domenica 17 marzo 2024

MOSTRA GINESTRA-POMPEI-VESUVIO



INVITO ALLA MOSTRA

Non siamo rimasti al Futurismo
Prima mondiale grafico-pittorica della Ginestra 
con il Patrocinio della Città di Pompei 

GINESTRA POMPEI VESUVIO 
DI STEFANO ARMELLIN CON GIACOMO LEOPARDI

POMPEI  MUSEO D'IMPRESA 
dal 7 al 15 GIUGNO 2024 

Trailer sulle pagine Facebook:
a Emanuele Severino clicca qui



E gli uomini vollero piuttosto 
le tenebre che la luce.
Giovanni, III, 19
.
1. Qui su l'arida schiena
del formidabil monte        
sterminator Vesevo,


1. Qui sulle brulle pendici
2. del terribile vulcano
3. Vesuvio, distruttore di genti,      






2. la qual null'altro allegra arbor nè fiore,
tuoi cespi solitari intorno spargi,
odorata Ginestra,


4. che non sono rallegrate da nessun altro albero
5. né fiore, o profumata ginestra, spargi i tuoi rami
6. solitari, felice di trovarti





3. contenta dei deserti. Anco ti vidi
de' tuoi steli abbellir l'erme contrade
che cingon la cittade


7. nei deserti. Ti ho già visto
8. abbellire con i tuoi steli le campagne disabitate
9. che circondano Roma





4. la qual fu donna de' mortali un tempo,
e del perduto impero
par che col grave e taciturno aspetto


10. che fu sovrana dei mortali nell'antichità,
11. e sembra che questi luoghi col loro aspetto
12. severo e silenzioso facciano da ricordo





5. faccian fede e ricordo al passeggero.
Or ti riveggo in questo suol, di tristi
lochi e dal mondo abbandonati amante,


13. e testimonianza del perduto potere a chi passa
14. Ti rivedo ora su questo suolo, amante
15. di luoghi tristi abbandonati da tutti e sempre




6. e d'afflitte fortune ognor compagna.
Questi campi cosparsi
di ceneri infeconde, e ricoperti


16. compagna di sorti sventurate.
17. Questi terreni, cosparsi
18. di ceneri non produttive, e ricoperti




7. dell'impietrata lava,
che sotto i passi al peregrin risona;
dove s'annida e si contorce al sole


19. di lava fattasi pietra,
20. che risuona sotto i passi del viandante;
21. dove il serpente si annida e si contorce 




8. la serpe, e dove al noto
cavernoso covil torna il coniglio;
fur liete ville e colti,


22. sotto il sole, e dove il coniglio torna
23. all'abituale tana tra le caverne;
24. furono pieni di città ricche e campi coltivati,




9. e biondeggiàr di spiche, e risonaro
di muggito d'armenti;
fur giardini e palagi,


25. biondeggiarono per i campi di grano e 
26. risuonarono per i muggiti delle mandrie;
27. giardini e reggie furono




10. agli ozi de' potenti
gradito ospizio; e fur città famose
che coi torrenti suoi l'altero monte


28. un gradito rifugio
29. per gli ozi dei potenti; e ci furono città famose
30. che il vulcano superbo 





11. dall'ignea bocca fulminando oppresse
con gli abitanti insieme. Or tutto intorno
una ruina involve,


31. con i suoi torrenti di lava distrusse, insieme ai suoi abitanti,
32. eruttando dalla bocca di fuoco. Ora qui intorno
33. la rovina ricopre tutto, là dove tu hai radici,




12. dove tu siedi, o fior gentile, e quasi
i danni altrui commiserando, al cielo
di dolcissimo odor mandi un profumo,


34. o fiore gentile, e come per commiserare
35. i danni prodotti da altri, spandi verso il cielo
36. un profumo assai dolce, che allieta




13. che il deserto consola. A queste piagge
venga colui che d'esaltar con lode
il nostro stato ha in uso, e vegga quanto


37. il paesaggio desertico. A questi luoghi deserti
38. si rechi chi é solito lodare in maniera esaltata
39. la condizione umana, e si renda conto




14. é il gener nostro in cura
all'amante natura. E la possanza
qui con giusta misura


40. di quanto la natura affettuosa si preoccupa
41. dell'uomo. E in maniera opportuna
42. potrà anche aver cognizione




15. anco estimar potrà dell'uman seme,
cui la dura nutrice, ov'ei men teme,
con lieve moto in un momento annulla


43. della potenza del genere umano,
44. che la natura crudele, quando l'uomo meno se l'aspetta,
45. annulla in parte e in un solo momento




16. in parte, e può con moti
poco men lievi ancor subitamente
annichilare in tutto.


46. con un moto impercettibile, e può
47. con una scossa un po' più netta
48. cancellare del tutto in un istante.




