Il Figlio di Dio, eminente e onnipotente, si presenta nella piccolezza e nella debolezza. S’identifica con i bambini più fragili, più miseri e più emarginati del Mondo. Manifesta l’ineffabile volto di Dio.
Ignorato dal suo popolo, vagisce, soffre ed emoziona le persone che lo custodiscono. Concentra i suoi gracili sforzi per attirare l’attenzione sui suoi bisogni infantili. Inseritosi nel nostro tempo senza alcuni privilegio, incomincia un’esistenza piena di disagi, separazioni, privazioni, insicurezze, tensioni e affanni.
Prosegue il suo cammino di discesa, di svuotamento, di dipendenza, d’impoverimento, di apertura, di condivisione, di consegna e di sofferenza.
Compie un doloroso itinerario, per comunicare la vita divina all’umanità, degradata e disorientata.
Nel suo transito terreno arriva fuori delle mura di Gerusalemme e del consorzio umano, dove si avvicina a tutti i sofferenti, li abbraccia, sperimenta le loro preoccupazioni e per tutti traccia una via salutare e rassicurante (Fil 2,6-8).
Davvero «l'intera vita di Gesù è stata una via dolorosa. La discesa di Dio nel nostro Mondo equivale già alla sua morte. Non soltanto la morte significa per Gesù il dolore di Dio, ma già il suo nascere» .
«Dalle fasce della sua nascita, fino all’aceto della sua passione e al sudario della Resurrezione, tutto nella vita di Gesù è segno del suo Mistero» (CCC 515).
Padre Felice Artuso