venerdì 12 agosto 2011

1231 di 2013 ; Verso il Grande Giubileo del 2025

Stefano Armellin con il pezzo 1231 di 2013
 del Poema visivo del XXI secolo :
IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013




Titolo : Verso il Grande Giubileo del 2025 

"GIOVANNI...

Molti confidarono nel suo nome, vedendo i miracoli che faceva. Ma Gesù non si fidava di loro, perché li conosceva tutti. Non aveva bisogno che altri gli desse testimonianza sull'uomo, perché sapeva che cosa c'è nell'uomo (Vangelo di Giovanni 2,23-25).
Chi sono dunque quelli che credono in Lui (Giovanni 1,11) e diventano perciò figli di Dio (Giovanni 1,12), se della Fede di quelli che credono Gesù sa di non doversi fidare (Giovanni 2,23-25; 8,31-37) ? -

Tutti vengono a Lui- (Giovanni 3,26; 4,1; 6,15; 11,48; 12,19), e -nessuno lo riceve- (Giovanni 3,32; 7,5; 3,11; 3,19). 

Da duemila anni credono e non credono insieme (Giovanni 12, 37-43)". 
Sergio Quinzio, Op.Cit. pp. 552

"L'amor di sé stesso é inseparabile dall'uomo. Questo lo porta ad innalzarsi. Chi dunque manca di virtù e pregi veri (e tali sono gli uomini corrotti) non può sopportare la libertà e l'uguaglianza, né trovar vita in questo stato (18 gen. 1821).

Come i piaceri così anche i dolori sono molto più grandi nello stato primitivo e nella fanciullezza, che nella nostra età e condizione. 

Chi é o fu più felice ? Gli antichi coi loro sacrifizi, le loro cure, le loro inquietudini, negozi, attività, imprese, pericoli : o noi colla nostra sicurezza, tranquillità, non curanza, ordine, pace, inazione, amore del nostro bene, e non curanza di quello degli altri, o del pubblico ec. 

Gli antichi col loro egoismo, o noi col nostro egoismo ? (21 gen.1821)

Perchè la natura, e tutti gli animali tendono più che ad altro al loro simile; preferiscono nella inclinazione, nell'amore, nella società, il loro simile, allo straniero e diverso. 

Questo è il vero confine dell'amore universale secondo natura...

Non c'è governo possibile, che non sia imperfettissimo, che non racchiuda essenzialmente i germi del male e della infelicità maggiore o minore de' popoli e degli individui: non c'è né c'é stato (544) né sarà mai popolo, né forse individuo, a cui non derivino inconvenienti, incomodi, infelicità (e non poche né leggere) dalla natura e dai difetti intrinseci e ingeniti del suo governo, qualunque sia stato, o sia, o possa essere.

Insomma la perfezione di un governo umano é cosa totalmente impossibile e disperata, e in un grado maggiore di quello che sia disperata la perfezione di ogni altra cosa umana (546)...

La ragione, il principio, lo scopo della società non é altro che il bene comune di coloro che la compongono e si uniscono in un corpo più o meno esteso. 

Senza questo fine, la società manca della sua ragione". 

Giacomo Leopardi, dallo Zibaldone di pensieri