17. Dipinte in queste rive
son dell'umana gente
le magnifiche sorti e progressive.


49. Qui rappresentate
50. sono le "sorti magnifiche e progressive"
51. delle stirpi umane.


18. Qui mira e qui ti specchia,
secol superbo e sciocco,
che il calle insino allora


52. Guarda qui e qui specchiati,
53. secolo stupido e arrogante,
54. che hai abbandonato la strada segnata


19. dal risorto pensier segnato innanti
abbandonasti, e volti addietro i passi,
del ritornar ti vanti,


55. sin qui dal pensiero rinascimentale
56. e materialistico, e torni sui tuoi passi,
57. ti vanti della tua svolta all'indietro,


20. e proceder il chiami.
al tuo pargoleggiar gl'ingegni tutti,
di cui lor sorte rea padre ti fece,


58. addirittura la chiami progresso.
59. Tutti gli ingegni, di cui una sorte sciagurata
60. ti ha fatto padre, sono intenti ad adulare


21. vanno adulando, ancora
ch'a ludibrio talora
t'abbian fra se. Non io


61. il tuo atteggiamento bamboccesco, benché
62. a volte, tra di loro, si facciano
63. beffe di te. Io non andrò sotto terra


22. con tal vergogna scenderò sotterra;
ma il disprezzo piuttosto che si serra
di te nel petto mio
,


64. con tal vergogna;
65. ma piuttosto il disprezzo nei tuoi confronti
66. che ho rinchiuso nel cuore,


23. mostrato avrò quanto si possa aperto:
ben ch'io sappia che obblio
preme chi troppo all'età propria increbbe.


67. l'avrò mostrato il più apertamente possibile;
68. anche se so che la cancellazione dalla
69. memoria schiaccia chi troppo biasima il proprio tempo.


24. Di questo mal, che teco
mi fia comune, assai finor mi rido.
libertà vai sognando, e servo a un tempo


70. Di questo male, che sarà in comune
71. tra me e te, finora me ne rido molto.
72. Vai sognando la libertà, e tuttavia vuoi


25. vuoi di novo il pensiero,
sol per cui risorgemmo
della barbarie in parte, e per cui solo


73. che il pensiero sia di nuovo servo, quel pensiero
74. per cui, solo, risorgemmo dalle barbarie
75. e per cui solo si può crescere in civilizzazione,




26. si cresce in civiltà, che sola in meglio
guida i pubblici fati.
Così ti spiacque il vero


76. che unica tra tutte guida
77. il destino comune al meglio.
78. Perciò ti ha dato fastidio la verità


27. dell'aspra sorte e del depresso loco
che natura ci diè. Per questo il tergo
vigliaccamente rivolgesti al lume


79. sulla sorte amara e sul mondo infelice
80. che la natura ci ha assegnato. Per questo motivo,
81. da vigliacco, hai voltato le spalle alla luce




28. che il fe palese: e, fuggitivo, appelli
vil chi lui segue, e solo
magnanimo colui


82. che ci ha mostrato queste cose; e, mentre fuggi,
83. chiami vile chi segue quella via,
84. e definisci magnanimo solo chi,


29. che se schernendo o gli altri, astuto o folle,
fin sopra gli astri il mortal grado estolle.



85. astuto o stolto, illudendo gli altri o se stesso





30. Uom di povero stato e membra inferme
che sia dell'alma generoso ed alto,
non chiama se nè stima


86. eleva il genere umano fin sopra le stelle.
87. Un uomo di condizioni modeste e salute
88. cagionevole, nobile ed elevato d'animo,


31. ricco d'or nè gagliardo,
e di splendida vita o di valente
persona infra la gente


89. non definisce né reputa se stesso
90. ricco di beni o di vigore fisico,
91. e non si mette ridicolmente in mostra


32. non fa risibil mostra;
ma se di forza e di tesor mendico
lascia parer senza vergogna, e noma


92. tra la gente per la vita lussuosa
93. o per il suo bell'aspetto
94. ma senza vergogna si mostra privo




33. parlando, apertamente, e di sue cose
fa stima al vero uguale.
Magnanimo animale


95. di forza fisica e di beni materiali, e chiama
96. apertamente le cose col loro nome, e stima
97. le sue cose in modo aderente alla verità.



34. non credo io già, ma stolto,
quel che nato a perir, nutrito in pene,
dice, a goder son fatto,


98. Non penso che sia un essere
99. magnanimo ma sciocco chi,
100. destinato a morire, educato attraverso le sofferenze,




35. e di fetido orgoglio
empie le carte, eccelsi fati e nove
felicità, quali il ciel tutto ignora,


101. afferma: "Sono nato per essere felice"
102. e riempie con il suo nauseante orgoglio
103. fogli su fogli, promettendo in terra,




36. non pur quest'orbe, promettendo in terra
a popoli che un'onda
di mar commosso, un fiato


104. a genti che un'onda di tempesta
105. una pestilenza, un terremoto
106. possono distruggere in modo che




37. d'aura maligna, un sotterraneo crollo
distrugge sì, che avanza
a gran pena di lor la rimembranza.


