San Giovanni della Croce (1542-1591) d
di Padre Felice Artuso
Nella Salita del Monte Carmelo, componimento diviso in tre libri, Giovanni s’ispira al linguaggio biblico e quello dei domenicani Taulero e Susone.
Qui spiega il concetto mistico della purificazione attiva dei sensi interni ed esterni.
Afferma che la persona compie questo itinerario di liberazione, quando rinuncia alle piacevolezze temporali, conosce un’oscurità simile a quella di una notte tenebrosa e si apre a Dio, il cui possesso costituisce il Tutto e il raggiungimento del sommo bene.
Mediante le facoltà dell’intelletto, dell’affetto e della volontà percorre un cammino di abbassamento e di esaltazione, di morte e di risurrezione.
Arriva così alla percezione di Dio, che appaga ogni bramosia e conforma tutti alla gloria di Gesù.
Passa dalla nullità personale alla pregustazione della beatitudine divina.
Scrive su questa singolare esperienza, riscontrabile in parecchi santi e mistici: «Per giungere a gustare il tutto non cercare il gusto di niente. Per giungere al possesso di tutto, non voler possedere niente. Per giungere ad essere tutto, non voler essere niente. Per venire alla conoscenza del tutto, non cercare di sapere qualche cosa in niente. Pervenire a ciò che ora godi, devi passare per dove non godi» .
Nel doloroso percorso «Cristo rimase annichilito e ridotto quasi nel nulla. Il Signore ha compiuto ciò perché la persona spirituale, per unirsi con Dio, intenda il mistero della porta e della vita di Cristo e sappia che quanto più ella si annienterà per Dio, secondo la parte sensitiva e quella spirituale, tanto maggiore con Lui raggiungerà e tanto maggiore sarà la sua opera.
E quando ella si sarà ridotta al niente, avrà cioè raggiunto il massimo di umiltà, allora si compirà l’unione spirituale fra l’anima e Dio, unione che costituisce il più grande e più alto stato a cui possa pervenire in questa vita. La via di cui parla Nostro Signore non consiste in diletti, gusti e sentimenti spirituali, ma in una vera morte di Croce sensitiva e spirituale, cioè esteriore e interiore» . Segue
Padre Felice Artuso