sabato 30 luglio 2011

1218 di 2013 ; Verso l'Anno Santo 2025

Stefano Armellin con il pezzo 1218 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo : Verso l'Anno Santo del 2025 

" L'artista ha il preciso obbligo di inventare. Non si può rimanere sempre uguali a sé stessi. Prendiamo Wenders, Fellini, Herzog grandi registi agli esordi che poi non hanno avuto il coraggio di rinnovarsi, ripetendo e scimmiottando sé stessi. E la Archibugi ? storie fritte e rifritte...". 
Fagioli 1991

"...Il vincitore (la forza prevalente) oggi, é l'organizzazione scientifico-tecnologica della esistenza e la Fede cristiana é sempre più vinta.

Oggi sono la scienza e la tecnica a muovere le montagne e ad essere ciò in cui le masse hanno Fede. Nell'orizzonte della civiltà occidentale, ogni forma di cultura che voglia difendere i valori religiosi e morali della tradizione é destinata a soccombere.

Voi e i vostri avversari e, naturalmente, io stesso, stiamo tutti dalla stessa parte, la parte -dove il deserto cresce-. Il deserto é la storia dell'Occidente...

é l'errore...

tutti i grandi eventi che lo costituiscono sono errore. 

Nessuno di noi é la verità.

...L'errore é insostituibile, ha la grandezza, la potenza e perfino la bellezza dell'insostituibile. 

E occorrono i grandi geni dell'Occidente per portarlo alla luce. Anche l'errore é eterno.

Anche l'amore vuole intervenire nell'essere e cambiarlo. Non sa che l'essere -ogni cosa- ha già tutto quello che vorremmo dargli.

Nella sua anima più profonda la Fede essenziale dell'Occidente vuole invece la morte.

La dominazione planetaria della civiltà della tecnica é il culmine di un'impresa che incomincia alcuni secoli prima di Cristo.

Il culmine del pensiero é il culmine della liberazione vera dalla follia e vanità del dolore. 

Non é dunque un pensiero facilmente accessibile perché ad esso si giunge quando si sono -soppesate tutte le cose -il dolore é una condizione necessaria del sopraggiungere della verità nella mente dei mortali ". Emanuele Severino

" Michelangelo. Come urbanista é quasi interamente da scoprire. Il suo processo di formazione della città può essere illuminante per noi. Non tracciò un piano regolatore perché era ribelle alle concezioni statiche sia dell'arte che della vita sociale.

Agì per poli, fulcri di un intenzionale sistema, capaci di espandersi spontanemente :

1. confermò il centro civico sul colle capitolino
2. quello residenziale attorno a Piazza Farnese
3. quello religioso a San Pietro

Rettificò la strada Pia costruendo una porta cardine dell'asse che dal Campidoglio si prolunga nella Nomentana ; ne dilatò l'incidenza in direzione di Santa Maria degli Angeli, quindi della campagna, di Santa Maria Maggiore e dell'esedra termale.

La vocazione al non-finito valse a frenarlo dall'ambizione di ideare una forma urbana astratta, ma dalla Basilica Vaticana a Sant'Agnese fuori le mura intervenne mediante una serie di grandiosi cantieri atti ad enucleare -emergenze- architettoniche destinate a guidare la crescita della città.

E' un criterio da meditare e approfondire, da verificare oggi alla scala territoriale.

L'idea spaziale di Michelangelo non fu compresa per quattro secoli su quella di Borromini si discute tuttora, dopo tre secoli. Wright può aspettare...Noi, invece,no...cerchiamo di non dissipare l'eredità wrightiana..." Zevi

"Il problema dello sviluppo é strettamente collegato anche alla nostra concezione dell'anima dell'uomo, dal momento che il nostro io viene spesso ridotto alla psiche e la salute dell'anima é confusa con il benessere emotivo.
Queste riduzioni hanno alla loro base una profonda incomprensione della vita spirituale e portano a disconoscere che lo sviluppo dell'uomo e dei popoli, invece, dipende anche dalla soluzione di problemi di carattere spirituale". Benedetto XVI Caritas in Veritate