107. ne sopravviva a stento il ricordo,
108. un destino sublime
109. e straordinarie felicità
110. che il cielo stesso ignora.





38. Nobil natura è quella
che a sollevar s'ardisce
gli occhi mortali incontra


111. Uno spirito nobile é quello
112. che ha il coraggio di sollevare
113. i propri occhi mortali contro



39. al comun fato, e che con franca lingua,
nulla al ver detraendo,
confessa il mal che ci fu dato in sorte,


114. il destino comune, e che con parole oneste
115. e sincere e senza nulla togliere alla verità,
116. confessa il male che ci é stato assegnato,




40. e il basso stato e frale;
quella che grande e forte
mostra se nel soffrir, nè gli odii e l'ire


117. e la nostra condizione meschina e fragile;
118. una natura nobile é quella che mostra sé
119. coraggiosa e forte nella sofferenza, e che non





41. fraterne, ancor più gravi
d'ogni altro danno, accresce
alle miserie sue, l'uomo incolpando


120. aggiunge alle sue sciagure né gli odi
121. né le violenze tra simili, che sono ancora
122. più gravi del resto, dando la responsabilità





42. del suo dolor, ma dà la colpa a quella
che veramente è rea, che de' mortali
madre è di parto e di voler matrigna.


123. all'uomo del suo dolore, ma dà la colpa
124. alla natura che é davvero colpevole, e che
125. per gli uomini é madre per il parto e matrigna
per come ci tratta.




43. Costei chiama inimica; e incontro a questa
congiunta esser pensando,
siccome è il vero, ed ordinata in pria


126. L'umanità definisce
127. questa come nemica
128. e pensando di essere, com'é vero, unita
129. e schierata contro di lei




44. l'umana compagnia,
tutti fra se confederati estima
gli uomini, e tutti abbraccia


130. ritiene tutti gli uomini confederati tra loro
131. e tutti li stringe in un abbraccio
132. con vera partecipazione, offrendo




45. con vero amor, porgendo
valida e pronta ed aspettando aita
negli alterni perigli e nelle angosce


133. ed aspettando un valido e rapido aiuto
134. nelle alterne difficoltà e nelle sofferenze
135. della comune lotta. 




46. della guerra comune. Ed alle offese
dell'uomo armar la destra, e laccio porre
al vicino ed inciampo,


136. E crede che sia stolto armare la propria mano per le offese dell'uomo,
137. e gettare un tranello e tramare un danno contro
138. il proprio vicino, così come sarebbe stupido,




47. stolto crede così, qual fora in campo
cinto d'oste contraria, in sul più vivo
incalzar degli assalti,



139. in un campo di battaglia circondato dai nemici,
140. nel momento più feroce dell'assalto,
141. dimenticando i nemici, intraprendere





48. gl'inimici obbliando, acerbe gare
imprender con gli amici,
e sparger fuga e fulminar col brando


142. con i commilitoni duri battibecchi
143. e disseminare la fuga o tirare colpi di spada
144. tra i propri guerrieri.




49. infra i propri guerrieri.
Così fatti pensieri
quando fien, come fur, palesi al volgo,


145. Quando considerazioni di questo tipo
146. saranno, come lo sono state in passato,
147. evidenti a tutti; e quando il terrore che per primo




50. e quell'orror che primo
contra l'empia natura
strinse i mortali in social catena,


148. unì gli uomini contro la natura malvagia
149. in una catena di solidarietà,
150. quando il discorso pubblico 





51. fia ricondotto in parte
da verace saper, l'onesto e il retto
conversar cittadino,


151. onesto e retto sarà 
152. in parte recuperato dal vero sapere
153. allora la giustizia e il senso di pietà avranno 



52. e giustizia e pietade, altra radice
avranno allor che non superbe fole,
ove fondata probità del volgo


154. un'altra radice che non l'ottusa fede,
155. sulle cui fondamenta la mentalità del popolo
156. é solita star in equilibrio come può stare




53. così star suole in piede
quale star può quel ch'ha in error la sede.


157. chi ha il proprio appiglio nell'errore.





54. Sovente in queste rive,
che, desolate, a bruno
veste il flutto indurato, e par che ondeggi,


158. Sovente siedo nottetempo in queste lande, 
159. che, deserte, il flutto solidificatosi della lava
160. -e sembra muoversi ancora- ricopre di colore
161. marrone cupo; e sul paesaggio tristissimo,





55. seggo la notte; e sulla mesta landa
in purissimo azzurro
veggo dall'alto fiammeggiar le stelle,


162. sotto un cielo terso e pulitissimo
163. vedo risplendere le stelle nel cielo, alle quali
164. il mare, da lontano, fa da specchio






56. cui di lontan fa specchio
il mare, e tutto di scintille in giro
per lo vòto Seren brillar il mondo.


