsi più fortemente a Gesù, morto, sepolto e risorto.
I neo-professi Benedettini si radunano nella chiesa del loro monastero. Risposto alle domande del loro Superiore, emettono i voti nel momento dell’offertorio eucaristico, firmano poi un documento al cospetto dei testimoni e lo depongono sull’altare.
Consapevoli delle loro fragilità, ma fiduciosi nell’aiuto del Signore, intendono proseguire il cammino di donazione intrapreso durante il noviziato.
I neo-professi degli Ordini Canonicali accedono invece nella sala capitolare, dove emettono i voti nelle mani del loro Superiore. Si impegnano con ciò a servire Dio e la comunità, che li accoglie con gioia.
Quelli degli Ordini mendicanti o degli altri Istituti pronunciano la formula dei voti davanti all’altare o al legittimo Superiore, mentre appoggiano una mano sul Vangelo o sulle proprie regole.
Attenendosi all’esempio di S. Ignazio di Loyola e dei suoi primi compagni, i giovani Gesuiti si inginocchiano ed emettono i tre voti davanti all’Ostia, sorretta dal celebrante. Evidenziano così la loro consacrazione al Signore, presente nel sacrificio eucaristico.
In un tempo successivo, a loro discrezione, possono aggiungere un quarto voto, che si concretizza in un impegno di carità, di vittima espiatrice o di obbedienza al Papa.
I Passionisti adottano un rito di origine medievale e lo inseriscono nella celebrazione eucaristica. Infatti nella chiesa conventuale i neo-professi promettono al loro Superiore di promuovere la memoria della passione del Signore, cui uniscono gli altri tre voti.
Al che il Superiore appunta sulla loro tonaca il distintivo dell’Istituto. Adagia poi una Croce sulle loro spalle e una corona di spine sulla loro testa. Ad ognuno consegna infine un crocifisso, dicendo:
«Ricevi, fratello carissimo, questo Crocifisso: dopo averlo assiduamente contemplato, possa tu imparare ad esprimere incessantemente in te stesso la parola della Croce e a testimoniarla agli altri, affinché tu possa conseguire il frutto eterno del mistero pasquale» .
Il rito della prima professione femminile ha quest’altri particolari di origine antica. La Superiora pone alle neoprofesse un anello all’anulare, un velo e una corona di fiori rossi o bianchi sulla testa. Il velo simboleggia l’olocausto personale, l’anello il vincolo con il Signore, mentre i fiori rossi e bianchi rimandano allo sposo crocifisso e glorioso . segue
Padre Felice Artuso