mercoledì 18 agosto 2010

871 di 2013; Economia mondiale


Stefano Armellin con il pezzo 871 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo : Economia mondiale "Nel Mondo contemporaneo il contrasto tra i paesi ricchi e quelli che non lo sono è un fattore determinante.


Questo contrasto potrebbe accentuarsi per lo meno nella misura in cui dipende dagli aiuti concessi dai paesi ricchi a quelli poveri. Gli aiuti ai poveri oggi si riducono esclusivamente a una questione di coscienza e di interesse, che investe la cultura dell'appagamento.

Le persone di buona volontà devono esercitare pressioni affinchè proseguano i piani di assistenza, ponendo, come abbiamo già visto, un accento particolare sulla questione della istruzione - sull'investimento umano. Nel contempo si dovrà porre fine a una delle più disastrose eredità lasciate dalla guerra fredda : la fornitura di armi ai paesi poveri e il commercio internazionale di armi in genere.

Quelli che oggi hanno sia il benessere economico sia il potere politico sono la maggioranza non la minoranza...il conflitto sociale e politico di oggi non è, e non lo sarà neppure in futuro, tra capitale e lavoro; sarà tra coloro che godono del benessere e coloro che ne sono in parte esclusi. 

Le misure necessarie per attenuare la tensione o risolvere i conflitti sono ben note.

Si deve gestire l'economia, e in caso sostenerla, per garantire ampie opportunità di lavoro. Ciò richiede una forte azione macroeconomica - investimenti pubblici e creazione di nuovi posti di lavoro- nel momento in cui essa serve a spezzare l'equilibrio di sottoccupazione. E significa anche un  contenimento del bilancio quando l'economia va bene.

Per tutti quelli che non possono avere un posto di lavoro e per tutti quelli che non possono lavorare deve esistere una sicura rete previdenziale alla quale ricorrere senza per questo divenire oggetto di riprovazione sociale. Si deve riconoscere che in nessun paese industriale il sistema di mercato fornisce case decenti o anche solo abitabili a inquilini che percepiscono un reddito minimo". 

Galbraith

Le stimmate del Signore: segni d’umiliazione e di gloria 4 di Padre Felice Artuso
San Leone insegna che il Signore conserva le ferite, per eliminare le caparbietà dei discepoli, per educarli a credere nella risurrezione corporea e per infiammarli d’amore: «Certamente i segni dei chiodi e della lancia erano conservati per sanare le ferite dei cuori credenti, perché ritenessero non con fede esitante, ma con fortissima convinzione che quella natura, la quale giacque nel sepolcro, si sarebbe assisa nel trono di Dio Padre» . 

San Beda, monaco, letterato e poeta, presenta queste quattro argomentazioni sulle splendide stimmate del Signore: «Anzitutto perché i discepoli, che vedevano, potessero riconoscere con evidenza che non era uno spirito senza un corpo quello che vedevano, ma piuttosto un corpo spirituale, e perciò predicassero di Lui e la certa speranza della futura risurrezione di tutti gli uomini; in secondo luogo perché lo stesso Signore e Dio, Gesù Cristo, che come uomo intercede per noi presso il Padre, mostrando le cicatrici delle sue ferite gli possa dimostrare eternamente quanto grande sia stato il suo travaglio per la salvezza degli uomini…; 

In terzo luogo perché tutti gli eletti, ottenuta l’eterna beatitudine, a vedere nel loro Dio e Signore i segni della Passione, non smettano mai di ringraziarlo, riconoscendo di vivere in grazia della sua morte…; da ultimo perché anche i reprobi vedano nel giorno del giudizio i segni della sua Passione» .
I martiri dei primi secoli, avendo sperimentato la potenza della risurrezione del Signore, cercano un rifugio nelle sue piaghe lucenti. Affrontano il martirio con una fede incrollabile e sperano che le loro membra dilaniate divengano gloriose come quelle di tutti i salvati. 

Uno di loro, Gordio, disse, infatti, ai suoi carnefici: «Quanto più accrescete i tormenti, tanto più grande mi procurerete il premio. Questi sono i patti fra noi (cristiani) e il Signore: in cambio di lividure e gonfiori sul corpo, rifulgeremo nella risurrezione, avvolti di luce» . 

Per eliminare le viltà, le menzogne, le incredulità e le ingiustizie sociali, roviniamo le nostre membra. Tuttavia nella risurrezione dei giusti le piaghe personali si cicatrizzeranno e brilleranno nel nostro corpo. Allora non saranno più un marchio di dolore e di alienazione, ma per sempre un segno di gioia e di onore. Segue

Padre Felice Artuso