165. e tutto il mondo brilla di scintille
166. per l'universo sereno.
167. E quando fisso lo sguardo a quegli astri,






57. E poi che gli occhi a quelle luci appunto,
ch'a lor sembrano un punto,
e sono immense, in guisa


168. che ai miei occhi paiono solo dei puntini,
169. e invece sono immensa, così che in realtà





58. che un punto a petto a lor son terra e mare
veracemente; a cui
l'uomo non pur, ma questo


170. terra e mare sono un punto al loro
171. cospetto; e per queste stelle
172. non solo l'uomo ma la stessa Terra,






59. globo ove l'uomo è nulla,
sconosciuto è del tutto; e quando miro
quegli ancor più senz'alcun fin remoti


173. dove l'uomo vale nulla,
174. é completamente ignota; e quando contemplo
175. quella costellazione di stelle
176. lontanissime e senza fine






60. nodi quasi di stelle,
ch'a noi paion qual nebbia, a cui non l'uomo
e non la terra sol, ma tutte in uno,


177. che ci sembrano come una nebbia, alle quali
178. non l'uomo, non la terra soltanto,
179. ma tutte insieme le nostre stelle,






61. del numero infinite e della mole,
con l'aureo sole insiem, le nostre stelle
o sono ignote, o così paion come


180. insieme con il sole dorato
181. infinite per numero e per mole, o sono ignote
182. o appaiono come loro sembrano a noi, e cioé






62. essi alla terra, un punto
di luce nebulosa; al pensier mio
che sembri allora, o prole


183. un punto di luce fioca; allora che puoi
184. sembrare al mio pensiero,
185. o stirpe umana? E ricordando








63. dell'uomo? E rimembrando
il tuo stato quaggiù, di cui fa segno
il suol ch'io premo; e poi dall'altra parte,


186. il tuo stato sulla terra, di cui é testimonianza
187. il suolo vulcanico che io calpesto; e d'altra parte
188. considerando che ti reputi padrona





64. che te signora e fine
credi tu data al Tutto, e quante volte
favoleggiar ti piacque, in questo oscuro


189. e fine dell'universo; e pensando a quante volte
190. ti é piaciuto fantasticare su come i creatori
191. del mondo siano scesi su questo dimentico




65. granel di sabbia, il qual di Terra ha nome,
per tua cagion, dell'universe cose
scender gli autori, e conversar sovente


192. granello di sabbia, che ha nome di Terra,
193. e su come abbiano spesso conversato
194. piacevolmente con i tuoi simili ; e ricordando





66. co' tuoi piacevolmente, e che i derisi
sogni rinnovellando, ai saggi insulta
fin la presente età, che in conoscenza


195. che, raccontando nuovamente illusioni
196. già derise a suo tempo, il nostro secolo,
197. che pretende di superare le ere precedenti








67. ed in civil costume
sembra tutte avanzar; qual moto allora,
mortal prole infelice, o qual pensiero
verso te finalmente il cor m'assale?


198. in sapere e in civiltà, si burla dei saggi ; 
199. che sentimento d'animo, o umanità infelice,
200. che pensiero nei tuoi confronti mi prende il cuore ?






68. Non so se il riso o la pietà prevale.

201. Non so se prevale il riso o la pietà.






69. Come d'arbor cadendo un picciol pomo,
cui là nel tardo autunno
maturità senz'altra forza atterra,


202. Come un piccolo frutto cadendo dall'albero
203. che nell'autunno inoltrato la maturazione
204. fa precipitare a terra senza altra forza,





70. d'un popol di formiche i dolci alberghi,
cavati in molle gleba
con gran lavoro, e l'opre


205. e schiaccia, annienta e cancella
206. in un attimo gli accoglienti nidi
207. di un popolo di formiche, scavati nella terra molle






71. e le ricchezze che adunate a prova
con lungo affaticar l'assidua gente
avea provvidamente al tempo estivo,


208. con gran fatica, e le gallerie
209. e le riserve di cibo che con fatica indefessa
210. le infaticabili formiche in gara tra loro hanno
211. raccolto con previdenza





72. schiaccia, diserta e copre
in un punto; così d'alto piombando,
dall'utero tonante


212. nella stagione estiva; così, piombando dall'alto,
213. dalla bocca del vulcano e dopo essere stata
214. scagliata in alto verso il cielo,





73. scagliata al ciel, profondo
di ceneri e di pomici e di sassi
notte e ruina, infusa


