Stefano Armellin con il pezzo 1377 di 2013
del Poema visivo del XXI secolo : IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013
Titolo : Amore? Odio? Pace?
Speranza? Fede ? Concordia ?
" La Chiesa si é appoggiata agli ordini religiosi, ma li ha sempre anche temuti, perché intuiva che era facile perderne il controllo in quanto un ordine monastico non ha bisogno della -mediazione- per mettersi in rapporto con Dio, mentre il potere della Chiesa consiste proprio in questa mediazione.
Una volta caduta la tensione della -vita al di là - la maggioranza delle suore finisce con il barcamenarsi spiritualmente.
Si compiono ingenui tentativi per ricostituire in qualche modo una vita -terrena-, -umana-, con le sue tensioni affettive, le sue piccole battaglie per il potere le sue invidie, le sue tenerezze, le piccole gioie dei compleanni, delle feste, dei regali, e soprattutto i suoi silenzi sulle angosce più profonde, sulle disperazioni, sulla realtà intima che nessuno si può azzardare ad esternare.
Se, nell'infallibilità pontificia, i vescovi possono vedere in qualche modo sminuito il loro prestigio e il loro potere, viceversa agli occhi dei sudditi, dei fedeli, ogni autorità, modellata su quella del Papa, viene rafforzata.
Il singolo sacerdote attraverso l'autorità sacramentale riacquista il prestigio che aveva perduto nei secoli della Riforma e dell'Illuminismo.
E' lecito supporre che perfino molte delle tensioni suscitate nel convento di Lisieux dalla presenza di Teresa, le sofferenze che le sono state inflitte come pure il destino di vittima cui é stata completamente abbandonata, siano dovute anche alla -gelosia- per la sua bellezza, una gelosia che, in monastero, si esplica, nei confronti della predilezione dello Sposo divino.
Come tutti i geni Teresa traduce il codice simbolico in un'opera concreta.
Quest'opera é la sua vita stessa. In questo senso Teresa é probabilmente, l'ultima monaca.
Soltanto quando alcuni individui, comunque eccezionali assolutizzano in un solo codice, si scatena una oggettivazione rivelatrice e traumatica per il gruppo e per le istituzioni del Potere.
Più o meno consapevolmente il Potere provvede ai suoi anticorpi: esaltando le vittime sacrificali prepara il suo rafforzamento.
La guerra, momento massimo della sacrificalità é la meta cui i Poteri oggi tendono per -salvarsi-". Ida Magli
San Romualdo (952-1027) a
Padre Felice Artuso
Romualdo nasce a Ravenna. Appartenendo a una famiglia ducale, cresce nelle agiatezze nobiliari.
Inizia gli studi nella città natale e li prosegue a Parma.
Per riparare l’omicidio, commesso da suo padre, entra nel monastero benedettino di sant’Apollinare.
Qui s’impone una rigorosa penitenza, prega molto e si preoccupa di piacere solo a Dio.
San Pier Damiani, suo biografo, scrive: «Romualdo aveva l’abitudine di applicarsi spesso alla preghiera davanti all’altare principale della chiesa; e lì, dopo che i fratelli se n’erano andati, si sforzava di pregare Dio con molti gemiti» .
Rimane tre anni nel monastero, dove indaga sui contenuti della rivelazione biblica e si rammarica, riscontrando le mediocrità di alcuni monaci.
Visita poi diverse abbazie in cui nota la mancanza di un impegno contemplativo.
A Venezia si associa all’eremita Marino, che lo introduce nella preghiera dei salmi.
Trascorso un anno, altre persone si uniscono a loro due e costituiscono una comunità, che elegge superiore Romualdo.
Accettato l’incarico, egli innova lo stile monastico del suo gruppo, conferendovi un volto eremitico.
Indossa un ampio abito bianco, per differenziarsi dai benedettini che portano una tunica nera.
Chiede ai suoi monaci un radicale isolamento, un silenzio rigoroso e una severa rinuncia a ogni forma di simonia.
Prescrive a loro l’astensione dalla carne e il menu frugale.
Esige che si dedichino parecchio all’ascolto della Parola di Dio, alla contemplazione, alla preghiera, alla mortificazione, al lavoro e al rispetto delle bellezze naturali.
Ogni tanto si ammala, ma si cura bene e ricupera in fretta la salute.
Nell’eremo di Camaldoli, casa Mandoli, presso Arezzo, erige il centro della sua riforma, dove si dedica alla contemplazione, lotta contro le ingiustizie dei potenti, legge gli scritti dei Padri e analizza la condotta dei monaci antichi, per portare la vita consacrata alle genuine origini. Segue
Padre Felice Artuso
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