sabato 12 marzo 2011

1078 di 2013 ; Discepolo di Cristo

Stefano Armellin con il pezzo 1078 di 2013 
del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo : Discepolo di Cristo

Il primo grido e la derisione dei militari (Mt 27,46-49; Mc 15,34-36; Gv 19,29). Di Padre Felice Artuso.


Il grido scaturisce da forti emozioni. Si grida per esternare un’improvvisa ed intensa felicità o per segnalare un pericolo imminente.

Si grida per protestare su situazioni imbarazzanti o per implorare comprensione, soccorso e difesa.

I crocifissi si lamentavano e imprecavano contro i loro nemici.

Nei momenti di disagio il Popolo d’Israele gridava a Dio. Gli presentava le proprie afflizioni e preoccupazioni, mentre attendeva fiducioso di essere da Lui ascoltato e soccorso (Sal 6,4; 13,2-3; 77,9-10). 

Durante la vita pubblica Gesù vociava, per attirare l'attenzione su di sé o per lenire alla svelta una sofferenza.

Alzò la voce per essere ascoltato dalla gente, che si trovava nel tempio (Gv 7,27.29).

Gridò imperiosamente alla figlia di Giairo, perché si rialzasse: «Fanciulla, alzati!» (Lc 8,54). 

Urlò a Lazzaro, perché si risvegliasse dal sonno della morte e uscisse dall’oscurità della tomba (Gv 11,43). 

Gridò la sua angoscia al Padre, quando agonizzava nel Getsemani (Mc 14,35-35).
Pendente dalla Croce, soffre, geme e grida il suo dolore.

I primi due evangelisti segnalano che egli emette un forte grido e lo accompagna con la lamentazione salmica: «Eloi, Eloi, lema sabactani, che vuol dire, Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mc 15,34). 

Nel grido ci inserisce nella Sua preghiera e nel suo annuncio evangelico.
Per qualche esegeta contemporaneo Gesù griderebbe in ebraico: «’Elì, ‘attah» (Dio mio, sei tu), espressione ricorrente nei salmi di lamentazione . 

I soldati di guardia odono il grido di Gesù, ma non sanno che egli ha proferito le prime parole di un salmo. Trasformano quindi le sue parole in «’Eliyah tha» (Elia vieni!) a proteggermi. Beffano l’agonizzante, dicendosi: «Ecco chiama Elia» (Mc 15,35). 

Il popolo considerava Elia, perseguitato e braccato (1 Re 19,2), il precursore del Messia, il profeta taumaturgo «designato a rimproverare i tempi futuri per placare l'ira prima che divampi» (Sir 48,10), l'inviato di Dio a convertire «il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri» (Ml 3,24), il dispensatore di ogni bene, il protettore dei sofferenti, soprattutto il soccorritore dei morenti.
Un soldato aggiunge un altro oltraggio. 

Inzuppa una spugna in un vaso d’aceto, la pone sull’estremità di una lunga asta d’issopo, la avvicina 

ripetutamente alle labbra di Gesù, finge di dissetarlo e di prolungargli la vita. 

In realtà trasforma un gesto di compassione in un atto malvagio, perché la deglutizione di una bevanda non 

rinfresca nessun crocifisso ma gli affretta l’arrivo della morte. 

Costui esclama poi con sarcasmo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla Croce!» (Mc 15,36). 

«Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!» (Mt 27,49). 

Diamo tempo ad Elia, il sollecito alleviatore delle sofferenze altrui. 

Ogni uomo, privo d’amore, offende, aggredisce e anticipa la morte dei propri simili.

Padre Felice Artuso

"Il valore di una cosa é dato dalla RARITAS : Scarsità del bene economico rispetto alla domanda ; dalla VIRTUOSITAS capacità di rispondere a un bisogno ; e dalla COMPLACIBILITAS preferenza che un soggetto dà a un bene in vista dell'appagamento di un bisogno piuttosto che di un altro". Antiseri