215. un turbine che copre il sole
216. fatto di cenere, pomice e sasso,
217. mescolata di ruscelli




74. di bollenti ruscelli,
o pel montano fianco
furiosa tra l'erba


218. di colate laviche
219. o un'immensa piena
220. che scende furiosa tra l'erba,




75. di liquefatti massi
e di metalli e d'infocata arena
scendendo immensa piena,


221. fatta di massi liquefatti e di metalli fusi
222. e di terra infuocata
223. sconvolse distrusse e ricoprì





76. le cittadi che il mar là su l'estremo
lido aspergea, confuse
e infranse e ricoperse


224. in pochi attimi
225. le città che il mare bagnava
226. sull'ultima spiaggia ; così ora su quelle città




77. in pochi istanti: onde su quelle or pasce
la capra, e città nove
sorgon dall'altra banda, a cui sgabello


227. pascola una capra, e nuove città
228. sorgono all'esterno della colata, a cui fanno
229. da sgabello le città sepolte, e l'erto monte








78. son le sepolte, e le prostrate mura
l'arduo monte al suo piè quasi calpesta.
Non ha natura al seme


230. quasi calpesta con il suo piede le mura crollate.
231. La natura non ha per il genere umano
232. più stima o cura





79. dell'uom più stima o cura
che alla formica: e se più rara in quello
che nell'altra è la strage,


233. che per le formiche: e se la strage
234. é più rara tra quelli che tra queste,
235. ciò avviene d'altra parte solo perché





80. non avvien ciò d'altronde
fuor che l'uom sue prosapie ha men feconde.


236. le sue generazioni sono meno feconde.




81. Ben mille ed ottocento
anni varcàr poi che spariro, oppressi
dall'ignea forza, i popolati seggi,


237. Sono passati ben mille e ottocento
238. anni da quando scomparirono, schiacciati
239. dalla forza della lava, le affollate città




82. e il villanello intento
ai vigneti, che a stento in questi campi
nutre la morta zolla e incenerita,


240. e il contadino al lavoro
241. nei vigneti, che la zolla morta ed incenerita,
242. nutre a fatica in questi campi








83. ancor leva lo sguardo
sospettoso alla vetta
fatal, che nulla mai fatta più mite 


243. leva tuttora lo sguardo
244. sospettoso al vulcano
245. portatore di morte, che per nulla resa più mite,





84. ancor siede tremenda, ancor minaccia
a lui strage ed ai figli ed agli averi
lor poverelli. E spesso


246. ancor si siede orrendo, ancora minaccia
247. una strage al contadino, ai suoi figli
248. e ai loro miseri averi. E spesso








85. il meschino in sul tetto
dell'ostel villereccio, alla vagante
aura giacendo tutta notte insonne,


249. il poverello sul tetto
250. della sua rustica casa, restando sveglio
251. insonne tutta la notte all'aperto,




86. e balzando più volte, esplora il corso
del temuto bollor, che si riversa
dall'inesausto grembo


252. e sobbalzando molte volte, osserva ansioso
253. il procedere del temuto ribollire, che cola
254. dall'inesausta fornace





87. sull'arenoso dorso, a cui riluce
di Capri la marina
e di Napoli il porto e Mergellina.


255. sul crinale di roccia, a cui splende
256. la marina di Capri
257. e il porto di Napoli e il quartiere Mergellina.






88. E se appressar lo vede, o se nel cupo
del domestico pozzo ode mai l'acqua
fervendo gorgogliar, desta i figliuoli,


258. E se lo vede avvicinarsi, o se sente
259. per caso sente gorgogliar in fermento
260. nel profondo del pozzo di casa, sveglia i figli




89. desta la moglie in fretta, e via, con quanto
di lor cose rapir posson, fuggendo,
vede lontano l'usato


261. e la moglie in fretta, e subito via,
262. con quanto delle loro cose possono raccattare,
263. e, in fuga, vede da lontano la cara








90. suo nido, e il picciol campo,
che gli fu dalla fame unico schermo,
preda al flutto rovente


264. e quotidiana abitazione, e il modesto campo,
265. che fu per lui unica difesa alla fame,
266. preda della colata incandescente







91. che crepitando giunge, e inesorato
durabilmente sovra quei si spiega.
Torna al celeste raggio


267. che giunge con mille crepitii, e inesorabile
268. si stende per sempre sopra quelli.
269. Ai raggi del sole torna 




92. dopo l'antica obblivion l'estinta
Pompei, come sepolto
scheletro, cui di terra 


270. dopo un oblio secolare, l'estinta 
271. Pompei, come uno scheletro
272. sepolto, che dalla terra viene all'aperto





93. avarizia o pietà rende all'aperto;
e dal deserto foro
diritto infra le file


273. per desiderio di ricchezza o pietà umana ; 
274. e dalla piazza deserta
275. dritto in mezzo alle fila





94. dei mozzi colonnati il peregrino
lunge contempla il bipartito giogo
e la cresta fumante,



276. dei colonnati diroccati il pellegrino
277. contempla da lontano il Vesuvio
278. e il monte Somma, e la cresta che fuma







95. che alla sparsa ruina ancor minaccia.
e nell'orror della secreta notte
per li vacui teatri, per li templi deformi e per le rotte


279. che ancora minaccia la città distrutta.
280. E nello scenario orrorifico della notte più
281. oscura, per teatri abbandonati
282. e templi crollati e le case devastate,





96. 
Case, ove i parti il pipistrello asconde,
Come sinistra face



283. dove é solito partorire il pipistrello
284. come una fiaccola misteriosa






97. che per voti palagi atra s'aggiri,
corre il baglior della funerea lava,
che di lontan per l'ombre


285. che vaghi cupa per palazzi vuoti,
286. corre la colata della lava assassina,
287. che da lontano in mezzo all'ombra





98. rosseggia e i lochi intorno intorno tinge.
Così, dell'uomo ignara e dell'etadi
ch'ei chiama antiche, e del seguir che fanno


288. manda rossi bagliori, e si riflette all'intorno.
289. Così, la natura, del tutto indifferente dell'uomo
290. e delle ere che questo chiama antiche,




99. dopo gli avi i nepoti,
sta natura ognor verde, anzi procede
per sì lungo cammino,


291. e del corso delle generazioni umane
292. rimane sempre giovane e vitale, ed anzi scorre
293. per un cammino così lungo da parer





100. che sembra star. Caggiono i regni intanto,
passan genti e linguaggi: ella nol vede:
e l'uom d'eternità s'arroga il vanto.


294. immobile. Nel frattempo, crollano i governi,
295. passano le genti e le culture: ella non se ne
296. accorge: e l'uomo pretende il diritto all'eternità.





101. E tu, lenta ginestra,
che di selve odorate
queste campagne dispogliate adorni,


297. E tu, docile ginestra,
298. che adorni con cespugli odorosi
299. queste campagne desertificate






102. anche tu presto alla crudel possanza
soccomberai del sotterraneo foco,
che ritornando al loco


300. anche tu presto soccomberai alla potenza
301. crudele della lava in eruzione,
302. che ritornando ai luoghi





103. già noto, stenderà l'avaro lembo
su tue molli foreste. E piegherai
sotto il fascio mortal non renitente


303. già colpiti, stenderà sui tuoi molti rami
304. il suo duro e acre lembo di rocce. E piegherai
305. sotto la colata mortale il tuo fusto innocente







104. il tuo capo innocente:
ma non piegato insino allora indarno
codardamente supplicando innanzi


306. senza opporre resistenza:
307. ma il tuo capo non é stato piegato
308. fino a quel momento, con suppliche inutili





105. al futuro oppressor; ma non eretto
con forsennato orgoglio inver le stelle,
nè sul deserto, dove


309. e codarde al futuro oppressore; e il tuo capo
310. non si é eretto con orgoglio folle contro
311. le stelle, né sul deserto, dove hai avuto






106. e la sede e i natali
non per voler ma per fortuna avesti;
ma più saggia, ma tanto


312. il luogo di nascita e di residenza
313. non per scelta ma per gioco del caso;
314. ma più saggia, e tanto meno debole ed insensata






107. meno inferma dell'uom, quanto le frali
tue stirpi non credesti
o dal fato o da te fatte immortali.
 


315. dell'uomo, poiché non hai mai creduto
316. che la tua specie fosse stata resa immortale
317. o dal destino o da te stessa.





Diario della composizione 
dal 3 gennaio al 3 febbraio 2016


1. LA GINESTRA


Raccontare per immagini La Ginestra, o fiore del deserto, é un

 omaggio 

a Giacomo Leopardi,

un obbligo per un artista che viva a Pompei sotto 

"...l'arida schiena/Del formidabil

monte/Sterminator Vesevo,/..."
 

a pochi chilometri dal luogo dove il Canto é stato composto,
 

il Canto.

Oltre, nessuno si é spinto, perché
 

"Qui mira e qui ti specchia,/Secol superbo e sciocco,/...".

Armellin, Leopardi


2. Ho trovato negli Scavi di Pompei e precisamente nella mostra alla

 Palestra Grande, le atmosfere perfette, giuste, esatte, miracolose,

 per iniziare a pensare per immagini
 

La Ginestra di Leopardi. Moregine é un mistero a cielo aperto.

 
Stefano Armellin, Pompei, 6 gennaio 2016


3. "La Natura, secondo la profonda concezione di Leopardi, é il


 nostro peggior nemico; di


 fronte a essa, l'unico strumento che abbiamo nelle nostre mani é


 quello di essere gentili gli


 uni con gli altri. Il fiore del deserto, comunque, é più saggio e


 meno infermo di quanto


 siamo noi, con tutte le nostre illusioni di immortalità. Qui la


 purezza dello stile entra in


 campo a sostituire non la consolazione dell'infinito, ma la nostra


 mancanza di coraggio nel


 prenderci risolutamente sulle spalle il fardello della nostra


 condizione umana". 


Harold Bloom

4. Approfondimenti sul testo clicca qui 


5.  Metodo : La Ginestra è composta da 317 versi, è la maggiore lirica di Leopardi. Con una licenza poetica ardita, ma Dante sarebbe d’accordo, la divido in terzine per inserire poi una nuova immagine ad ogni terzina.



Perciò servono 105 immagini espressive come La Ginestra, altrimenti l’intreccio risulta stonato. Va detto che Leopardi è il maggiore poeta lirico italiano dai tempi del Petrarca, questo vuol dire che, Foscolo a parte, D’Annunzio, Ungaretti, Campana, Quasimodo, Saba,  Zanzotto, Luzi, Pasolini, restano al di sotto il livello raggiunto dalla Ginestra. Ma dopo Leopardi viene Montale.

“La vera poesia è simile a certi quadri di cui si ignora il proprietario e che solo qualche iniziato conosce. Comunque la poesia non vive solo nei libri o nelle antologie scolastiche. Il  poeta ignora e spesso ignorerà sempre il suo vero destinatario”. Eugenio Montale 1896-1981

In questa Ginestra fotografica il destinatario, come per il mio Poema visivo del XXI secolo, è il pubblico del Mondo. Lo stesso per La Figlia del Vesuvio che termina citando in video la Ginestra recitata dal giovane attore che interpreta Leopardi che scrisse il Canto nel 1836, un anno prima della sua morte.

Mancavano le immagini a questo testamento poetico, il pubblico del Mondo mi dirà se sono riuscito in questa impresa.

6. Sono stato critico sulla mostra di cadaveri pompeiani all'anfiteatro, ma oggi queste immagini mi permettono di raccontare un concetto leopardiano nella Ginestra, già espresso nello Zibaldone, quando Leopardi scrive :"...E lo stesso conoscere l'irreparabile vanità e falsità di ogni bello e di ogni grande é una certa bellezza e grandezza che riempie l'anima, quando questa conoscenza si trova nelle opere di genio....". Stefano Armellin, Pompei 8 gennaio 2016

7. La Ginestra é il cantore é Leopardi, testamento perfetto lirica universale. Ginestra, Vesuvio, Pompei. Dove il sé sono tutti i popoli, il Vesuvio tutti i vulcani, Pompei tutte le città. La forza della natura domina e stravolge e con questa forza Leopardi si confronta. Severino lo scrive così : " Lo stare davanti al vulcano, non vedendo altro che la potenza devastante del vulcano, questo stare davanti al vulcano é lo stare del fiore-cantore: allora é profumo, é consolazione.

Nella Ginestra, il monte sterminatore ha ai suoi piedi le città distrutte : Pompei é chiamata "scheletro", viene alla luce lo scheletro di Pompei.
Quindi la situazione del fiore del deserto non é semplicemente quella dell'attualità in cui l'uomo si trova di fronte alla minaccia radicale del nulla, ma guarda al futuro, perché tutte le città, le grandi epoche, giacciono distrutte ai piedi del vulcano". Infine "...il rifugio della poesia si ricollega al senso originario della festa : la pazzia".
Perciò chi vede di più la condizione dell'esistenza umana é chi sta ai margini, sono coloro considerati pazzi dai "savi". Stefano Armellin, Pompei 8 gennaio 2016

8. E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce. Giovanni, III, 19. 

La Ginestra inizia con questa citazione dal Vangelo di Giovanni, il Vangelo  più spirituale e il maggiore dei quattro Vangeli, l'ultimo ad essere stato scritto in ordine di tempo. 
Giovanni per alcuni studiosi é l'autore della rivelazione-apocalisse, e Apostolo di Gesù per eccellenza. 
Leopardi, scegliendo un passo di Giovanni invita il lettore allo studio degli scritti dell'opera giovannea, ci sono anche le lettere, per entrare nel mistero profondo del senso della vita di Gesù.
Perciò tutta La Ginestra é incorniciata dal Vangelo di Giovanni, complessità chiama complessità. Leopardi, allora, per questa straordinaria meditazione poetica sulla condizione umana di ieri di oggi e di domani, si affida a San Giovanni.

9. Più entro nell'Anima della Ginestra maggiore diventa la consapevolezza di un rapporto esclusivo fra me e Leopardi. Siamo ora una cordata poetica diretta verso il cratere del Vesuvio, cratere che stiamo raggiungendo salendo dall'interno verso l'esterno.

Ho come l'impressione che tutto l'universo e l'umanità intera sia in attesa di questo nostro annuncio che per sua natura non può essere né inferiore né diverso nei contenuti dal Giudizio divino imminente che giungerà per tutti i popoli che sono vivi e per tutti i popoli che sono morti.
La storia della salvezza sta raggiungendo il suo traguardo.
Stefano Armellin, Pompei, sabato 23 gennaio 2016


10. Emanuele Severino pensa Leopardi : 





                                                                                     

11. La Figlia del Vesuvio clicca qui  termina annunciando La Ginestra che termina annunciando il Vesuvio clicca qui  



Pompei, Mercoledì 3 febbraio 2016 
Documenti : 

Al Sovrintendente degli Scavi di Pompei Prof. Massimo Osanna
Al Direttore Generale del Grande Progetto Pompei Generale Giovanni Nistri – Generale Luigi Curatoli
Oggetto : Nuova comunicazione degli Scavi di Pompei

Con la presente rendo noto che ho terminato on line su https://armellin.blogspot.com  un lavoro creativo innovativo anche per gli Scavi di Pompei, si tratta infatti dell’interpretazione fotografica de La Ginestra di Giacomo Leopardi, scritta un anno prima della morte, 1837, a Villa delle Ginestre. Il testo oltre ad essere un capolavoro assoluto è assai attuale.

Le immagini che ho selezionato tutte dallo scrivente realizzate, rendono giustizia ai lavori in corso del Grande Progetto Pompei, e presentano al tempo stesso una nuova immagine sia degli Scavi sia dell’Arte contemporanea italiana.

Questo risultato unico nel suo genere, merita a mio avviso d’essere segnalato al Ministro Dario Franceschini in modo che si possa trovare l’intesa per presentare al pubblico nei migliori dei modi questo prodotto artistico. L’ideale sarebbe attivare una collaborazione con Rai Educational.

Inoltre, suggerisco di pensare ad un laboratorio permanente negli Scavi, per gli studenti del Liceo Artistico Pascal di Pompei, come modello pedagogico internazionale per tutelare il bene degli Scavi con una specifica didattica. Un modello pedagogico che può fare scuola nel mondo ed essere esteso ad altri istituti insieme ad uno studio ragionato per l’occupazione a tempo indeterminato dei neo-archeologi.

Certo di un Vostro riscontro
Pace e Gioia
Prof. Stefano Armellin
Presidente della Fondazione The Opera

Ringrazio il Generale Giovanni Nistri per la cortese risposta che ho ricevuto. SA 08/02/2016

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LA FUGA IMPOSSIBILE ?

Nota sulla sicurezza della zona : da nove anni (il 23/07/2016) sono residente a Pompei, tutta la zona vesuviana é a rischio eruzione, il margine di sicurezza é determinato dalla capacità della popolazione di muoversi in una zona sicura.

Ora, le vie di fuga sono tanto più percorribili tanto meno  ci sono residenti in zona. 

Perciò il parametro di riferimento per tutti i sindaci é quello anagrafico, più i residenti aumentano e più diminuisce la sicurezza ; più i residenti calano e maggiore diventa la sicurezza della zona a rischio eruzione. 

Oggi la criticità é data dalla mancanza di una comunicazione adeguata e costante, manca una didattica della fuga. Ho proposto al Comune di Scafati il Vesuvio Art Festival proprio con l'obiettivo di comunicare meglio alla popolazione il rischio Vesuvio.

Certamente la fuga perfetta da una zona pericolosa é sempre il trasloco. Stefano Armellin

Non siamo rimasti al Futurismo
GINESTRA POMPEI VESUVIO
DI STEFANO ARMELLIN
CON GIACOMO LEOPARDI
MUSEO D'IMPRESA POMPEI
DAL 7 AL 15 GIUGNO 2024
Su Facebook il trailer della mostra nelle pagine:
Stefano Armellin
Stefano Armellin per Pompei Cultura
Pompeii in The World of Stefano Armellin
Stefano Armellin The Opera
INVITO

VESUVIO Da 80 anni è in stato di quiescenza a causa della totale ostruzione del camino vulcanico. (?)
Tempo fa lessi di un esperimento fatto con un potente sistema informatico da un gruppo di vulcanologi, per tentare di calcolare una possibile data di risveglio.
Furono inserite tutte le eruzioni conosciute nell' algoritmo, fino al XVIII secolo.
Il programma calcoló poi con estrema precisione tutte le eruzioni successive, non prevedendo solamente quella del 1929 e sbagliando di 2 anni quella del 1906.
La cosa curiosa è che calcoló il lungo sonno del vulcano dal 1944 e predisse la successiva eruzione esattamente 80 anni dopo: 2024. (Cit. da Quora)